Ken Loach a Roma: dopo la Brexit più dura la vita dei lavoratori
Dal 2 gennaio il nuovo film “Sorry we missed you” VIDEO
A 83 anni Ken Loach non molla e nel nuovo film, “Sorry we missed you”, nei cinema dal 2 gennaio, denuncia lo sfruttamento dei lavoratori. Il protagonista consegna pacchi a domicilio per una ditta in franchise, guidato da una macchinetta che ne controlla movimenti, orari, e traccia tutta la merce: 14 ore al giorno, senza garanzie, senza ferie né permessi malattia, con spese a suo carico per ogni inconveniente. Nessuna traccia di sindacati, le regole le detta la legge del profitto e la tecnologia è il suo braccio armato.
Il regista, a Roma per presentare il film spiega: “Due terzi dei lavori negli ultimi dieci anni sono diventati precari, i lavoratori hanno molti meno diritti, ed è colpa dei sindacati e della sinistra perché non hanno lottato contro tutto questo. Nel nostro Paese c’è stato il catastrofico fallimento di Tony Blair, che ha anche contribuito alla morte di migliaia di persone in Iraq, e ha contribuito alla perdita dei diritti dei lavoratori. E’ l’ala destra del partito social democratico, che purtroppo è in tutta Europa. Ecco perché siamo a questo punto, e dobbiamo lottare per una diversa analisi e un diverso programma”. Nel Paese dove hanno appena trionfato i conservatori secondo Loach il futuro dei lavoratori sarà ancora più cupo: “Con un governo di estrema destra il business governerà tutto e l’accordo commerciale con l’America renderà ancora più dura la vita dei lavoratori perché il valore delle importazioni in America sarà più economico, e se vogliamo competere sui prezzi anche il lavoro dovrà costare di meno”.
E alla domanda cosa ne pensi dei movimenti di protesta che ci sono oggi in Europa, da quelli per la protezione dell’ambiente, ai gilet jaune in Francia alle Sardine in Italia, Loach risponde: “Credo sia bellissimo che esistano questi movimenti, li appoggio. La domanda è perché succedono queste cose, e quale è il programma politico ora: è una cosa che richiede analisi, discussioni, coinvolgimento democratico. Devono andare oltre una semplice manifestazione, altrimenti il rischio è che il programma venga imposto dall’esterno. Una manifestazione può essere un buon punto d’inizio ma non può essere il punto finale”.