La burocrazia costa a 4,5 milioni di euro alle piccole imprese: un euro ogni 10 minuti, 6 euro all’ora, 48 euro ogni giorno lavorativo, 11mila euro all’anno. E porta alla sbalorditiva cifra di 5 miliardi di euro. La fotografia delle condizioni reali della burocrazia nel Paese è in questi numeri. Lo rileva un’analisi della Cna. Un solo esempio, fra i tanti: nell’era della communication and information technology (lo certifica un recentissimo sondaggio della Cna condotto su 2.400 imprese) è paradossale che per le piccole imprese italiane una normale interazione online con la pubblica amministrazione resti ancora un obiettivo lontano. Il livello di informatizzazione della P.A. è infatti giudicato del tutto inadeguato rispetto alle necessità delle imprese da circa il 53%. L’inadeguatezza del livello di informatizzazione della P.A. si evince soprattutto dalla scarsa capacità di interagire online con l’operatore pubblico: in media, solo una impresa su tre (meno del 30%) riesce a sbrigare più della metà delle pratiche per via telematica. Il rapporto “Doing Business 2015” esamina la situazione in cui operano le imprese di 189 paesi, per esempio a quali condizioni possono lanciare la loro attività, aver accesso all’elettricità e a crediti o ottenere permessi di importazione o esportazione. L’Italia risulta solo al 56esimo posto nella graduatoria dei paesi dove è più facile fare impresa, purtroppo dietro sia alle principali economie europee (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito) sia a Stati Uniti e Giappone.
Il freno allo sviluppo esercitato dalla burocrazia si fa sentire quando si considerano i tempi per l’ottenimento delle licenze edilizie (l’Italia è addirittura al 116esimo posto) sia, soprattutto, quando si considera l’efficienza della giurisprudenza: la lentezza dei procedimenti relega infatti il Paese appena al 146esimo posto quando si considerano i tempi necessari per fare rispettare l’esecuzione dei contratti. Anche sul versante della burocrazia attinente al fisco, l’Italia è in affanno. Sul piano delle tasse e delle imposte, siamo al 141esimo posto, segno che nel mondo il nostro Paese viene considerato “inospitale” dal punto di vista delle regole fiscali. Da notare che nel Paese il pagamento delle tasse sottrae 269 ore l’anno all’attività delle imprese. si tratta di un dato che, con la sola eccezione del Giappone (330 ore annue per pagare le tasse) ci pone in grave ritardo rispetto alle Altre grandi economie mondiali dove il numero di ore necessarie per il pagamento delle tasse varia tra le 218 della Germania e le 110 del Regno Unito).