Centinaia di profughi iracheni stanno pian piano cercando di tornare nelle proprie abitazioni nel distretto di Sherwin, 65 Km a nord-est di Baqouba, la Capitale della provincia di Dyala, liberata dall’assedio dei miliziani dell’Isis. Ad attenderle però ci sono soprattutto rovine e miseria; un’intera vita da ricostruire, ripartendo da zero o poco più. “La mia famiglia è composta da 21 pesone – dice questa donna – non resta più nulla della nostra casa , tutto è ridotto in macerie. Ciò che c’era di buono se lo sono portato via, il resto lo hanno bruciato”. “Teniamo ancora le armi sotto i nostri cuscini perché non ci sentiamo al sicuro e tutto può ancora succedere – aggiunge questo contadino – A Dio piacendo dobbiamo lavorare insieme per ripristinare la sicurezza e fare in modo che tutto torni come prima”. Tra le i pericoli che questa gente è costretta ad affrontare ci sono anche i numerosi ordigni inesplosi che si trovano ancora sepolti sotto la polvere e che potrebbero causare ancora morti e distruzione. “Ci sono esplosivi disseminati un po’ dappertutto – dice con preoccupazione Karim al-Malih, capo della tribù Gobori – abbiamo avvertito le famiglie ma muoversi resta un problema anche senza allontarsi dalle case perché gli ordigni inesplosi sono tantissimi”. Sono migliaia, finora, i raid aerei effettuati dalle forze della Coalizione internazionale contro obiettivi dell’Isis in Iraq. Nelle ultime ore la Giordania ha fatto sapere che continuerà i bombardamenti fino a quando l’Isis non sarà annientato e non avranno ucciso il califfo al-Baghdadi. (Immagini Afp)