Politica

Dopo la batosta elettorale, il M5s rinsalda le poltrone: “Il governo deve andare avanti”

Dopo la batosta elettorale, il M5s rinsalda le poltrone. Il governo deve andare avanti e lo deve fare fino alla scadenza naturale del 2023. E su questo, nella galassia pentastellata, sembra non esserci alcun dubbio. Si punta sui temi e sugli obiettivi da raggiungere, rivendicando quanto finora portato a buon fine. E il Movimento deludera’, spiega il capo politico reggente, Vito Crimi, chi lo da’ per morto. Ma la discussione interna, dopo il risultato delle regionali in Emilia Romagna e Calabria, e’ accesa. Due sono i fronti, al netto delle critiche che, secondo quanto si apprende, vengono fatte ai vertici del Movimento e a Luigi Di Maio, per aver dimenticato totalmente i territori, organizzato campagne elettorali in troppo poco tempo, ad esempio. Ma, soprattutto, tanto piu’ alla luce del risultato elettorale, il tema di fondo e’ se proseguire con la linea della ‘terza via’ – fortemente voluta dall’ex capo politico e su cui resterebbero schierati i ‘dimaiani’ – o prendere atto del ritorno del bipolarismo Movimento che fino ad ora a rifiutato alleanze, ma costretto dalla legge elettorale, ha governato prima con la Lega e poi con il Pd.

La richiesta di posizionamento di M5s, intanto, resta fra le opzioni da porre sul tavolo. Dei risultati delle Regionali, con ogni probabilita’ si parlera’ domani sera in un’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari. All’ordine del giorno della riunione ci sono le comunicazioni del capo politico reggente e il crono programma di governo, anche se restano comunque sullo sfondo gli stati generali del Movimento che si stanno costruendo e che saranno il tema principale di un nuovo incontro, gia’ fissato il 4 febbraio. “Noi stiamo dando l’esempio che la politica si puo’ fare in maniera diversa, parlando di meno e badando ai risultati”, sottolinea Vito Crimi, commentando l’esito delle amministrative e “ora non resta che continuare a lavorare pancia a terra con il governo che, dopo queste elezioni, deve proseguire nel suo percorso”. E ancora: “Il voto delle regionali ha sempre visto il Movimento raccogliere risultati inferiori rispetto alle tornate nazionali, ma va riconosciuto che in Calabria ed Emilia Romagna i risultati sono stati inferiori alle aspettative. Questo pero’ non ci induce ad arrenderci: semmai e’ vero il contrario”, aggiunge. “Abbiamo gia’ avviato il lavoro di organizzazione che ci consentira’ un maggiore coordinamento e ci permettera’ di essere piu’ presenti sui territori. Sara’ fatica e sudore, ma so che siamo in grado di farlo. A una condizione: quella di restare uniti, di non lasciarsi irretire da facili sirene, di ricordare sempre quali sono gli obiettivi e le motivazioni che ci hanno portati nelle istituzioni e alla guida del Paese”, chiarisce.

Il ministro D’Inca’ invece osserva che “i numeri, come quelli venuti fuori dalle regionali in Emilia Romagna e in Calabria, sono un’indicazione importante su cui riflettere, e lo si fara’ certamente durante gli stati generali del Movimento 5 Stelle di marzo, ma non possono essere un dato su cui fondare speculazioni in merito al futuro del Movimento, del Governo o del Paese. L’Esecutivo nazionale sta continuando a lavorare, con un orizzonte fino al 2023, per portare a termine le riforme in programma”. Sulla stessa lunghezza d’onda del ministro, circa la durata del Governo, il presidente della commissione Affari costituzionali, Sergio Brescia, che aggiunge: “Le elezioni amministrative e regionali non hanno influenza sugli equilibri nazionali, ne’ in un senso, ne’ nell’altro. Non sarebbe caduto il governo con la vittoria di Salvini e non si dovranno rivedere gli obiettivi assecondando di piu’ il centrosinistra in virtu’ della vittoria di Bonaccini in Emilia Romagna. Questo sia chiaro”. Il Movimento ha “preso degli schiaffi clamorosi in queste elezioni regionali. Questa situazione e’ stata causata dalla gestione fallimentare del Movimento a livello locale: numerose sconfitte una dietro l’altra”, scrive su Facebook Fabio Berardini, deputato M5s. “La riorganizzazione, dal mio punto di vista, andava fatta circa tre anni fa. Rischiamo di aver chiuso la stalla quando sono scappati i buoi e questa e’ precisa responsabilita’ di chi avrebbe dovuto intervenire. Bisognava puntare molto di piu’ sui comuni e sui consiglieri comunali che, al contrario, sono stati lasciati completamente in abbandono ed ora ne stiamo pagando le conseguenze”, nota.

“Dal punto di vista politico, la teoria del terzo polo non sembra funzionare affatto. Tant’e’ che in Emilia Romagna ed in Calabria saremo condannati pressoche’ all’irrilevanza. Dobbiamo scegliere da che parte stare. Subito. Ora rialziamoci ed andiamo avanti con tutta la forza che abbiamo”, osserva ancora. “Ora bisogna riaprire subito i tavoli con il centrosinistra in tutte le regioni sulle prossime amministrative 2020 e dove possibile trovare accordi sui temi e sui contenuti a partire dall’ambiente, sanita’ e beni comuni”, chiede Antonio Zennaro. Sergio Battelli parla di un disastro alle ultime elezioni regionali: “non e’ colpa di Luigi, non e’ colpa dei candidati, non e’ colpa della ‘stampa brutta e cattiva’, la colpa e’ unicamente nostra e mi sono davvero rotto le scatole di guardarmi attorno e vedere solo autoreferenzialita’”, scrive. “Occorre schierarsi. Non parlo di alleanze, ma di posizionamento. Il ritorno del bipolarismo e’ un dato di fatto da mesi, a livello globale. Negarlo non significa che non esista, anzi! Io credo e auspico, come dico da tempo, che il Movimento si schieri apertamente e definitivamente in un campo progressista di centro sinistra, portando i propri temi e i tratti di novita’ che e’ ancora in grado di produrre ma che non trovano rappresentanza in una terza via che, e’ evidente, nel Paese nessuno vede”, spiega a chiare lettere Paolo Lattanzio.

Non cosi’ la viceministra al Mef Laura Castelli che sposa la linea della terza via: ‘la terza via’ ha permesso a questo Paese di trovare stabilita’ laddove una legge elettorale non garantiva la governabilita’. ‘La terza via’ e’ quella che ha dimostrato di poter andare oltre le ideologie e realizzare cose che questo Paese chiedeva da 20 anni: Reddito e Pensione di Cittadinanza, agevolazioni per le partite iva, Quota 100, legge anticorruzione, abolizione della prescrizione, via vitalizi e pensioni d’oro, 10.000 assunzioni nelle forze dell’ordine, 1.5 mld per i truffati delle banche, 1 mld per l’innovazione, il decreto dignita’, la class action, il codice rosso, stop a nuove trivellazioni, ecobonus per le auto elettriche, 11 mld contro il dissesto idrogeologico, tempo pieno nelle scuole, stop all’aumento dell’iva, decreto clima, blocco pedaggi autostradali, 4 mld per il green new deal, taglio del cuneo fiscale, stop alla pubblicita’ del gioco d’azzardo, aumento stipendi vigli del fuoco, assunzione di 50.000 insegnanti precari – ricorda – ‘La terza via’ e’ quella che si prende ogni giorno la responsabilita’ di andare oltre il consenso pur di lottare contro potentati e grandi lobby. Siamo noi. Quelli che da 10 anni percorrono una strada e che ora sono pronti per tracciarne una nuova, senza dimenticare che l’impossibile non esiste”.

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