Con quasi quattro milioni di firme a una petizione per un secondo referendum, sono in molti i britannici che si chiedono se vi è realmente qualcosa da fare per fermare la Brexit ed evitare che il Regno Unito esca dall’Europa. Secondo gli esperti, sì, la Brexit può essere fermata o ribaltata (da un altro voto) e nella maggior parte dei casi ipotizzati dipenderebbe dal Parlamento. A seguire i cinque scenari più gettonati.
Elezioni anticipate e nuovo governo europeista. Le elezioni anticipate potrebbero fermare la Brexit, afferma il commentatore liberal democratico, Mark Pack. L’insediamento di un nuovo governo eletto e fortemente filo-Ue – certamente non a guida Tory – potrebbe decidere di procedere contro l’esito del referendum. Secondo il blogger una catena di eventi potrebbe portare alla fine a stoppare la Brexit. Pack sostiene che il primo passo sia quello di estromettere dalla guida del Labour Jeremy Corbyn e di sostituirlo con un leader pro-Ue. Di conseguenza anche i conservatori eleggeranno un nuovo leader. Dopo questa duplice elezione i due potrebbero arrivare ai ferri corti e provocare elezioni politiche anticipate. I Tories dovranno perdere la maggioranza per permettere di dire al leader europeista del Labour Party: `I partiti a favore del mantenimento della Gran Bretagna nell’Ue hanno vinto la maggioranza dei voti e dei seggi e noi voteremo contro la Brexit”.
Un voto del Parlamento. Un voto del parlamento potrebbe fermare la Brexit. Il referendum è stato infatti consultivo, non è vincolante e certamente l’uscita dall’Ue dovrà passare per una ratifica parlamentare. David Lammy, deputato per Tottenham, è stato molto chiaro. “Svegliatevi. Non siamo costretti a farlo. Possiamo fermare questa follia tramite un voto del Parlamento. Il nostro Parlamento sovrano deve votare per sancire una uscita dall’Ue”. La first minister scozzese Nicola Sturgeon ha ipotizzato che il parlamento di Edinburgo possa bloccare la Brexit, mettendo un veto che potrebbe paralizzare la ratifica parlamentare a Londra.
Un secondo referendum. Un secondo referendum potrebbe essere la risposta per sottrarsi alla Brexit. Quasi quattro milioni di britannici hanno firmato una petizione per chiedere al governo di adottare un nuovo regolamento, secondo il quale, se il voto per il “Remain” o il “Leave è inferiore al 60% sulla base di un’affluenza di meno del 75% della popolazione, ci sarebbe un secondo referendum. C’è il problema però della retroattività. E buona parte degli analisti e anche dei giuristi fa notare che sarebbe un’iniziativa altamente anti-democratica.
Bloccare la modifica delle leggi. Il Regno Unito non può lasciare l’Ue prima di aver adottato una serie di aggiustamenti legislativi necessari per questo suo nuovo status. I deputati possono fermare o ritardare questo processo votando contro questo corpo di leggi, impedendo così al Paese di uscire dall’Europa.
Non invocare l’Articolo 50. Il Trattato di Lisbona, firmato nel dicembre 2007, è la più recente Costituzione dell’Unione europea e l’Articolo 50 è a disposizione degli Stati che volessero lasciare l’Unione. Se il Regno Unito non invocherà quest’Articolo, non potrà neanche dare inizio alla procedura di secessione dall’Ue. Subito dopo l’eventuale invocazione di quest’Articolo, inizia un periodo di due anni durante il quale la Gran Bretagna dovrebbe avviare dei negoziati per le sue relazioni post-Brexit con il resto dell’Unione che potrebbero essere molto lunghi. Il premier dimissionario David Cameron ha prospettato l’avvio dei negoziati dopo l’insediamento di un suo successore. E ha messo in chiaro che al prossimo vertice Ue, domani e mercoledì, non chiederà di far scattare il fatidico articolo.