In Italia si stima che siano circa 4 milioni e 360 mila le persone che hanno una disabilità: si tratta del 7,2% della popolazione, la maggior parte della quale ha oltre 65 anni e vive nelle regioni del Mezzogiorno. Circa 2 milioni 155 mila sono in condizioni di particolare gravità, che rappresentano circa il 3,6% della popolazione: di questi 888 mila vivono nel Mezzogiorno, 806 mila nel Nord e 461 mila nelle regioni del Centro. “L`inclusione sociale di queste persone è ancora lontana” e persistono “numerose criticità, a fronte di una normativa nazionale che ha posto come principale obiettivo delle politiche sociali quello dell`inclusione sociale delle persone con disabilità: lo testimoniano le peggiori condizioni di salute e i livelli di istruzione sensibilmente più bassi di quelli osservati nel resto della popolazione, nonché il numero di occupati che non è ancora in linea con il resto del Paese”. Lo dice l`Osservatorio Nazionale della Salute nelle Regioni Italiane che, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, che si celebra oggi, ha pubblicato un focus sulla condizione delle persone con disabilità nel nostro Paese. Il quadro di sintesi mette in luce un ritardo del processo di inclusione delle persone con disabilità e un deficit di servizi forniti dal sistema di welfare che ricade sulle spalle delle loro famiglie sempre più in difficoltà. “La causa di questo – sostiene l’Osservatorio – è la mancata attuazioni delle normative, dovuta probabilmente alla lentezze delle amministrazioni nel loro recepimento e alla scarsità di risorse finanziarie a disposizione dei governi locali competenti in materia sociale. Permane la carenza di servizi e assistenza formale da parte del sistema sociale, questa scelta allocativa ricade inevitabilmente sulle famiglie che continuano a svolgere e a farsi carico della maggior parte delle attività di cura e di aiuto ai loro componenti in condizione di disabilità”.
I dati del focus evidenziano che in Italia oltre un terzo delle persone con una disabilità vive solo, un quarto con un coniuge e senza figli; tra gli ultra 75enni la quota di coloro i quali vivono soli raggiunge il 42,4%: “Si tratta di dati molto preoccupanti poiché palesano una diffusa condizione di vulnerabilità che coinvolge un numero elevato di persone che non possono contare sull`aiuto di un familiare”, dice l’Osservatorio. Particolari difficoltà si riscontrano tra le persone anziane: l`11,2% ha, infatti, gravi difficoltà in almeno un`attività quotidiana, tra gli ultra 75enni tale condizione interessa una persona su cinque. Solo un anziani su dieci è autonomo nella cura personale. Anche nelle attività domestiche più pesanti gli anziani perdono più frequentemente l`autonomia, accade per il 29,8% di loro, per esempio nelle attività fisiche come fare la spesa (17,0%). La gestione delle risorse economiche e delle attività amministrative costituisce un problema per il 13,5% degli anziani, così come per l`8,5% è difficile prendere le medicine. Secondo il dossier dell`Osservatorio Nazionale della Salute nelle Regioni Italiane, le persone con disabilità vivono spesso in condizioni di cattiva salute, tra gli uomini di età compresa tra i 6-44 anni la quota che soffre di una cronicità grave è pari al 13,1%, nella classe di età 45-64 sale al 46,2%. Tra gli uomini più anziani, oltre 65 anni di età, la quota di cronici gravi si attesta al 77,9%. Le donne, già in età più giovane, sperimentano condizioni di salute peggiori, come testimonia il fatto che tra i 6-44 anni la percentuale che lamenta una cronicità grave è pari al 14,5%, nella classe di età 45-64 anni si attesta al 48,1%. Invece, tra le più anziane la prevalenza di cronicità grave è inferiore a quella degli uomini ed è pari al 72,4%. La prevalenza maggiore di uomini con disabilità e cronicità grave si riscontra nelle regioni del Centro con il 65,8%, quella minore nel Nord-Ovest con il 62,1%; tra le donne la quota maggiore affetta da cronicità grave si osserva nel Nord-Ovest, pari al 68,0%, mentre quella più bassa si registra nelle Isole con il 65,4%.
Anche l`indicatore di stato psicologico fa registrare i valori più bassi tra le persone con disabilità, il suo valore medio si attesta a 39,9 vs 49,5 fatto registrare nel resto della popolazione. “Particolarmente grave – denuncia il dossier – appare il mancato godimento del diritto alle cure, in particolare l`accessibilità ai servizi sanitari previsti dai Livelli Essenziali di Assistenza”: i dati testimoniano, infatti, una situazione di difficoltà delle famiglie con persone con disabilità ad ottenere una visita medica o un trattamento terapeutico a causa di difficoltà economica. Inoltre, si riscontrano sensibili differenze di accesso rispetto al resto della popolazione. Il 14% delle persone con disabilità è costretto a rinunciare all`assistenza sanitaria, percentuale che scende al 3,7% se si considera il resto della popolazione. Anche il territorio di residenza è un fattore discriminante, infatti nelle regioni del Mezzogiorno le persone costrette a rinunciare salgono al 30% in Puglia o al 22,2% in Calabria. Uno dei diritti fondamentali per l`inclusione sociale è l`istruzione. “Purtroppo il livello di istruzione per questo gruppo di popolazione è mediamente basso”: tra i più anziani la percentuale di persone che hanno al più la licenza media è pari al 75,6% tra gli uomini e raggiunge ben il 92,3% tra le donne; nella classe di età 45-64 anni le percentuali non scendono di molto tra gli uomini, 70,0%, mentre tra le donne si assiste a una diminuzione significativa che le avvicina a quella degli uomini, il 71,1%. Questi numeri testimoniano il forte divario che c`è tra le persone con disabilità e il resto della popolazione, dove la quota di persone con titolo di studio basso nella classe di età 45-64 anni è pari al 49,7% tra gli uomini e 50,4% tra le donne.
Secondo l`Osservatorio Nazionale della Salute nelle Regioni Italiane un altro diritto in parte disatteso è quello al lavoro: nella classe di età 45-64 anni la percentuale di persone in condizione di disabilità occupata è il 18,0%, nel resto della popolazione 58,7%. Risulta occupato il 23,0% degli uomini con disabilità, nel resto della popolazione maschile tale percentuale si attesta al 71,2%; tra le donne con disabilità lavora solo il 14,0% vs il 46,7% delle altre donne. Analizzando le risorse che l’Italia impegna, nell`ambito del Sistema di protezione sociale, per la funzione di spesa destinata alla disabilità, si può osservare che, nel 2015, sono stati spesi 27,7 miliardi di euro, il 5,8% del totale della spesa per la protezione sociale, pari all`1,7% del PIL. Si tratta della spesa sostenuta per pensioni di invalidità, contributi per favorire l`inserimento lavorativo delle persone con disabilità, servizi finalizzati all`assistenza e all`integrazione sociale e strutture residenziali. L`impegno economico per questa funzione in Europa è fissato a circa il 7,3% della spesa per la protezione sociale, pari a circa il 2% del PIL dei Paesi dell`Unione Europea-28 (UE). La spesa pro capite, a parità di potere d`acquisto, nel nostro Paese è di 461 euro annui, che ci colloca a metà della graduatoria dei Paesi dell`UE-28, dopo quelli del Nord-Europa. In Italia, la maggior parte dei trasferimenti economici del sistema di protezione sociale in favore delle persone con disabilità è erogato sotto forma di prestazioni pensionistiche9 per le quali sono stati spesi 65 miliardi. Ne beneficiano 1 milione e 883 mila persone nelle regioni del Mezzogiorno, 1 milione 559 mila in quelle del Nord e 918 mila nelle regioni del Centro.