Al via la battaglia di Mosul contro il Califfato, i piani e i timori di Baghdad
ISIS L’offensiva per riprendere l’ultima roccaforte irachena dello Stato islamico è iniziata. Già si parla di liberazione 9 villaggi e di fuga jihadisti video
L’offensiva per riprendere Mosul, ultima grande roccaforte irachena dello Stato islamico è iniziata. Lo ha annunciato in un discorso alla tv il premier iracheno Haider al-Abadi. Le prime notizie che arrivano dal Paese arabo parlano di “avanzata” soprattutto delle forze curde che “alle prime ore di oggi sono riuscite a liberare nove villaggi” a est del capoluogo della provincia di Ninive espugnato dagli uomini del Califfato nell’estate del 2014, come ha riferito la tv di stato irachena. La stessa emittente riferisce di “fuga” dei jihadisti, ma il generale Stephen Townsend, comandante della coalizione a guida Usa che sostiene Baghdad nell’offensiva avverte: per vincere ci vorranno settimane, se non di più. Di “preoccupazione” per la sorte dei civili arrivano dall’Onu: “Sono estremamente preoccupato per la sicurezza di circa 1,5 milioni di persone che vivono a Mosul – ha detto O’Brien – le famiglie sono a grave rischio di finire nel fuoco incrociato o di essere prese di mira da cecchini”, come ha detto il vicesegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, Stephen O’Brien. Ma ecco quali sono i piani, ma anche i timori, dell’esercito iracheno per l’imminente operazione militare secondo una fonte diplomatica irachena interpellata da askanews: alle operazioni iniziate nelle prime ore di ieri con raid di aerei della coalizione internazionale a guida Usa contro obbiettivi selezionati, “partecipano a terra forze speciali britanniche e statunitensi che sono munite di maschere anti-gas”, riferisce la fonte che parla anche di “aiuti in caso di necessità” alle forze irachene da parte del contingente italiano di stanza a difesa della diga di Mosul.
ATTACCO PARTE DA NORD E DA SUD “L’attacco dell’esercito partirà da due direttrici principali: da Nord e da Sud, mentre la parte a Est della città sarà presidiato dai peshmerga, (forze regionali curde) che non entreranno a Mosul, ma si fermeranno lungo la riva orientale del fiume Tigri”, ha riferito la fonte secondo la quale ad entrare in città “saranno solo i soldati dell’esercito ed eventualmente saranno seguiti da milizie sunnite locali” composte anche da abitanti di Mosul.
SUL TERRENO “FORZE SPECIALI BRITANNICHE” Secondo la fonte diplomatica all’offensiva prenderanno parte “forze speciali britanniche che sono già presenti sul terreno”.
Mentre per quanto riguarda il contingente italiano di stanza in Kurdistan, principalmente per proteggere la diga di Mosul, “in caso di necessità interverrà per aiutare l’esercito iracheno” nei pressi della grande struttura” che dista appena una trentina di chilometri dal capoluogo. La fonte ha svelato inoltre che “le forze speciali britanniche sono dotate di maschere anti-gas nel timore di attacchi chimici” da parte degli uomini del califfato ritenuti “altamente probabili”.
MOSUL COME KUWAIT CITY CIRCONDATA DA TUNNEL Intorno all’intero perimetro della grande città di Mosul, i jihadisti “hanno scavato un fossato largo 2 metri e profondo 2, che sarà riempito con carburante da accendere per oscurare la visuale agli aerei, esattamente come fece l’esercito di Saddam Hussein a Kuwait City” durante l’attacco Usa nel 1990 per la liberazione del piccolo emirato del Golfo invaso dal defunto dittatore iracheno.
TIMORI PER INCEDI POZZI E DEPOSITI DI ZOLFO “La principale preoccupazione dell’esercito iracheno è l’ormai accertata decisione degli uomini del Califfato di difendere la città ad ogni costo, compreso quello del ricorso dei jihadisti ad armi chimiche e di incendiare pozzi petroliferi e i grandi depositi di zolfo che si trovano nella zona di Sharqat, a Sud della città”. Bruciato in grandi quantità nell’atmosfera, il biossido di zolfo reagisce con l’ossigeno e il vapore acqueo nell’aria per formare acido solforico. Questo, ricadendo a terra dà luogo alle famose piogge acide che acidificano i terreni e le risorse idriche, causando gravi danni all’ambiente naturale.
MINATI TUTTI I 6 PONTI SUL TIGRI “Tutti i sei ponti di Mosul sul fiume Tigri sono stati minati dai jihadisti”, ha detto la fonte, spiegando che “gli uomini del califfato vogliono concentrare la loro difesa sul versante occidentale del fiume”; versante sul quale tra l’altro si trova gran parte della città.
PROBLEMA DEI RIFUGIATI Un’altra forte preoccupazione degli iracheni è quella di dover fare fronte ad un esodo di massa degli abitanti. Il problema è che non si ha idea precisa sul numero dei civili rimasti a Mosul. I dati dell’Onu “oscillano tra 300mila 1,5 milioni di abitanti”, come afferma la fonte, che aggiunge: nei dintorni di Mosul “sono stati già installati 5 campi di accoglienza per una capienza massima di 300-350mila persone”.