Israele si avvia alla quinta elezione legislativa in meno di quattro anni; la Knesset, il Parlamento dello Stato ebraico, ha votato per l’autoscioglimento con 92 voti su 120. Il voto è stato stabilito per il prossimo 1 novembre. Entra in scena come premier ad interim il centrista Yair Lapid, che in parlamento ha scambiato abbracci con il primo ministro uscente Naftali Bennett, esponente della destra radicale. Nel giugno dell’anno scorso, Bennett e Lapid avevano scritto una pagina di storia d’Israele riunendo al governo una coalizione di otto partiti di destra, di centro e di sinistra, inclusa per la prima volta una formazione di arabi israeliani; un governo che aveva messo fine a 12 anni di potere di Benjamin Netanyahu.
A un anno di distanza, la coalizione ha perso la maggioranza parlamentare. Il governo non è riuscito a rinnovare una legge che garantisce agli oltre 475mila coloni della Cisgiordania occupata gli stessi diritti degli altri israeliani. Naftali Bennett, lui stesso ardente difensore delle colonie, ha preferito rinunciare al governo, annunciando anche che non si ricandiderà.