Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha avvertito che la “prossima fase” del conflitto con Hamas “sta arrivando” e ieri sera l`esercito israeliano ha confermato che prevede di attaccare la Striscia di Gaza via terra, aria e mare, senza però fornire tempistiche o dettagli. Un’escalation che preoccupa la comunità internazionale, che lavora a una riduzione del conflitto e alla protezione della popolazione civile e dei cittadini stranieri nell’area. La “priorità” del governo italiano è “far uscire il maggiore numero di connazionali dalle zone a rischio”, ha confermato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Intanto, “centinaia di migliaia” di abitanti di Gaza stanno fuggendo dal nord verso il sud del territorio dopo che Israele ha avvertito 1,1 milioni di persone sull’opportunità di andarsene prima della prevista invasione di terra.
Ma secondo il portavoce militare israeliano Daniel Hagari, che stamane ha lanciato un nuovo appello alla popolazione a dirigersi oltre il fiume Wadi Gaza, Hamas starebbe cercando di ostacolarne il transito, facendo ricorso a “sistemi energici per impedire in modo attivo questi spostamenti”. L’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite ha definito questo movimento di massa un “esodo”, esprimendo preoccupazione soprattutto per i malati e i feriti costretti all’evacuazione. Per loro, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, la fuga potrebbe equivalere a una “condanna a morte”. Mentre il Programma alimentare mondiale ha lanciato un allarme per le scorte di cibo in esaurimento nella Striscia: sono sufficienti ancora “per due settimane”, ma il personale del Pam “non ha ancora ricevuto l’ok” a raggiungere la popolazione più bisognosa in questo territorio, che rischia di “morire di fame”, ha reso noto l’organizzazione Onu.
Ottavo giorno di conflitto
Il conflitto, intanto, è entrato nel suo ottavo giorno. Più di 3.600 persone sono state uccise da entrambe le parti, dal giorno di inizio dell’escalation, sabato 7 ottobre. Più di 1.300 persone sono morte in Israele, mentre oltre 2.300 hanno perso la vita nella campagna di bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza lanciata a seguito dell’attacco degli estremisti di Hamas. Questa mattina si sono attivate più volte le sirene di allarme nelle località del Sud di Israele e a Tel Aviv, mentre le Forze armate israeliane e lo Shin Bet hanno annunciato di avere assassinato Bilal al-Kadra, il comandante delle forze Nohba, unità di forze speciali di Hamas del battaglione South Khan Yunis, responsabile del raid contro i kibbutz Nirim e Nir Oz di sabato. Secondo l’annuncio, altri agenti di Hamas e della Jihad islamica sono stati uccisi in attacchi notturni a Zeitun, Khan Yunis e Jabaliya. I vertici militari di Israele hanno anche riferito che l’esercito ha attaccato quartier generali e basi militari, dozzine di lanciatori, postazioni anticarro e posti di osservazione appartenenti ad Hamas, per un totale di oltre 100 obiettivi colpiti.
Sempre caldo, resta inoltre il fronte occidentale, dove le tensioni di Israele con il movimento sciita libanese Hezbollah appaiono in crescita. Il lancio di missili anticarro dal Libano contro lo Stato ebraico ha ucciso un civile e ferito altre quattro persone; l’esercito ha risposto al fuoco. Le nuove tensioni hanno portato le autorità militari israeliane ad annunciare la chiusura dell’accesso ai civili a un’area di confine di quattro chilometri. La massima priorità di Israele, ha precisato alla Cnn un portavoce delle Forze armate, è salvare gli ostaggi da Gaza, nonostante le difficoltà legate ai combattimenti in un’area urbana densamente popolata. Facendo riferimento alla “elaborata rete di tunnel di Hamas”, il tenente colonnello Jonathan Conricus ha affermato che gli ostaggi sono “molto probabilmente tenuti sottoterra in varie località”. “È estremamente difficile per qualsiasi esercito moderno combattere in un’area urbana così densa”, ha detto. “Sappiamo che Hamas ha un’elaborata rete di tunnel sia per scopi difensivi che offensivi, il che sicuramente aggraverà la complessità dei combattimenti e siamo preparati per questo”, ha insistito Conricus, precisando: “saremo cauti”.
Seconda portaerei Usa
Gli Stati Uniti da parte loro hanno reso noto che stanno inviando una seconda portaerei nella regione “per scoraggiare azioni ostili contro Israele”, suo alleato di lunga data. A Tel Aviv è arrivata una delegazione bipartisan statunitense guidata dal leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer, ricevuta dal presidente Isaac Herzog. E domani, lunedì 16 ottobre, gli Stati Uniti inizieranno a evacuare i cittadini americani e i loro parenti stretti da Hebron, in Israele, via mare verso Cipro. Una decisione che giunge parallela allo sforzo diplomatico del segretario di Stato Antony Blinken. Il capo della diplomazia di Washington ha incontrato questa mattina a Riad, in Arabia Saudita, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Il colloquio, durato poco meno di un’ora, è stato “molto produttivo”, ha detto Blinken rispondendo a una domanda della Reuters, mentre Salman ha chiesto di fermare gli attacchi ai civili palestinesi e di assicurare “i diritti legittimi” del popolo palestinese e “una pace giusta e sostenibile”.
Nel frattempo, la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna è arrivata in Israele ed ha fatto visita, assieme all’omologo Eli Cohen, all’ospedale di Ashkelon. E si sta muovendo anche la diplomazia cinese. L’inviato di Pechino Zhai Jun si recherà in Medio Oriente la prossima settimana per fare pressioni e cercare di ottenere un cessate il fuoco nel conflitto Israele-Hamas e promuovere colloqui di pace, secondo quanto confermato dall’emittente statale cinese CCTV, rilanciata dalle agenzie internazionali. “Le azioni di Israele sono andate oltre l’ambito dell’autodifesa”, ha avvertito il ministro degli Esteri cinese Wang Yi. “Dovrebbe dare ascolto agli appelli della comunità internazionale e del Segretario generale delle Nazioni Unite e fermare la punizione collettiva del popolo di Gaza”, ha spiegato. “Tutte le parti dovrebbero astenersi dall’intraprendere qualsiasi azione che possa aggravare la situazione e dovrebbero tornare al tavolo delle trattative il prima possibile”.
Priorità evacuare italiani
Anche l’Italia continua a lavorare per “fare uscire il maggior numero possibile di italiani dall’area a rischio”, una “priorità” del nostro governo, ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Stanotte sono rientrati i carabinieri che erano a Gerico. Stiamo cercando di far uscire attraverso il passo di Rafah un gruppo di italiani che erano a Gaza. In tutto dovrebbero essere una dozzina, alcuni sono italo-palestinesi. Stiamo lavorando per farli uscire appena ci sarà un accordo tra egiziani e palestinesi”, ha precisato Tajani, ricordando le pressioni diplomatiche esercitate su Paesi terzi che possono avere un ruolo per una de-escalation. “Per parlare con Hamas ci vuole un paese arabo che abbia contatti con questa organizzazione terroristica”, ha spiegato. “Certamente non siamo noi i più indicati. Sono loro, i paesi musulmani, che possono intervenire. Noi possiamo fare pressione su altri, non pressioni dirette su Hamas”, ha insistito, prima di sottolineare che “non ci sono rischi imminenti” di attentati terroristici in Italia. L’attenzione è alta, “non bisogna drammatizzare ma neppure sottovalutare il rischio, perché le cose possono cambiare”, ha concluso Tajani, ricordando che si stanno compiendo “controlli su chi arriva attraverso migrazione regolare e irregolare, per impedire che si infiltrino terroristi”. askanews