La Banca centrale europea ha rotto gli indugi e deciso l’attesa “ricalibrazione” degli stimoli monetari, facendo leva sul principale strumento non convenzionale di cui si avvale da anni, cioè il programma di acquisti di titoli pubblici e privati. Da gennaio, ha annunciato il presidente Mario Draghi al termine del Consiglio direttivo, la mole mensile degli acquisti verrà dimezzata a 30 miliardi di euro. Ma al tempo stesso questo livello andrà avanti per altri 9 mesi, fino a tutto settembre, per un ammontare complessivo quindi di 270 miliardi. E di fatto Draghi ha lasciato chiaramente intendere che il Quantitative easing proseguirà anche oltre, visto che “certamente il programma di acquisti di titoli non si fermerà di colpo, non è mai stata la nostra idea”. Peraltro, contestualmente a questa decisione la Bce ha anche stabilito di mantenere “ben oltre” la futura conclusione degli acquisti netti di titoli il meccanismo di pieno riacquisto dei bond giunti a maturazione, che implicherà a sua volta volumi per diversi miliardi di euro al mese dal prossimo anno. Insomma un pacchetto di misure tale che Draghi ci ha tenuto a precisare che non si può parlare di “tapering” ma unicamente di “riduzione” degli acquisti. Peraltro non c’è un tetto massimo complessivo a quanto la Bce possa accumulare in bilancio con questa manovra. Sembra quindi una sorta di compromesso che ha cercato di mediare tra chi voleva evitare orientamenti interpretabili dai mercati come una vera manovra restrittiva in grado di creare impedimenti alla ripresa, le “colombe” tra cui viene annoverato lo stesso Draghi, e coloro che invece invocando i rischi insiti dal persistere di questi massicci stimoli monetari invocavano – i falchi guidati dal tedesco Jesn Weidmann della Bundesbank – una normalizzazione più rapida. Forse sbilanciato ancora a favore delle colombe. Le decisioni prese oggi “non sono state unanimi – ha poi aggiunto il presidente – la discussione ha spaziato tra il consensus e una ampia maggioranza a seconda degli argomenti. Una ampia maggioranza del Consiglio ha preferito lasciare aperta la questione della fine degli stimoli”.[irp]
Stimoli che restano necessari in misura rilevante affinché una ripresa economica giudicata “ampia e solida” continui a sostenere il ritorno dell’inflazione verso i valori obiettivo della stessa Bce. Perché formalmente è a questo scopo che l’istituzione monetaria sta somministrando vitamine all’economia: riportare il caro vita che ormai diversi mesi fa deviava pericolosamente verso la deflazione a livelli ritenuti adeguati, cioè poco sotto il 2 per cento. Positiva la reazione dei mercati, dove l’euro è repentinamente calato accentuando il ribasso mentre Draghi aggiungeva dettagli e rassicurazioni. Da 1,18 dollari cui si attestava prima degli annunci è sceso fin sotto 1,17. Le Borse europee intanto hanno siglato la seduta al rialzo, con un vigoroso più 1,16 per cento di Milano, più 1,50 per cento di Parigi e più 1,39 per cento di Francoforte. E anche il cruciale comparto dei titoli di Stato ha tirato un sospiro di sollievo, dove lo spread tra Btp decennali e Bund tedesco è calato di 7 punti base a quota 154 mentre i rendimenti sono scesi appena sotto il 2 per cento. Niente domande infine al presidente Bce, ed ex governatore della Banca d’Italia sulla conferma di Ignazio Visco alla guida dell’istituzione di Via Nazionale, formalizzata con la proposta del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Su un altro tema oggetto di polemiche nella Penisola è invece intervenuto il vicepresidente Vitor Constancio. Le proposte Bce si inasprimento dei criteri di copertura dei crediti deteriorati delle banche, ha affermato, aggiungono “poco” rispetto a quanto già previsto dagli standard contabili internazionali che scatteranno da gennaio e comunque riguardano i nuovi flussi di Non performing loans.[irp]