Politica

Tra Italia e Cina un nuovo clima, business da oltre 38 miliardi

di Maurizio Balistreri

Tra Italia e Cina c’è un clima nuovo, di grande crescita delle relazioni economiche, che Roma e Pechino auspicano di poter rafforzare. Con l’Italia ormai seconda destinazione d’investimento in Europa per la Cina e con un interscambio commerciale che ha superato i 38 miliardi di euro, i ministri degli Esteri Paolo Gentiloni e il suo omologo cinese Wang Yi si sono incontrati a Roma nell’ambito del settimo Comitato intergovernativo Italia-Cina e il capo della diplomazia di Pechino ha chiesto all’Italia di continuare ad avere un “ruolo positivo” nel facilitare i rapporti tra Cina e Unione Europea. Pechino chiede all’Ue il riconoscimento dello status di economia di mercato, ma diversi paesi europei e diversi settori delle economie continentali si oppongono sostenendo che i cinque criteri posti per il riconoscimento non sono stati raggiunti. In ballo c’è la possibilità di abbassare il livello dei dazi per le merci cinesi, che esporrebbe alcuni comparti alla concorrenza cinese. Gentiloni e Wang hanno “convenuto sull’opportunità che l’Unione europea e la Cona continuino a sviluppare i dialoghi tematici bilaterali già in essere”, si legge nel comunicato congiunto al termine dell’incontro tra i due ministri, i quali hanno comunque riaffermato “l’importanza della promozione e della tutela dei diritti umani” e hanno concordato sull'”utilità che l’Unione europea e la Cina continuino a sviluppare il dialogo e la collaborazione in tale ambito sulla base dei principi di eguaglianza e di mutuo rispetto” hanno inoltre espresso “comune sostegno alla preparazione e al proficuo svolgimento del XVIII vertice Unione Europea-Cina”.

Al di là del ruolo italiano in Europa, la folta delegazione politica e d’affari arrivata dalla Cina rappresenta un segno della crescita nei rapporti politici ed economici tra Roma e Pechino, sottolineata da un denso calendario d’incontro ad alto livello. Negli ultimi due anni i ministri, ha ricordato Gentiloni, si sono incontrati tre volte. In più, Pechino attende – ha detto Wang – la visita del presidente del consiglio Matteo Renzi in occasione del summit G20 di Hangzhou a settembre e auspica una visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. I due ministri hanno convenuto di “accrescere ulteriormente” la collaborazione bilaterale in seno alle organizzazioni internazionali e sul tema delicato della “riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu”. Inoltre hanno affrontato alcune delle principali questioni internazionali – Libia, Siria, Iraq, emergenza migratoria nel Mediterraneo, Ucraina, questioni in Asia orientale – oltre ad avere uno scambio di vedute sui temi della governante economica globale, dello sviluppo sostenibile e dei cambiamenti climatici.

Sul fronte degli interscambi commerciali, che ha raggiunto lo scorso anno i 38,6 miliardi di euro, I due ministri hanno auspicato un “più ampio accesso” ai reciproci mercati, ponendo l’attenzione anche sul tema della protezione della proprietà intellettuale. Gentiloni ha indicato nell'”impegno congiunto” per un “riequilibrio della bilancia commerciale” uno delle priorità nello sviluppo delle relazioni e ha ricordato il progetto cinese “One Belt One Road”, promosso dal presidente cinese Xi Jinping, uno per lo sviluppo di una via infrastrutturale e degli interscambi tra Asia e Europa spesso indicata come la “Nuova Via della Seta”, che permetterà di sviluppare “nuove opportunità”. Il capo della diplomazia italiana, in questo senso, ha anche ricordato l’adesione italiana alla Banca asiatico per gli investimenti nelle infrastrutture (AIIB), il fondo progettato da Pechino per sostenere gli investimenti infrastrutturali eurasiatici, che vede la partecipazione anche di diversi paesi occidentali, mentre se ne sono tenuti fuori Stati Uniti e Giappone. “L’Italia – ha ricordato Gentiloni – è stato uno dei primi grandi paesi ad aderire”.

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