Cronaca

La battaglia per liberazione di Mosul entra in fase decisiva, Isis senza via di fuga

La battaglia per la liberazione di Mosul, roccaforte irachena dello Stato Islamico (Isis), entra nella sua fase decisiva. Le forze governative hanno tagliato ogni collegamento tra la ‘capitale’ dei jihadisti e il territorio siriano, fino a ieri da loro controllato. Non solo, ma da oggi, con la distruzione dell’ultimo ponte sul Tigri in un raid aereo della coalizione internazionale a guida Usa, i combattenti del Califfato che resistono alle forze lealiste nei quartieri orientali non hanno più alcuna possibilità di ricevere rifornimenti o fare rotazioni delle truppe. Il tutto con i civili intrappolati nel fuoco incrociato. In cerca di nuovo slancio, le forze d’elite di Baghdad hanno guadagnato terreno, entrando in profondità, soprattutto nella parte orientale della città che si trova sulla sponda destra del Tigri, il fiume che divide in due Mosul. Intanto, per galvanizzare le sue truppe, il premier Haider Abadi ha fatto oggi una visita a sorpresa al fronte.

Con un comunicato il premier ha fatto sapere di essere arrivato all’aeroporto di Tel Afar, bastione Isis a una sessantina di chilometri a Ovest di Mosul, liberato lo scorso 17 novembre dalle milizie sciite. Negli ultimi giorni, ripreso l’aeroporto di tel Afar, le forze irachene hanno tagliato la principale linea di rifornimenti che da Mosul porta al confine con la Siria, dove controlla ancora la sua altra capitale Raqqa. Da parte sua, Maan al-Saadi, portavoce delle forze antiterrorismo (CTS), ha detto a France Presse che le sue forze sono entrate oggi nel quartiere di Al-Khadraa: “Non possono fuggire. Hanno due scelte: arrendersi o morire”, ha detto. “L’avanzata dei governativi a Sud e Sud-est della città, ha iniziato a prendere slancio e questo a nostro avviso rappresenta davvero una svolta”, ha detto invece il portavoce della coalizione colonnello Usa John Dorrian. “Stanno reagendo all’avanzata e questo sfilaccia le loro difese”, ha aggiunto il colonnello.

LOTTA DURA “E’ una lotta straordinariamente dura, brutale, ma è inevitabile: Gli iracheni stanno per batterli”, ha detto Dorrian. Secondo il comandante del CTS, “il 40 per cento della parte orientale di Mosul è stata ormai ripreso”. Le forze irachene hanno lanciato una grande offensiva il 17 ottobre per riprendere Mosul, dove Abu Bakr al-Baghdadi ha proclamato un califfato nel 2014. La città è attaccata da tutte le quattro direttrici: da Est e Ovest e da Nord come da Sud dove i lealisti sono arrivati a una breve distanza dell’aeroporto cittadino che sta alla periferia del capoluogo. Tra le forze schierate a Sud e Ovest della città ci sono i combattenti di “al Hashed al-Shaabi” (Mobilitazione Popolare), alleanza paramilitare sciita dominata da milizie filo-iraniane. Questi hanno focalizzato le loro operazioni su Tal Afar, una grande città ancora tenuta dall’Isis che si trova a Ovest di Mosul e ieri hanno annunciato di aver tagliato la strada principale tra Mosul e la Siria. Sul versante orientale della città i lealisti si aspettavano minore resistenza rispetto alla parte occidentale, ma finora non è stato così e le forze d’elite dell’esercito che hanno dovuto affrontare momenti difficili.

CIVILI INTRAPPOLATI Per fermare i lealisti, i combattenti dell’Isis, che si spostano grazie ad una intricata rete di tunnel, ricorrono a numerosi cecchini e soprattutto a kamikaze ed autobombe, di cui sembrano esserci riserve senza fine. Dall’inizio dell’offensiva, le autorità di Baghdad non annunciano il numero delle vittime, ma soldati dell’esercito hanno ammesso di essere rimasti sorpresi della forte resistenza che hanno affrontato. L’intensità dei combattimenti è uno dei fattori che impediscono ai civili di fuggire verso i campi allestiti intorno a Mosul. Le Nazioni Unite si aspettavano circa 200.000 rifugiati nelle prime settimane dell’offensiva, ma sinora gli sfollati registrati sono appena un terzo rispetto alla stima iniziale. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni ha fatto sapere oggi che circa 76.000 persone hanno lasciato le loro case dal 17 ottobre: circa 7.000 hanno già fatto ritorno. Finora le autorità hanno incoraggiato gli abitanti a rimanere nelle loro abitazioni. E questo mentre le forze irachene stanno combattendo casa per casa. Evacuare la popolazione permetterebbe ai governativi di utilizzare l’artiglieria e raggiungere risultati più rapidi, ma la leadership irachena vuole impedire la completa distruzione di Mosul. Il primo ministro Haider al-Abadi ha più volte promesso di liberare la città entro la fine del 2016.

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