Con il si’ del Senato alla fiducia sul Jobs act, la delega per la riforma del lavoro taglia il traguardo dopo un lungo e contrastato iter parlamentare. L’Aula di palazzo Madama ha acceso il semaforo verde sul provvedimento con 166 voti favorevoli, 112 contrari e un astenuto, con la minoranza Pd che vota per “senso di responsabilita’”. L’ok finale al testo e’ arrivato in tempo per consentire l’entrata in vigore delle nuove regole gia’ a gennaio dopo il varo dei primi decreti delegati. Sui tempi ha garantito il titolare del Welfare Giuliano Poletti (foto): “Il nostro impegno sara’ ora quello di procedere speditamente alla stesura dei decreti di attuazione” a partire dal contratto a tutele crescenti. Il governo ha raggiunto il suo obiettivo: approvare il collegato alla legge di Stabilita’ in tempo utile per consentire alle imprese di cogliere dal nuovo anno gli sconti sulle nuove assunzioni con contratti a tutele crescenti e la deducibilita’ integrale del costo del lavoro dalla base imponibile Irap. Tuttavia, la riforma del mercato del lavoro e’ tutta ancora da scrivere perche’ con cinque deleghe viene affidato al governo il compito di definire con i decreti attuativi le soluzioni concrete.
A cominciare da quella sui licenziamenti individuali per giusta causa. Molte le novita’ in arrivo su cui si e’ consumata una dura battaglia nelle aule parlamentari con la spaccatura all’interno del Pd oltre che nelle piazze con i sindacati, la Cgil in primis, che ha duramente attaccato il governo. Nel mirino in particolare le modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970, quello sui licenziamenti ingiustificati. Viene introdotto il nuovo contratto a tutele crescenti in relazione all’anzianita’ di servizio per tutti i neoassunti che di fatto implica il superamento delle colaborazioni coordinate e continuative. Novita’ anche sugli ammortizzatori sociali (1,5 miliardi aggiuntivi) e sui controlli a distanza con la possibilita’ di controllare impianti e strumenti di lavoro. Viene azzerato, inoltre, il periodo di ‘vacazio legis’ con l’entrata in vigore del provvedimento il giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta. Sui licenziamenti a Montecitorio e’ stato approvato un emendamento che esclude per le nuove assunzioni la possibilita’ di reintegro per i licenziamenti economici (prevedendo solo un indennizzo certo e crescente con l’anzianita’ di servizio) e conserva il diritto al reintegro nel posto di lavoro solo per i licenziamenti ‘nulli e discriminatori’ e per ‘specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato’ che poi verranno definite nel dettaglio dai decreti delegati.
Viene rivista, inoltre, la disciplina delle mansioni in caso di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale con l’interesse del lavoratore alla tutela del posto di lavoro, della professionalita’ e delle condizioni di vita, prevedendo limiti alla modifica dell’inquadramento. Il passaggio da una mansione all’altra diventa piu’ semplice con la possibilita’ anche di demansionamento. Per quanto riguarda la Cig, sara’ impossibile autorizzarla in caso di cessazione definitiva di attivita’ aziendale. L’obiettivo e’ di assicurare un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori con tutele uniformi. Saranno, inoltre, rivisti i limiti di durata dell’indennita’ e sara’ prevista una maggiore partecipazione da parte delle aziende che la utilizzano. Arriva inoltre la riforma dell’Aspi: la durata del trattamento di disoccupazione dovra’ essere rapportata alla ‘pregressa storia contributiva’ del lavoratore con l’incremento della durata massima per quelli con le carriere contributive piu’ rilevanti. Si punta a estendere il sussidio ai collaboratori fino al superamento di questa tipologia contrattuale. Si istituisce, inoltre, un’Agenzia nazionale per l’impiego, viene semplificato il campo di applicazione dei contratti di solidarieta’, il ricorso al voucher viene esteso ma torna il tetto dei 5mila euro, arrivano le cosiddette ‘ferie solidali’, cioe’ la possibilita’ per il lavoratore che un un surplus di ferie di cederle ai colleghi in caso di necessita’. Resta, infine, l’obiettivo di introdurre il salario minimo anche per i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa. (Askanews)