Italicum, vince Renzi e il Pd si spacca. In 29 lasciano l’assemblea

Italicum, vince Renzi e il Pd si spacca. In 29 lasciano l’assemblea
20 gennaio 2015

di Enzo Marino

La minoranza del Pd ha lasciato l’assemblea dei senatori con Matteo Renzi prima del voto sull’Italicum. Paolo Corsini ha annunciato: non partecipiamo. L’assemblea ha approvato – con 71 voti a favore, nessun voto contrario e un astenuto – la posizione espressa dal segretario di andare avanti con l’Italicum e di appoggiare l’emendamento Esposito che preclude quello di Gotor sui capilista. “Questa legge elettorale è garanzia del vincitore, il Consultellum no”, ha detto Matteo Renzi all’assemblea dei senatori Pd. “Una legge che garantisce la parità di genere, la rappresentanza grazie ai collegi più piccoli e che dà un ruolo centrale al partito, in particolare al Pd, con il premio alla lista”, ha aggiunto Renzi.

E ancora. “Non si tratta di un voto di coscienza – aveva ribadito Renzi qualche istante prima della votazione – ma se poi mancassero i numeri in Senato sarebbe molto grave”. Deve però fare i conti con Miguel Gotor, bersaniano dissidente di spicco, che presenta un documento firmato da ben 29 esponenti dem a confermare la linea del no ai capilista bloccati. “Non c’è alcuna trattativa con i vertici del partito”. Avverte: “Noi non arretriamo, è una questione di dare rappresentanza ai cittadini, vogliamo entrare nel merito della legge elettorale”. A essere messo in discussione sia il merito dell’Italicum, a partire dai capilista bloccati, sia il metodo del prendere o lasciare. Corradino Mineo parla, non a caso, di “ultimatum irricevibile”.

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Scontro sull’Italicum dentro il Pd. Sono due gli emendamenti su cui si è spaccato il partito di Matteo Renzi al Senato e sui quali adesso si stanno posizionando anche altri gruppi per poter pesare nella partita della legge elettorale. Si tratta di due strumenti parlamentari che puntano a modificare sostanzialmente la riforma all’esame dell’aula.

EMENDAMENTO GOTOR. L’emendamento a prima firma Miguel Gotor, sottoscritto da 29 senatori Pd, lega innanzitutto l’entrata in vigore dell’Italicum all’approvazione della riforma costituzionale che supera il bicameralismo paritario. Quindi prevede che l’assegnazione dei seggi avvenga per un 30% con capilista bloccati e per un 70% tramite le le preferenze. L’emendamento inoltre mantiene la soglia per il premio di maggioranza al 37%, mentre nel nuovo Italicum questa sale al 40% e lo sbarramento all’8%, mentre dovrebbe scendere al 3%.

EMENDAMENTO ESPOSITO. L’emendamento a prima firma Stefano Esposito contiene tutte le novità introdotte dall’accordo di maggioranza, ossia soglia al 40% per il premio, sbarramento al 3% per le liste, e soprattutto prevede che i collegi plurinominali siano 100 e i relativi capilista bloccati, nel senso che sono sicuramente eletti, successivamente si possono esprimere fino a due preferenze con alternanza di genere. L’emendamento contiene anche la clausola di salvaguardia, ossia stabilisce che la legge entra in vigore dal primo luglio 2016.

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PERCHE’ SI DEFINISCONO REMISSIVI. Entrambi si definiscono remissivi perché la loro approvazione farebbe decadere immediatamente la gran parte dei 44mila emendamenti presentati.

CHI E’ A FAVORE DEL GOTOR. A favore dell’emendamento Gotor si sono espressi – oltre la minoranza Pd – i senatori ex M5S.

CHI E’ A FAVORE DELL’ESPOSITO. A favore dell’emendamento Esposito è, fra gli altri, Silvio Berlusconi che ha chiesto ai senatori di Fi di votarlo, e la maggioranza.

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