Italiani spreconi inconsapevoli di acqua. Lo dice il un rapporto del Wwf lanciato in vista della Giornata mondiale dell’Acqua che si celebrera’ domani e che mostra per la prima volta quanta acqua e’ nascosta nel cibo prodotto sul nostro territorio o importato. “Siamo il terzo Paese importatore al mondo di acqua ‘virtuale’ o nascosta nei cibi ‘stranieri’, con 62 miliardi di m3 l’anno” e ogni italiano consuma “oltre 6mila litri d’acqua al giorno”. Il rapporto Wwf ‘L’impronta idrica dell’Italia’ realizzato da Marta Antonelli e Francesca Greco del King’s College London, si inserisce all’interno della roadmap dell’Associazione di avvicinamento ad Expo Milano 2015.
“A rischio sono non solo le nostre falde acquifere ma anche le risorse idriche di angoli remoti del pianeta potenzialmente a rischio siccita’- avverte il Wwf- la disponibilita’ pro-capite d’acqua dolce e’ in costante diminuzione e la tendenza, vista la crescita della popolazione globale, il cambiamento climatico e le economie emergenti, e’ di un’ulteriore riduzione dell’oro blu”. L’acqua in cio’ che produciamo – L’impronta idrica della produzione in Italia ammonta “a circa 70 miliardi di m3 di acqua l’anno. L’agricoltura e’ il settore economico piu’ assetato d’Italia con l’85% dell’impronta idrica della produzione, comprendendo l’uso di acqua per la produzione di colture destinate all’alimentazione umana e al mangime per il bestiame (75%), e per pascolo e allevamento (10%). Il restante 15% dell’impronta idrica della produzione e’ suddiviso tra produzione industriale (8%) e uso domestico (7%)”.
L’impronta idrica dei consumi in Italia “e’ di circa 132 miliardi di m3 di acqua l’anno (oltre 6mila litri pro capite al giorno) e comprende anche l’acqua nei beni importati. Da solo, il consumo di cibo (che include sia prodotti agricoli sia di origine animale) contribuisce all’89% dell’impronta idrica totale giornaliera degli italiani. Il consumo di acqua per usi domestici (per pulire, cucinare, bere, etc.) e’ solo il 4 % dell’acqua che consumiamo ogni giorno, mentre l’acqua “incorporata” nei prodotti industriali rappresenta il 7%”. I prodotti di origine animale (compresi latte, uova, carne e grassi animali) “rappresentano quasi il 50% dell’impronta idrica totale dei consumi in Italia. Il consumo di carne, da solo, contribuisce a un terzo dell’impronta idrica totale. La seconda componente principale dell’impronta idrica e’ generata dal consumo di oli vegetali (11%), cereali (10%) e latte (10%)”. Dalle scelte alimentari dipendono le risorse idriche – “Essere piu’ consapevoli nelle nostre scelte alimentari puo’ ridurre sensibilmente il nostro impatto sull’ambiente poiche’ la disponibilita’ pro capite d’acqua dolce e’ in costante diminuzione – sostiene Eva Alessi responsabile sostenibilita’ Wwf Italia- l’impronta idrica di una nazione porta alla luce il consumo nascosto di risorse idriche, la dipendenza dalle acque di altri Paesi e gli impatti sulle nostre stesse risorse idriche nazionale”.