Adesso che la Gran Bretagna con il referendum ha scelto la Brexit “dovremo costruire nuove relazioni” con Londra, ma il popolo inglesedeve sapere che nei negoziati “siamo noi che dettiamo l’agenda, non chi vuole uscire dall’Unione europea”. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, è stato categorico parlando alla Plenaria straordinaria convocata dal Parlamento europeo in seguito al voto di giovedì scorso. Juncker nel suo intervento ha chiesto alla Gran Bretagna “di chiarire al più presto la situazione, non oggi, non domani mattina alle 9, ma rapidamente”, perché l’Europa, “non può restare in una situazione di incertezza prolungata”. “Sono una persona calma e ragionevole ma sono allergico alle incertezze”, ha insistito, “vorrei che i britannici dicessero come stanno le cose e lo facessero presto”. “Sono abbastanza sorpreso, io che sono descritto in Gran Bretagna come tecnocrate, un robot, sono disposto a trarre le ultime conseguenze e loro no, è sorprendente”, ha attaccato aggiungendo: “Io rispetto la volontà dei britannici e vorrei che il Regno Unito rispettasse volontà dei suo popolo agendo con coerenza e di conseguenza invece che nascondersi dietro giochi a porte chiuse”. Proprio riguardo ai negoziati Juncker ha promesso che sarà inflessibile e pretenderà correttezza e trasparenza. “Ho dato un ordine presidenziale da muftì”, ha raccontato, “non è ammissibile che si cerchi segretamente di avviare contatti informali, non deve accadere, io ho dato ordine a commissari e direttori generali di non avere alcun contatto informale” con il governo di Londra, non finché non sarà attivato l’articolo 50 e la pratica formale per l’uscita: “Nessuna notifica, nessuna negoziazione”.
NEGOZIATI “TORTUOSI” “L’Unione Europea è pronta ad avviare la procedura di divorzio anche oggi”, ma, sulla base dei Trattati è la Gran Bretagna che “deve avviare questo processo, questo è l’unico modo per farlo e questo significa che dobbiamo essere pazienti”. Lo ha ribadito il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. In una dichiarazione ai giornalisti a Bruxelles, Tusk ha detto: “Mentre rispettiamo la volontà degli elettori britannici, allo stesso tempo dobbiamo rispettare o Trattati Ue” e sulla base di questi “è la Gran Bretagna che deve avviare la procedura di uscita. Questo è l’unico modo legale” di procedere, ha sottolineato l’ex premier polacco, «dobbiamo esserne tutti consapevoli e questo significa che dobbiamo essere pazienti”. Dal canto suo, l’Ue “è pronta ad avviare il processo di divorzio anche oggi, senza entusiasmo, come potete immaginare, non è lo scenario che sognavamo”, ha detto ancora il presidente del Consiglio europeo, ricordando che ci sono “procedure precise e un piano di lavoro” e ribadendo che “senza la notifica da parte della Gran Bretagna” dell’attivazione dell’articolo 50 “non avvieremo alcun negoziato sul processo di divorzio o sulle relazioni future”.
LA POSIZIONE DEGLI EUROSCETTICI A cominciare da Nigel Farage, leader dell’UKIP e tra i principali fautori della Brexit gli euroscettici si prendono la rivincita. L’Aula non la fa parlare, con grida e rumori. Deve essere Schulz a intervenire, per riportare ordine e calma. “Venivo deriso quando dicevo che il Regno Unito avrebbe votato per uscire, oggi non ridete più”. Il britannico, con bandierina appositamente messa sul suo scranno, sfida l’Aula. “Siete in uno stato di negazione, negazione come progetto e come politiche di povertà imposte in Grecia», dice a nome del gruppo Efdd, lo stesso del Movimento 5 Stelle. «Il Regno Unito non sarà l’ultimo Paese a lasciare l’Ue”, scommette quindi prima di cedere la parola a Marine Le Pen, presidente del gruppo Enf dove siedono anche leghisti e la truppa dell’ultra destra olandese di Geert Wilders, il primo a chiedere referendum nazionali contro l’Ue sulla scia di quello britannico. Un’idea rilanciata dalla leader del Front National. “Questa è la fine dell’Unione europea, e l’inizio della costruzione di un futuro migliore per il Regno Unito. Tutti noi dovremmo costruire un futuro migliore”.