La caduta di Damasco e la fuga di Assad: il mistero sul destino del presidente
Gli insorti guidati dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) hanno annunciato la completa conquista della città segnando la fine del regime di Bashar al-Assad
La storia millenaria della Siria ha raggiunto un momento cruciale. Nelle prime ore di questa mattina, gli insorti guidati dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) hanno annunciato la completa conquista di Damasco, segnando la fine del regime di Bashar al-Assad dopo oltre cinque decenni di dominio della famiglia alawita.
La capitale siriana è stata il teatro di festeggiamenti senza precedenti, mentre il presidente Assad risulta scomparso dalla scena politica, con voci che lo collocano già in esilio in Iran o in Russia.
La caduta di Damasco rappresenta il culmine di un’offensiva lampo iniziata appena dieci giorni fa dalla provincia settentrionale di Idlib, che ha travolto le difese governative in uno scenario di caos e diserzioni tra le forze lealiste. Mosca e Teheran, storici alleati del regime siriano, appaiono in ritirata, incapaci di fermare l’avanzata ribelle.
Una marcia trionfale di dieci giorni
L’offensiva ribelle è stata rapida e inaspettata. Partita il 27 novembre dalla provincia di Idlib, nel nord-ovest della Siria, ha attraversato città strategiche come Aleppo, Hama e Homs, superando con facilità le difese governative e quelle dei loro alleati. Le roccaforti di Mosca e Teheran, inclusa la città di Homs, sono cadute nel giro di poche ore. La vittoria a Damasco, descritta come “storica” dal leader di HTS Abu Mohammed al-Jolani, ha lasciato il regime senza possibilità di reazione.
Secondo fonti locali e internazionali, le forze governative, insieme ai miliziani di Hezbollah e ad alcune unità iraniane, hanno abbandonato posizioni strategiche senza opporre resistenza significativa. Le difese russe, comprese quelle nelle basi di Tartus e Latakia, si sono concentrate esclusivamente sulla protezione degli interessi diretti del Cremlino, lasciando il resto del Paese alla mercé dei ribelli.
La rapidità con cui la capitale è stata conquistata riflette il crollo di un regime che per anni ha basato la propria sopravvivenza sull’aiuto esterno. L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani ha riportato che l’offensiva ribelle ha causato finora almeno 910 morti, di cui 138 civili.
La fuga di Assad: il mistero sul destino del presidente
Bashar al-Assad, al potere dal 2000 dopo aver ereditato la presidenza dal padre Hafez, risulta irreperibile. Mosca ha confermato che il presidente siriano ha lasciato il Paese, annunciando che “si è dimesso dalla sua carica”. Fonti iraniane sostengono che Assad sia a Teheran, dove starebbe negoziando un esilio sicuro. Altri rapporti indicano che possa trovarsi in Russia, ma il suo ufficio a Damasco ha negato ogni notizia di fuga, affermando che il presidente è ancora nella capitale.
L’eventuale esilio di Assad rappresenterebbe un duro colpo per l’Iran e per Hezbollah, principali sostenitori del regime siriano. Per Mosca, invece, la perdita della Siria potrebbe segnare un significativo ridimensionamento della sua influenza nel Mediterraneo orientale, compresa la sua base navale di Tartus.
Damasco festeggia: la fine di 50 anni di dominio del partito Baath
Nelle prime ore del mattino, le immagini trasmesse da diverse emittenti, tra cui BBC e CNN, hanno mostrato migliaia di residenti scesi in strada per celebrare la caduta del regime. Scene di giubilo hanno animato le piazze della capitale, con cittadini che calpestavano la statua abbattuta di Hafez al-Assad, il padre di Bashar, che governò il Paese dal 1970 al 2000 con il pugno di ferro.
La moschea degli Omayyadi, uno dei simboli più importanti di Damasco, è diventata il centro dei festeggiamenti. Abu Mohammed al-Jolani, leader di HTS, ha parlato per la prima volta alla Tv di Stato siriana, dichiarando: “Il futuro è nostro. Questo è un giorno storico, un nuovo capitolo per la nazione islamica e per tutta la regione”.
Nonostante i festeggiamenti, al-Jolani ha ordinato ai suoi uomini di non sparare in aria, un messaggio volto a mantenere ordine nella capitale. Tuttavia, sporadici spari celebrativi sono stati uditi nelle strade.
Le istituzioni pubbliche sotto controllo ribelle
Subito dopo l’ingresso a Damasco, i ribelli hanno preso il controllo delle principali istituzioni statali, inclusa l’emittente radiotelevisiva nazionale. Il carcere militare di Sednaya, famigerato per le torture e le esecuzioni, è stato “liberato”. Migliaia di detenuti, incarcerati per motivi politici durante il regime degli Assad, sono stati rilasciati.
Nonostante il controllo ribelle, al-Jolani ha dichiarato che le istituzioni pubbliche rimarranno operative sotto la supervisione dell’ex primo ministro, Mohammed Ghazi Jalali, fino alla formazione di un nuovo governo. Jalali ha già espresso la sua disponibilità a dialogare con l’opposizione e a organizzare libere elezioni.
La risposta internazionale: tra cautela e preoccupazione
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha convocato una riunione di emergenza con il suo team per la sicurezza nazionale, sottolineando l’importanza di monitorare gli sviluppi in Siria. Donald Trump, invece, ha ribadito la sua posizione isolazionista, dichiarando che “gli Stati Uniti non dovrebbero farsi coinvolgere”.
Da Israele, il premier Benyamin Netanyahu ha descritto la caduta di Assad come “un giorno storico per il Medio Oriente”. Netanyahu ha attribuito il crollo del regime agli sforzi israeliani contro Hezbollah e l’Iran, considerati i principali sostenitori di Assad.
A Doha, i ministri degli Esteri di Russia, Iran e Turchia si sono incontrati per discutere una soluzione politica. Mosca e Teheran hanno richiesto negoziati per garantire stabilità, ma entrambe le nazioni sembrano incapaci di influenzare ulteriormente gli eventi sul terreno.
Il futuro della Siria: un equilibrio fragile
La caduta del regime di Assad apre scenari incerti. Sebbene i ribelli festeggino, il rischio di ulteriori conflitti interni rimane alto. Il processo di transizione politica, che potrebbe iniziare a Ginevra con il coinvolgimento di attori internazionali e locali, sarà cruciale per evitare un vuoto di potere.
La Siria, devastata da oltre un decennio di guerra civile, si trova ora di fronte alla sfida di ricostruire un sistema politico che rappresenti tutti i suoi cittadini. Tuttavia, la presenza di gruppi estremisti come HTS e le rivalità regionali potrebbero complicare il cammino verso la pace.
Il Medio Oriente, già scosso da anni di instabilità, guarda con apprensione agli sviluppi in Siria, consapevole che ciò che accade a Damasco avrà ripercussioni su tutta la regione. La caduta di Assad è senza dubbio un evento storico, ma la vera sfida inizia ora.