Politica

Israele attacca l’Iran, appello del G7: “Serve un passo indietro”

E’ mattina presto, in Italia, quando la notizia dell’attacco israeliano all’Iran irrompe al G7 dei ministri degli Esteri a Capri. Antonio Tajani sente le ambasciate a Teheran e Tel Aviv, è rassicurato sugli italiani nei due Paesi. Nessuno è rimasto coinvolto. L’offensiva dello Stato ebraico è stata circoscritta all’area di Isfahan. Non ha fatto troppi danni, ma tanto è bastato per sconvolgere l’agenda dell’ultimo giorno dei lavori sull’isola nel Golfo di Napoli. E mentre gli sherpa cercavano di limare il comunicato finale dedicato al Medio Oriente, i ministri discutevano dei rischi di una nuova escalation. Tutti, tranne il francese Stephane Sejourne, ripartito per impegni pregressi già di prima mattina. Poi sono arrivate le rassicurazioni degli Usa.

“Non siamo coinvolti in alcuna operazione offensiva”, ha detto il segretario di Stato Antony Blinken. Ma Washington sapeva. L’amministrazione di Joe Biden è stata “informata” da Israele all’ultimo minuto e “non ha condiviso le informazioni. E’ stata una mera comunicazione”, ha precisato Tajani. Il vertice, che ha fatto registrare “unità di intenti” e “convergenza” sui grandi dossier internazionali, si è chiuso con un “messaggio politico molto chiaro”: i Sette Grandi lavorano per “una de-escalation” in Medio Oriente e non intendono arretrare dal convinto sostegno alla sovranità, indipendenza e ricostruzione dell’Ucraina. Sul tavolo ci sono anche le sanzioni. Proprio ieri, gli Stati Uniti hanno deciso misure sanzionatorie nei confronti di Teheran: “i Paesi membri del G7 ne potranno adottare altre nei prossimi giorni”, ha confermato Blinken.

Segnali, quelli lanciati da Capri, che si accompagnano a decisi appelli alla “moderazione” e “alla prudenza”. L’attacco israeliano di questa notte contro l’Iran è stato perlopiù dimostrativo e sembra essersi risolto senza troppe conseguenze. “Mi pare che il clima oggi sia migliore di questa notte”, ha commentato Tajani. Le azioni di Teheran dello scorso fine settimana restano comunque “un passo inaccettabile verso la destabilizzazione della regione” e il G7 ha così invitato “tutte le parti, sia nella regione che oltre”, a “offrire il proprio contributo positivo” allo sforzo collettivo per una de-escalation. Non è escluso, ovviamente, Israele, che ha il diritto a difendersi, ma deve “rispettare pienamente il diritto internazionale, compreso il diritto umanitario internazionale”.

Il cessate il fuoco a Gaza, d’altra parte, resta l’obiettivo di tutti. E con esso, il rilascio degli ostaggi e un maggiore e più rapido accesso degli aiuti umanitari.
La guerra con Hamas, accusato da Washington di essere “l’unico responsabile” del mancato accordo di tregua con Israele, ha già provocato un numero inaccettabile di civili, hanno concordato i capi della diplomazia. Tra le vittime figurano migliaia di donne, bambini e persone in situazioni vulnerabili. Un bilancio che la più volte annunciata offensiva israeliana a Rafah potrebbe solo aggravare terribilmente. Sarebbe inaccettabile, perché avrebbe “conseguenze catastrofiche sulla popolazione palestinese. “Gli Stati Uniti non possono sostenerla”, ha chiarito Blinken.

Quanto all’Ucraina, per raggiungere gli obiettivi prefissati, centrale sarà, nei prossimi giorni, la capacità di Ue, Usa, G7 e Nato di soddisfare le richieste di Kiev sul rafforzamento della propria difesa aerea. I capi della diplomazia hanno confermato la loro determinazione a sostenere il diritto all’autodifesa delle forze ucraine, anche “a lungo termine”. L’approvazione del pacchetto di aiuti Usa da 61 miliardi di dollari, che dovrebbe arrivare nel fine settimana, è stata definita da Blinken come un passo capace di fare “una differenza profonda” sul terreno. “Non è troppo tardi”, ha detto. E pure l’Italia farà la sua parte. Il nostro Paese farà “tutto il possibile per aiutare l’Ucraina anche dal punto di vista della protezione area”, ha confermato alla fine dei lavori Tajani, senza sbilanciarsi sulla possibilità di fornire a Kiev il sistema antimissile Samp/T, considerato vitale da Volodymyr Zelensky e Dmytro Kuleba, arrivato su invito della presidenza italiana.

Di certo, i ministri hanno concordato sull’esigenza di “attuare e far rispettare pienamente” le sanzioni già imposte nei confronti di Mosca, confermando anche la disponibilità “ad adottarne di nuove, se necessario”. Mentre un appello è stato rivolto alla Cina, affinché eserciti la sua influenza su Vladimir Putin e ponga fine al tentativo di “alimentare” la sua macchina da guerra. “Anche questo lo abbiamo fatto capire chiaramente a Pechino, qui, insieme”, ha precisato la ministra tedesca Annalena Baerbock. Infine, i capi della diplomazia hanno convenuto sulla necessità di registrare progressi sull’eventuale utilizzo degli asset sovrani della Russia per la ricostruzione dell’Ucraina. I Sette Grandi stanno già lavorando per trovare un accordo che sia coerente con le leggi dei diversi Paesi e con il diritto internazionale. Tutte le possibilità esplorate saranno messe a disposizione dei leader dei Paesi membri del Gruppo, che ne discuteranno al vertice dei capi di Stato e di Governo a giugno.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it
Condividi
Pubblicato da