José Mourinho è il nuovo allenatore del Tottenham: “Sono emozionato”

Dopo l’esonero di Mauricio Pochettino, contratto fino al 2023. Vincente e burbero, nel 2010 indimenticabile stagione all’Inter VIDEO

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José Mourinho è il nuovo allenatore del Tottenham. Ha firmato un contratto fino al giugno 2023 dopo che il club ha esonerato l’argentino Mauricio Pochettino, in carica da cinque anni, con la motivazione ufficiale dei deludenti risultati ottenuti in campionato che vedono la squadra quattordicesima in Premier League. Il tecnico portoghese è “uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio”, ha detto il presidente della società Daniel Levy, “ha molta esperienza, ha vinto in tutti i club in cui ha allenato e siamo sicuri che porterà energia nello spogliatoio”.

Per Mourinho è la terza esperienza su una panchina inglese dopo aver allenato il Chelsea dal 2004 al 2007 e dal 2013 al 2015, con cui ha vinto tre campionati, tre Coppe di Lega, una Coppa d’Inghilterra e una Supercoppa inglese, e il Manchester United, con cui ha conquistato l’Europa League 2017, una Coppa d’Inghilterra e una Supercoppa inglese. “Sono emozionato di poter allenare un club con questa tradizione e con dei tifosi tanto calorosi – ha commentato il tecnico – la qualità della squadra e del settore giovanile mi elettrizza. Lavorare con questi giocatori è ciò che mi ha convinto a firmare”.

MDA TRIPLETE ALLE MANETTE

Allenatore vincente e re degli antipatici. Gigione spesso lamentoso ma pure creativo, polemico e esagerato, senza mai la lingua a freno, un occhio al campo e uno ai media. Ecco Jose’ Mario dos Santos Mourinho Fe’lix, per tutti Mourinho, 56 anni, da oggi di nuovo in panchina, quella del Tottenham. Il controverso tecnico portoghese, licenziato dal Manchester United un anno fa, riprende da Londra una carriera che l’ha visto sempre in prima fila, nel bene e nel male, cioe’ come vincitore (4 campionati in altrettanti paesi, 2 Champions con 2 squadre diverse, e varie altre coppe) o al centro di aspre polemiche. Come quella delle manette, mimate durante una partita dell’Inter nel 2010, per protestare con l’arbitro Tagliavento. Lui spiego’: “Volevo dire che per farmi perdere mi devono arrestare”. E in quell’anno d’oro, che poi si concluse col ‘triplete’, aggiunse perfido: “Perdiamo solo se restiamo in 6”. “Ho vinto tutto” ripete spesso napoleone Mourinho, che una volta si defini’ con modestia ‘lo Special One’. Parla 5 lingue, ha guidato Real Madrid, Chelsea, Inter, Porto, Man United e detto no a molti altri. E’ ricchissimo, fra i piu’ pagati al mondo, ha snobbato le sirene cinesi per restare nel calcio che conta e ora ricomincia dagli Spurs: “Ho ancora 20 anni come allenatore, poi chiudero’ sulla panchina del Portogallo”.

Nel 2019 ha fatto il commentatore in tv, ma “ho il fuoco dentro, il campo mi manca” confesso’. Il carattere irascibile e una personalita’ esuberante hanno trascinato Mourinho sulla via della gloria ma anche in dispute non inappuntabili. Non ha fatto mai mancare a nessuno la sua parola buona: a Claudio Ranieri (“un anziano”), Wenger (“specialista in fallimenti”), Antonio Conte (“provo disprezzo”), Zeman (“dove gioca? ah e’ un allenatore…”), Guardiola (“si vergogni”), Benitez (“chiedete all’Inter cosa pensano di lui”), De Laurentiis (“non hai abbastanza soldi per pagarmi”). Alla Juve, nel 2010 rivolse il mitologico: ‘zero tituli’, che in primavera si e’ abbattuto pure su Klopp. Mourinho non ha risparmiato nemmeno Cr7 ai tempi del Real (“a 30 anni allenavo Ronaldo, quello vero, il brasiliano” le parole del tecnico), Messi e’ “un truffatore”, Drogba un “simulatore”. Ha detto di se’: “Mi sento una vecchia volpe, niente mi spaventa o mi preoccupa troppo. Sono molto stabile nel controllare le emozioni”. Invece le sue arrabbiature sono epiche e i giocatori subiscono sfuriate terribili. Ma Mourinho fa anche il buono, come ai tempi dell’Inter con Balotelli sotto accusa. Ai giornalisti diceva: “criticate me, lasciate perdere la squadra”. Dei media si lamenta a tutte le latitudini, “non mi capiscono”. Quanto al controllo delle emozioni, confessa di aver scelto di vivere a Londra perche’ “qui nessuno mi disturba per un risultato negativo, a Milano e a Madrid invece succedeva sempre”.