Il rifiuto dei repubblicani di sostituire McGuinness di fatto azzoppa il governo nordirlandese, che dopo gli accordi del Venerdì Santo del 1998 prevede un esecutivo di condivisione fra cattolici e protestanti; se il ricorso alle urne dovesse come probabile confermare lo stallo (Sinn Fein e Dup rimangono i chiari favoriti da parte repubblicana e unionista, rispettivamente) in mancanza di un accordo di governo entro le tre settimane successive potrebbe essere indetto un nuovo voto. Un’ulteriore opzione potrebbe essere un ritorno del governo diretto di Londra, come già accaduto in passato (l’ultima volta nel 2007). Nel referendum sulla Brexit il 56% dei nordirlandesi ha votato per la permanenza nell’Unione Euroepa, e il Dup è stato l’unico dei principali partiti a sostenere l’uscita dall’Ue. Proprio per garantire che all’Irlanda del Nord venga data voce in capitolo nel corso dei negoziati – che dovrebbero iniziare a marzo – il premier britannico Theresa May ha chiesto ai due principali partiti a trovare un accordo che salvi l’esecutivo ed eviti il ricorso alle urne.