Doppio “no” del governo irlandese, per bocca del suo Tànaiste (vicepremier) e ministro degli Esteri Simon Coveney, alle ipotesi avanzate nelle ultime ore a Londra e da parte del governo polacco per cercare di uscire dall’impasse sulla Brexit. Coveney ha respinto sia l’idea di un accordo bilaterale Dublino-Londra per rendere superfluo il “Backstop” (il dispositivo di sicurezza previsto dall’Accordo di ritiro del Regno Unito dall’Ue che impedirebbe il ripristino di una “frontiera dura” fra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord), che la proposta lanciata dal ministro degli Esteri polacco, Jacek Czaputowicz, di limitare a soli cinque anni la durata dello stesso “backstop”.
Uno fra i nodi irrisolti della Brexit è rappresentato dai confini irlandesi, i 499 chilometri che dividono lo spicchio settentrionale dell’Isola fra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord. L’argomento è tra le controversie che hanno affossato l’accordo siglato da Theresa May con i partner europei, stroncato dalla Camera dei comuni con uno scarto di oltre 200 voti. Fronde interne ai Tory (il partito conservatore) e al Democratic Unionist Party (il partito di destra nordirlandese che fa da stampella al governo May) non hanno mai digerito la soluzione concordata dalla premier con i leader Ue: il cosiddetto backstop, un accordo per garantire che non vengano eretto un confine fisico fra Irlanda e Irlanda del Nord.
Dopo la Brexit, il confine irlandese si trasformerebbe nell’unica frontiera di terra fra la Gran Bretagna (che include l’Irlanda del Nord) e l’Unione europea (che include l’Irlanda, entrata nell’allora Comunità Europea). Oggi il confine tra i due è invisibile, aperto alla circolazione reciproca di merci e cittadini. Il problema di come valorizzarlo non è mai emerso finché la Gran Bretagna è rimasta all’interno della Ue insieme all’Irlanda. Diventa cruciale ora, visto che Irlanda e Irlanda del Nord si troverebbe improvvisamente soggette a regole doganali diverse: la prima nel mercato unico europeo, la seconda nello spazio autonomo che si vorrebbe ritagliare Londra.
L’idea di un accordo bilaterale, a cui secondo indiscrezioni del Sunday Times starebbe pensando la premier britannica Theresa May, era circolata ieri, senza mai essere con fermata dal governo di Londra. Coveney aveva dato una riposta immediata su Twitter: “Noi restiamo uniti e focalizzati sulla protezione dell’Irlanda”, e “questo include la continuazione del nostro sostegno all’Accordo di ritiro che è stato concluso con il Regno Unito, che comprende il Backstop così come è stato negoziato”, aveva scritto il Tànaiste. Oggi si è espresso su questo anche il capo negoziatore dell’Ue per la Brexit, Michel Barnier, che rispondendo alla televisione irlandese dopo aver incontrato proprio Coveney, ha ricordato che i Ventisette hanno negoziato “come un’unica squadra” con il Regno Unito. E quando gli hanno chiesto se possa esserci una speranza per un accordo bilaterale, ha ripetuto: “Noi siamo una sola squadra”.
Quanto alla scadenza di cinque anni per il Backstop ipotizzata del collega polacco, Coveney ne ha parlato a margine del Consiglio Affari esteri oggi a Bruxelles. “Capisco che un ministro degli Esteri polacco possa essere preoccupato, e che cerchi di trovare soluzioni per evitare una Brexit senza accordo, perché ci sono molti polacchi che vivono in Irlanda e nel Regno Unito; ma a nome dell’Ue – ha sottolineato il vicepremier irlandese – parlano Michel Barnier, Jean-Claude Juncker e Donald Tusk, i presidenti della Commissione e del Consiglio europeo. E questa è la posizione irlandese”. Coveney ha ricordato che Czaputowicz “aveva menzionato quella proposta quando è venuto a Dublino in dicembre, arrivando da Londra. E io ho chiarito che mettere un limite temporale al Backstop, che è un meccanismo di assicurazione, vuol dire che non c’è alcun Backstop. Quindi, – ha concluso – non penso che rifletta il pensiero dell’Ue riguardo all’accordo di ritiro”.