Entro un mese, probabilmente prima di ottobre, potrebbe iniziare l’offensiva per la riconquista di Mosul, l’ultima roccaforte irachena dello Stato Islamico (Isis) autoproclamatosi nel giugno 2014. Ad anticiparlo al Wall Street Journal è stato ieri il generale americano Stephen Townsend. Per quanto riguarda la liberazione di Raqqa, la capitale di fatto del Califfato in Siria, sembra invece in stand-by. La causa? Le tensioni tra la Turchia e i curdi siriani appoggiati dagli Usa e che si prevede partecipino all’assalto. Che l’assalto finale su Mosul sia vicino lo indicano molti altri segnali come l’invio, annunciato ieri da Parigi, della portaerei francese Charles de Gaulle che “salperà entro la fine di settembre per il Mediterraneo orientale per partecipare alla campagna per la liberazione della città di Mosul”. Quali sia la reale forza degli uomini del Califfo nero non è dato sapere con certezza, ma è certo ormai che l’Isis ha perso il controllo di gran parte delle città conquistate all’apice della sua ascesa nel 2015 sia in Iraq che in Siria ma anche in Libia. Secondo un calcolo elaborato da Askanews, dal gennaio 2015 fino all’agosto 2016 sono 14 le città perse dai terroristi IN Iraq, Siria e Libia. Ed ecco, mese per mese, la lunga serie di sconfitte subite dai jihadisti:
MINBEJ E JARABLUS IN SIRIA E QAYYARAH IN IRAQ Il mese appena passato ha visto tre pesanti perdite del Califfato in Siria. La prima con la sconfitta subita a Manbej, strategica città che si trova su uno snodo stradale che rappresenta l’ultima via di rifornimento di armi e uomini dell’Isis dalla Turchia. La città è stata riconquistata dalle forze curde dopo due mesi di violenti combattimenti. A Manbij va aggiunta la città di Jarablus sul confine turco dal quale i jihadisti si sono ritirati grazie all’operazione “Scudo dell’Eufrate” lanciata dall’esercito di Ankara a sostegno dei ribelli dell’opposizione. Il 25 agosto 2016 le forze irachene hanno cacciato l’Isis da Qayyarah (Nord), una posizione chiave in vista della battaglia di Mosul, ultimo grande bastione dell’Isis in Iraq.
LUGLIO-AGOSTO 2016: SIRTE IN LIBIA A luglio le forze che fanno capo al governo d’Accordo nazionale libico entrano a Sirte, roccaforte degli uomini di Abu Bakr al Baghdadi nel Nord del Paese. L’11 agosto scorso cade il quartier generale dei terroristi in città. Tutt’oggi proseguono i combattimenti per “bonificare” alcuni sacche che non superano 3 chilometri quadrati.
GIUGNO 2016: FALLUJAH IN IRAQ Assediata da quattro lati dalle forze irachene, la città di Fallujah, cade a giugno con un ritiro disordinato dain jihadisti verso Mosul. La perdità di Fallujah, città simbolo della jihad sunnita, rappresenta un duro colpo all’organizzazione. Fallujah, oltre il suo valore simbolico, era la capitale industriale dell’Isis che gestiva in città ben 15 impianti industriali per la fabbricazione di razzi, ordigni ed autobombe.
MAGGIO 2016: TARBIL, UNICO VALICO IRAQ-GIORDANIA A maggio, le truppe di Baghdad riescono nell’impresa di espugnare Akashat, strategico incrocio autostradale a ovest della provincia irachena di al Anbar: un punto che permette all’esercito iracheno a riprendere il controllo del valico di Tarbil, l’unico sulla frontiera tra Iraq e Giordania.
APRILE 2016: HIT IN IRAQ E AL QARIETAIN IN SIRIA Nell’aprile del 2016, i tagliagola dell’Isis perdono altre due località importanti: la prima è Hit, città a irachena a nord di Ramadi, capoluogo del governatorato sunnita di al Anbar. Nello stesso mese, i jihadisti sono costretti di ritirarsi dalla città di al Qarietain nella provincia siriana di Homs sotto i colpi dell’artiglieria delle truppe del regime di Damasco.
MARZO 2016: RUTBA E KABISA IN IRAQ E PALMIRA IN SIRIA Il mese di marzo è proficuo sia per le truppe di Assad che per l’esercito di Baghdad. In questo mese infatti, l’Isis perde Rutba, strategica città che si trova nel deserto di al Anbar ad appena 50 chilometri dai confini iracheni con Siria, Giordania e Arabia saudita. Subito dopo è la volta del vicino distretto di Kabisa prese sotto il controllo delle forze irachene. Ma la perdità più significativa avviene in Siria con la liberazione da parte delle forze di Assad sostenuta dal cielo dagli aerei dell’alleato russo dell’archeologica città di Palmira. La presa di questa città antica e la succesiva distruzione dei suoi tesori che si trova ad est di damasco nel maggio 2015 aveva suscitato grande sdegno dell’opinione pubblica mondiale.
FEBBRAIO 2016: RAMADI IN IRAQ Molto pesante anche la perdita di Ramadi, capoluogo della provincia sunnita irachena al Anbar che apre la strada alle forze di Baghdad per le succesiva vittorie in questa zona dove i jihadisti godevano del sostegno della popolazione locale. Ramadi era stata espugnata dall’isis nel maggio 2015.
NOVEMBRE 2015: SINJAR IN IRAQ Il 13 novembre, la strategica città di Sinjar, nel nord dell’Iraq, è stata strappata al controllo degli jihadisti dello Stato islamico dai combattenti curdi sostenuti dagli attacchi della coalizione guidata dagli Stati Uniti. L’importanza di questa città consiste nel fatto che si trova sulla strada statale 47, principale via di collegamento tra Raqqa e Mosul, le due principale roccaforti del Califfato. Una vittoria che, di fatto, ha aperto la strada verso Mosul distante appena una settantina di chilometri.
GIUGNO 2015: TELL ABIETH IN SIRIA Anche la perdità di Tell Abieth ha rappresentato un grave perdità per le scorribande dei jihadisti. La città infatti si trova sul confine siriano con la Turchia ed allora era la principale via d’accesso dei jihadisti in Turchia. Tell Abieth viene presa dalle forze curde.
GENNAIO 2015: KOBANE IN SIRIA Kobane rappresenta l’inizio della fine dell’Isis. Il 2 luglio del 2014, lo Stato Islamico ha tentato di assumerne il controllo e, dopo un secondo tentativo nel settembre 2014, la città è stata soprannominata la “Stalingrado del Vicino Oriente”, per sottolineare la strenua resistenza da parte dei militanti curdi delle Unita per la Difesa del Popolo, (YPG). Kobane, ai primi di ottobre del 2014 era stretta d’assedio dalle forze dell’Isis che si muovevano da sud e da ovest finché, penetrate nei sobborghi della città, sono state costrette a combattere casa per casa dai resistenti curdi, giungendo il 12 ottobre a conquistare l’80% circa dell’intera area urbana prima di essere costrette a un parziale arretramento a causa dell’efficace contrattacco dei curdi di ambo i sessi che giorno e notte difendevano la città. Il 26 gennaio 2015, dopo oltre quattro mesi di combattimenti e circa 2.000 morti, le forze curde si riprendono la loro città, grazie anche al fatto che circa il 60% dei raid aerei della coalizione internazionale a guida Usa sono stati concentrati proprio sull’area in questione.