Italia al Centro, Toti apre il suo cantiere. E’ già scontro

Italia al Centro, Toti apre il suo cantiere. E’ già scontro
Giovanni Toti e Clemente Mastella
10 luglio 2022

Più che un cantiere, un ring. Quello di Italia al Centro di Giovanni Toti, oggi alla prima convention nazionale a Roma. Folta la carrellata di ospiti. Carlo Calenda, Ettore Rosato, Maria Stella Gelmini, Clemente Mastella. E poi il sindaco di Genova, Marco Bucci, e il candidato sindaco (sconfitto) di Torino, Paolo Damilano che ha lasciato tempo fa il centrodestra per la sua ‘deriva populista’. “Abbiamo detto parecchio per un cantiere, ora tiriamo su le cazzuole e vediamo di ripulire il palco della calcina”. Il presidente della Liguria e fondatore di Italia al Centro Giovanni Toti chiude la prima convention nazionale del partito riprendendo la metafora usata dal coordinatore nazionale Gaetano Quagliariello, che in mattinata aveva aperto i lavori affermando che “oggi si apre un cantiere e quindi bisogna recintare uno spazio”. “La manodopera che manca in tante parti d’Italia in questo cantiere – assicura Quagliariello – c’è. Ci sono persone che pensano che c’è bisogno di una forza centrale moderata, perché questo spazio è stato grande quando è stata grande l’Italia, e lo è stato con tutte le leggi elettorali”. 

Il tema della legge elettorale, per una forza che sin nel nome si colloca “al centro”, è ineludibile sin dall’avvio dei lavori ma per Toti è solo una conseguenza del fatto che mentre “il mondo intorno a noi è cambiato”, “la politica italiana è rimasta indietro. Oggi le coalizioni, per come si sono evolute, non rappresentano più la sintesi e l’equilibrio” delle alleanze che si contendevano il potere nella Seconda Repubblica e dunque “i partiti hanno il dovere, a partire da noi e da questo cantiere, di dire che questo sistema politico è finito e che bisogna costruirne uno nuovo, basato su nuovi presupposti, su nuove forme di partito, nuovi equilibri, nuovi baricentri e forse anche una nuova elegge elettorale che interpreti tutto questo”. Altrimenti, è il rischio paventato da Toti, “dopo Draghi, avremo un Parlamento dove non si riuscirà a trovare una maggioranza e ricominceremo con il balletto delle maggioranze a geometria variabile”. “Allora – esorta – se vogliamo mettere l’Italia al centro cominciamo da qui, dal darle un sistema istituzionale che funzioni, un sistema che metta insieme un sistema elettorale, un sistema di alleanze e un sistema di forma di Stato e di Governo che consenta di guardare al futuro”.

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Una lettura della recente storia politica italiana affermata prima di lui dal leader di Azione Carlo Calenda, intervenuto alla convention: “Il bipolarismo è stato un totale e completo fallimento ed è diventato un bipopulismo”, aveva sottolineato invitando Italia al Centro a non imbarcare “politicanti che non portano un solo valore aggiunto” e ad aggregare solo “le persone che hanno la capacità pragmatica, amministrativa, di competenza e di serietà per riformare questo sistema politico”. Calenda, primo ospite ad intervenire, ha ribadito la volontà della corsa in ‘solitaria’ di Azione. “Noi andremo indipendenti alle prossime elezioni qualunque sia la legge elettorale”. E se Toti vorrà essere della partita, dice Calenda, non può aprire le porte del suo soggetto a chiunque. “Toti, ti voglio bene. Ma la prossima volta che ti sento dire che Di Maio è bravo mi arrabbio parecchio perché non se po’ sentì”. Ancora Calenda: “Siate netti. Se dite che questo cantiere è aperto a tutti finirete in un indefinito che non porterà un voto. Un fritto misto che non porta a nulla e che fa gioire gli avversari che possono dire che nel centro c’è di tutto da Calenda a Di Maio a Mastella. Il centro è il contrario di tutto questo, il centro liberale è il luogo delle scelte nette e delle persone perbene. Su questo possiamo essere insieme ma la scelta spetta a voi. Vi aspettiamo il 24 settembre a Milano alla costituente di un movimento che l’Italia aspetta da tanto anni”.

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Senza citare la convention calendiana di settembre a Milano, punzecchia dal palco il presidente di Italia Viva, Ettore Rosato: “Evitiamo di fare dieci convention sulla nascita del centro…. Cerchiamo di mettere insieme le energie che abbiamo”. Ma è con Mastella che il dibattito si accende. Il sindaco di Benevento, i cui rapporti con Calenda sono tesi da tempo, smonta il progetto politico del ‘pariolino’ come lo chiama durante tutto il suo intervento. “La strategia del ‘pariolino’ non mi convince perché non va da nessuna parte: Di Maio non va bene, Renzi non va bene, Mastella non ne parliamo… ma io mi tiro fuori perché non ho intenzione di candidarmi. E poi a Napoli l’altro giorno ha detto ‘mai con Toti’. Così non si va nessuna parte. Io non vorrei che finisse con un’alleanza tra il Pd e il ‘pariolino’, perchè arriva al 23-24 per cento e gli altri vincono. Vogliamo che vince il populismo? Il ‘pariolino’ mi pare la quinta colonna del populismo….”.

Toti più volte pone l’accento sulla “pragmaticità che viene premiata dagli elettori più della velleitarietà”, “una convinzione” venuta “governando la Regione Liguria e le tante città di quel territorio”, dice. A tale proposito Toti cita il sindaco di Genova Bucci che alla convention parla della “capacità di fare” che “deve essere al centro della nostra azione” e risponde infine direttamente a Calenda assicurandogli che “noi saremo nettissimi, essere moderati non vuol dire essere ondivaghi, abbiamo convinzioni solidissime che non ci impediscono però di dialogare con tante persone”. Sul ‘come’ portare avanti il progetto “io credo – propone Toti – che il modo per costruire la nuova politica che noi vogliamo inaugurare è tutto sommato semplice e questo ne farà discendere le alleanze: partiamo dai temi, non dalle persone, da chi non siamo e da cosa non vogliamo, per dirla con Montale, partiamo dagli argomenti. Lo dico a tutti: mettiamo gli argomenti in fila e poi vediamo chi sta con chi”, perché ora “io vedo contraddizioni in tutte le coalizioni”.

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