Politica

Harris scende in campo. Trump: “Lei sarà più facile da battere”

Appoggiando la sua vice Kamala Harris come candidata dei democratici alla presidenza Usa, Joe Biden esce definitivamente di scena per la corsa alla Casa Bianca. Mai era successo negli Stati Uniti di vedere un ritiro così tardivo nella corsa alla presidenza. Biden, ancora affetto dal Covid, lo ha fatto con una lettera, promettendo di parlare in settimana alla Nazione. “È stato il più grande onore della mia vita servire come vostro Presidente – si legge in un passaggio – e sebbene fosse mia intenzione correre per un nuovo mandato, credo sia nel miglior interesse del mio partito e del Paese che io mi faccia da parte e mi concentri solo sullo svolgere i miei doveri come Presidente per quel che resta del mio mandato”.

Sono in tanti però, soprattutto nel campo rivale dei repubblicani, a fare pressioni affinché già si faccia da parte. Harris, da parte sua, si è detta “onorata di avere l’appoggio di Biden” e ha affermato di “voler conquistare la nomination”. È lei la favorita a sfidare il repubblicano Donald Trump, ma la scelta ufficiale del candidato democratico dovrà essere presa dalla prossima convention di Chicago tra il 19 e il 22 agosto, con un procedimento complesso in cui la sua conferma non è scontata. Harris, dal canto suo ha già avviato la campagna elettorale.

“È il primo giorno pieno della nostra campagna, quindi più tardi andrò a Wilmington, DE, per salutare il nostro staff nel quartier generale” ha annunciato la vicepresidente Usa, rimarcando “un giorno in meno. 105 da percorrere”. “Insieme, vinceremo questo”, ha aggiunto Harris. E se Trump, sui social, si è vantato che Harris “sarà ancora più facile da battere” di Biden, da lui definito “il peggior presidente nella storia del nostro Paese”, l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che in molti hanno indicato tra i principali autori dietro le quinte del pressing per il ritiro di Biden, ha salutato con favore la scelta del presidente di farsi da parte ma si è detto a favore di un processo aperto per le primarie dem alla convention del prossimo mese, non facendo il nome di Harris. L’ex presidente della Camera Usa Nancy Pelosi, invece, ha appoggiato la vicepresidente americana Kamala Harris nella sua corsa alla Casa Bianca per i democratici.

“Oggi è con immenso orgoglio e ottimismo illimitato per il futuro del nostro Paese che appoggio la vicepresidente Kamala Harris alla presidenza degli Stati Uniti – si legge in una nota – Il mio sostegno entusiasta a Kamala Harris come presidente è ufficiale, personale e politico”. Sono diversi i governatori democratici di stati del Sud, bianchi e moderati, che potrebbero in teoria aspirare alla nomination al posto di Harris, oppure correre in ticket con lei come vicepresidente. Insomma, nel campo democratico la partita è ancora aperta, mentre mancano ormai poco più di tre mesi al voto del 5 novembre.

 

 

Intanto, piccoli donatori hanno versato quasi 47 milioni di dollari su ActBlue, la principale piattaforma per le donazioni online del partito democratico, nelle sette ore successive al lancio della campagna elettorale della vicepresidente Usa, Kamala Harris, Per Harris arriva anche l’endorsement dell’ex segretaria di stato ed ex candidata alla Casa Bianca, Hillary Clinton. “Conosco Kamala Harris da molto tempo – ha detto – Questa brillante procuratrice farà valere le sue ragioni contro il pregiudicato Donald Trump e l’agenda del Progetto 2025 che mira a toglierci le libertà”. Tuttavia, Hillary Clinton ha sottolineato che Harris “non può farlo da sola” quindi “diventate parte di questa storica campagna oggi stesso”.

Le reazioni

La Russia al momento non può valutare la candidatura della vicepresidente americana Kamala Harris alla presidenza degli Stati Uniti, ha detto oggi il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. “Al momento non possiamo valutare… la potenziale candidatura di Harris dal punto di vista delle nostre relazioni bilaterali, perché finora non è stato notato alcun suo contributo alle nostre relazioni bilaterali”, ha detto Peskov ai giornalisti.

Le passate dichiarazioni di Harris sono state piene di retorica ostile alla Russia, ma il Cremlino non ha registrato nessun’altra sua azione nell’ambito delle relazioni con la Russia, ha detto il portavoce del Cremlino. “Adesso non ricordo. Quando ebbe luogo l’incontro” del presidente russo Vladimir Putin “con Biden” a Ginevra… “Harris non era a Ginevra. Francamente, non riesco a ricordare un solo contatto tra il presidente Putin e Harris”, ha aggiunto Peskov.

Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti sono una questione interna del Paese, ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Mao Ning. “Le elezioni americane sono una questione interna degli Stati Uniti, non intendo commentarle”, ha detto, rispondendo alla richiesta di un giornalista di una valutazione sulla decisione dell’attuale presidente Joe Biden di abbandonare la corsa presidenziale.

Chi è Kamala Harris

 

La vicepresidente degli Stati Uniti, 59 anni, possibile sostituta di Biden – la decisione definitiva sul nome arriverà  dalla prossima convention democratica di Chicago a metà  agosto – potrebbe scrivere una nuova pagina di storia americana: lo fece già nel gennaio 2021, diventando la prima vicepresidente donna, la prima afroamericana e la prima anche di origine asiatica. Potrebbe proseguire su questa strada, se vincesse la nomination del partito democratico e le elezioni.

Harris, di padre giamaicano professore di economia, e madre indiana, ricercatrice, dopo aver ringraziato Biden per il sostegno in un comunicato, ha promesso di fare tutto ciò che è in suo potere “per unire il partito Democratico, la Nazione e per sconfiggere Donald Trump”, anche se la sua candidatura non è scontata. Nativa di Oakland, in California, Harris è stata procuratrice generale della California (2011-2017), diventando la prima donna e la prima persona di colore a capo dei servizi giudiziari dello Stato più popoloso del Paese. E’ stata senatrice, prima donna di origine indiana in questo ruolo.

Nel 2020 Biden la nomina sua vice, anche come simbolo dell’America multietnica. Tra le sue battaglie, ha difeso con forza il diritto all’aborto, le differenze di genere e la lotta alle diseguaglianze sociali. Ha fatto però qualche passo falso su questioni delicate di diplomazia e immigrazione come quando in Guatemala in un discorso disse ai migranti di “non venire”. Ha sempre dato un’immagine di sé sorridente e rilassata, il marito Doug Emhoff, “Second Gentleman”, è rimasto un po’ in disparte.

La stampa americana l’ha talvolta giudicata priva di statura, cosa che i suoi sostenitori hanno spiegato come un pregiudizio sessista. Anche Vogue l’ha criticata per essersi presentata a volte in modo poco formale, con le sneakers. Ma la sua preparazione giudiziaria e il suo curriculum, qualora venisse designata come candidata per la Casa Bianca, potrebbero rivelarsi importante per tenere testa a Trump alle prese con diversi problemi legali.

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