Politica

“Khamenei è malato: poteri al figlio”. E’ giallo sulla guida suprema dell’Iran

La Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, sarebbe gravemente ammalato tanto da aver trasferito i poteri al figlio Mojtaba Khamenei. Al momento la notizia è stata diffusa su Twitter dal giornalista Momahad Ahwaze, secondo il quale, Khamenei ha dovuto annullare un incontro con il presidente Hassan Rohani, perché le sue condizioni si sono aggravate nella notte. Su Twitter, Ahwaze – che scrive in arabo- sostiene che sue fonti in Iran molti sarebbero “preoccupate” dell’aggravarsi delle condizioni di salute dell’anziano leader, ormai 81enne. Ahwaze – le cui rivelazioni non sono confermate ufficialmente- aggiunge che non sono chiare le cause dell’aggravamento delle condizioni del leader ma che potrebbero essere legate a un cancro alla prostata. Ahwaze, che ha un buon seguito su Twitter, all’inizio dell’anno era stato molto attivo nel denunciare l’epidemia di Covid-19 nel Paese, quando le autorità cercavano di nasconderla. Il figlio 51enne di Khamenei, Sayyid Mojtaba Hosseini Khamenei, attualmente guida diversi importanti dipartimenti di sicurezza e intelligence nel Paese. 

Il leader politico e religioso aveva già mostrato un deterioramento delle condizioni di salute in passato e sarebbe affetto da un cancro alla prostata. Tuttavia, sorgono dubbi sulla veridicità delle rivelazioni di Ahwaze, in particolare sulla decisione insolita della guida suprema di trasferire il potere al figlio anche se temporaneamente. Negli ultimi sei anni da quando il leader supremo iraniano Ali Khamenei ha subito un intervento chirurgico alla prostata, ci sono state numerose speculazioni su chi potrebbe succedere all’81enne se morisse o si ammalasse tanto gravemente da non poter governare. Il figlio Mojtaba è sicuramente uno tra i candidati per la successione e in questi anni ha visto accrescere il suo potere, soprattutto tra i Guardiani della rivoluzione iraniana, i cosiddetti Pasdaran, che rappresentano la spina dorsale della sicurezza iraniana e anche dell’economia, gestendo le aziende chiave dei settori strategici: petrolio, industria pesante e della difesa. Tuttavia, è improbabile che una figura come Mojtaba Khamenei venga realmente favorito dall’Assemblea degli esperti del paese, dominata da ayatollah con competenze religiose.

Secondo la costituzione iraniana, gli ayatollah scelgono il successore e Khamenei non è un re che può semplicemente trasferire il ruolo a suo figlio. Il capo della magistratura iraniana, Ebrahim Raisi, sarebbe probabilmente il favorito degli ayatollah. Nell’agosto 2019, c’è stato un picco nelle speculazioni su Raisi che emergeva come il principale candidato a succedere a Khamenei. Come Mojtaba, Raisi fa parte dell’élite ultra conservatrice e negli ultimi anni ha cercato di migliorare la sua immagine agli occhi dell’opinione pubblica avviando alcune riforme del sistema giudiziario. La candidatura di Raisi sarebbe sostenuta dallo stesso Khamenei che ha appoggiato la nomina del capo della magistratura alla presidenza della Fondazione Astan Quds Razavi e del Santuario Imam Reza nella città di Mashhad. Altri possibili nomi per un eventuale successione come nuova guida suprema sono quello dell’attuale presidente Hassan Rohani e il predecessore di Raisi alla guida della magistratura, Sadeq Larijani.

Nonostante sia un membro dell’establishment politico religioso dell’Iran, Rohani è percepito come un moderato e maggiormente aperto verso l’Occidente rispetto al resto dell’élite iraniana e sarebbe più propenso a cercare di disinnescare crisi invece di esacerbarle. Tuttavia dopo due mandati alla presidenza culminati con l’accordo sul nucleare del 2015, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un declino della figura di Rohani, soprattutto dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo e la re-imposizione delle sanzioni economiche a cui è seguita una devastante crisi. In Iran circolano anche voci su una lista segreta della rosa dei possibili successori di Khamenei in caso di una improvvisa uscita di scena, oltre ai timori di un colpo di mano dei Pasdaran mirato a ridurre il potere dell’élite religiosa.

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