L’Italia e l’accordo Ue-Mercosur: opportunità o minaccia per Made in Italy?
Molti vantaggi reciproci, mentre Francia, Italia, Polonia e Austria, si sono mostrati cauti VIDEO
A Montevideo è stato annunciato l’atteso accordo politico tra l’Unione Europea e il Mercosur da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, e dai presidenti di Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Von der Leyen ha definito questo accordo “non solo un’opportunità economica, ma una necessità politica”, sottolineando che esso rappresenta una risposta chiara ai venti contrari di isolamento e frammentazione che soffiano sullo scenario globale.
Una sfida economica globale
Le tensioni geopolitiche – dalla guerra in Ucraina alle rivalità con la Cina e alle possibili politiche protezionistiche della nuova amministrazione Trump negli Stati Uniti – rendono il contesto internazionale sempre più incerto. In questo scenario, Europa e America Latina, legate da una comune storia e valori, puntano a rafforzare il proprio partenariato economico. Dopo 25 anni di negoziati, l’accordo potrebbe generare benefici economici enormi: si prevede la creazione di uno dei più grandi mercati mondiali, con oltre 700 milioni di consumatori.
Per l’Unione Europea, solo la riduzione dei dazi sulle esportazioni verso il Mercosur (Mercato Comune Sudamericano di cui fanno parteArgentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) – che coinvolgono settori come automotive, chimica, moda, vini e cioccolato – potrebbe portare vantaggi pari a 4 miliardi di euro annui. Inoltre, il partenariato faciliterà l’approvvigionamento di materie prime critiche, essenziali per la transizione energetica, come il litio argentino e i minerali strategici brasiliani. Dal lato Mercosur, l’obiettivo è spostare l’economia verso attività a maggior valore aggiunto, riducendo la dipendenza dall’export di materie prime.
Le criticità sollevate da alcuni Stati membri
Nonostante i vantaggi prospettati, alcuni paesi europei – tra cui Francia, Italia, Polonia e Austria – si sono mostrati cauti o apertamente contrari. Il cuore dell’opposizione risiede nelle preoccupazioni del settore agricolo, in particolare per l’allevamento, che teme una saturazione del mercato e una concorrenza sleale dovuta ai costi di produzione più bassi dei paesi del Mercosur.
Il Copa-Cogeca, confederazione delle associazioni agricole europee, ha denunciato il rischio di perdita di reddito per settori sensibili come carne bovina, pollame, zucchero, etanolo e riso. Inoltre, sottolinea che i produttori del Mercosur operano con standard inferiori in termini di sostenibilità ambientale, benessere animale e condizioni di lavoro rispetto ai requisiti europei.
La posizione dell’Italia
L’Italia, pur non opponendosi in modo netto, ha chiesto garanzie rigorose per la tutela degli standard europei su controlli veterinari, qualità dei prodotti e protezione dei consumatori. Palazzo Chigi ha anche richiesto un sistema di monitoraggio efficace per prevenire eventuali distorsioni di mercato, con meccanismi di compensazione adeguatamente finanziati.
I progressi nei negoziati
Le critiche all’accordo si basano principalmente sul testo del 2019, bloccato dopo il ritiro del Brasile dagli impegni contro la deforestazione durante la presidenza Bolsonaro. Tuttavia, il testo attuale include clausole innovative: il rispetto dell’accordo di Parigi sul clima è ora vincolante, con la possibilità di sospendere il partenariato in caso di violazioni. Inoltre, sono previsti impegni concreti per fermare la deforestazione entro il 2030 e nuove regole su appalti pubblici e dazi all’esportazione.
Clausole di protezione per l’agricoltura
Per proteggere i settori sensibili europei, l’accordo limita l’accesso al mercato UE attraverso quote per prodotti come carne bovina, pollame, zucchero ed etanolo. In caso di aumenti improvvisi delle importazioni, sarà possibile reintrodurre dazi più elevati per evitare gravi perturbazioni di mercato.
La ratifica: un percorso complesso
La Commissione Europea deciderà presto la procedura di ratifica: se optare per un approccio “misto”, che richiederebbe l’approvazione unanime di tutti gli Stati membri, o separare la parte commerciale (di competenza UE) da quella politica, facilitando un accordo provvisorio attraverso la maggioranza qualificata in Consiglio UE e il voto del Parlamento europeo.
L’Italia, insieme alla Francia e ad altri Stati, potrebbe però formare una minoranza di blocco, rendendo cruciale il lavoro della Commissione per superare le perplessità e garantire che l’accordo risponda alle aspettative di tutte le parti coinvolte.