Sembrava tutto pronto: via il ballottaggio, premio di governabilità alla coalizione limitato senza la garanzia che ci fosse una maggioranza assoluta, cambiamenti anche sui capilista bloccati. Ma anche se tutti, nella commissione Pd sulla legge elettorale, giurano che l’accordo è possibile e addirittura vicino, oggi è la giornata dei frenatori. E l’accordo finisce in stand by, con la maggioranza renziana che getta acqua sul fuoco (“Sono solo ipotesi di lavoro, un’intesa ancora non c’è anche se sono stati fatti passi in avanti e il clima è buono”, dicono dal Nazareno), e Gianni Cuperlo che insiste nel chiedere un chiaro segnale da Matteo Renzi (“Ci deve mettere la faccia lui sull’accordo”, dicono i suoi). Saranno i prossimi giorni a dire se si tratta solo di tattica, o se invece la strada per l’intesa nel Pd è davvero in salita. Perché a opporre resistenza sono in tanti: tra i renziani e nella minoranza bersaniana. I primi perché ritengono che l’addio al ballottaggio sia “un prezzo troppo alto da pagare”, i secondi perché ritengono quello di Renzi un bluff: “Se vince il Sì al referendum, salta tutto”.
In mezzo c’è Cuperlo: rappresentante della minoranza nella commissione, con il dilemma se partecipare o meno alla manifestazione convocata domani a Roma dal segretario in sostegno al referendum. Dirimente, spiegano i suoi sarà l’atteggiamento di Renzi: “Se entro domani darà un segnale chiaro sull’impegno vincolante per il Pd dell’accordo che si troverà in commissione, allora ci sarà. Altrimenti non parteciperà”, spiegano i suoi, che si affrettano ad aggiungere: “Ma anche una mancata partecipazione non significa rottura, si continuerà a lavorare in commissione”. Ma da Cuperlo arriva anche un richiamo duro alla minoranza: “A nome della sinistra del Pd mi sono assunto il compito di provare in tempi brevi a trovare una soluzione. Se questa è ancora la volontà di tutti io vado avanti con l’impegno di cui sono capace. Se non fosse così e si ritenesse questo tentativo superato o inutile perché ciascuno ha già deciso, meglio dirlo a voce alta”. Ma che già domani possa arrivare un segnale da Renzi, dal Nazareno lo vedono improbabile. Del resto, “che segnale deve dare in più il segretario? Ha aperto in direzione la commissione sta lavorando e la prossima settimana tireremo le somme, come deciso ieri. Ma un ddl del Pd è escluso al momento”, spiega uno dei membri della commissione. Perché, spiega un altro componente, “non possiamo vincolarci ad un modello preciso, visto che pende il giudizio della Consulta. E poi perché la rinuncia al ballottaggio, che pure sarebbe ormai stata metabolizzata da Renzi, “ha un significato se arriva ora, un altro se arriva dopo il 4 dicembre e dopo la Consulta”. Quello che chiede Cuperlo, in realtà, non è un ddl ma un documento “che poi sia votato in Direzione o dai gruppi parlamentari”, spiegano i suoi. Un percorso che “ha bisogno di tempo”, spiegano dal Pd, e che mal sopporta le accelerazioni arrivate a mezzo stampa. Soprattutto nell’incrocio con la manifestazione di domani.