Inoltre, l’entità dell’indennizzo sarà crescente in relazione all’anzianità di servizio del lavoratore. Poi, per evitare che le aziende licenzino il primo anno di lavoro (perché con l’effetto combinato delle norme della legge di stabilità e del Jobs act potrebbe essere più conveniente)dovrebbe essere inserito un tetto minimo di 4 mesi di stipendio per licenziamento entro i primi 12 mesi. Per i licenziamenti disciplinari la tutela reale dovrebbe rimanere per i soli casi di “insussistenza del fatto materiale”. Una parte della maggioranza insiste per introdurre anche per il datore di lavoro la clausola dell’opting out (che oggi vale solo per il lavoratore) per consentire pure a a quest’ultimo di poter convertire l’eventuale condanna al reintegro con un indennizzo monetario.
Ancora da sciogliere i nodi sull’estensione delle nuove regole anche ai licenziamenti collettivi. Anche per i nuovi assunti con il contratto a tutele crescenti qualcosa del vecchio articolo 18 sopravviverà: In caso di licenziamento nullo o discriminatorio e per alcune limitate tipologie di licenziamento ingiustificato il lavoratore avrà diritto al reintegro sul luogo di lavoro. Per quanto riguarda l’Aspi, il nuovo ammortizzatore universale per chi perde il lavoro, potrebbe entrare in funzione verso giugno prossimo e sarebbe accessibile con sole 13 settimane di contributi. Il sussidio dovrebbe crescere con la durata del contratto fino a 24 mesi, 6 mesi in più rispetto ai 18 previsti dall’Aspi della Fornero.