Dopo due sentenze a favore di una coppia di mamme che si sono sposate in Spagna, una delle quali è la mamma biologica di una bambina di sei anni, la procura della Cassazione, lo scorso 27 maggio, aveva chiesto di passare la parola alle sezioni unite civili o di accogliere il ricorso della procura di Roma che si è opposta all’ok alla adozione da parte della compagna della mamma della bimba. In particolare, il pg Francesca Ceroni, ai giudici della prima sezione civile, aveva sottolineato che “solo le sezioni unite possono evitare che in Italia si crei una situazione a macchia di Leopardo” e magari in un tribunale si riconosca la stepchild adoption e in un altro no. Da qui la richiesta di rinviare la parola alle sezioni unite o di accogliere il ricorso della procura di Roma. In particolare, il sostituto procuratore generale ha evidenziato che la legge Cirinnà appena approvata ha stralciato la stepchild adoption e che “la legge 184 dell’83 alla quale si può al momento fare riferimento si occupa solo di infanzia abusata, abbandonata, maltrattata e di genitori in difficoltà. Qui invece abbiamo il caso di una bambina amata e curata dal genitore biologico”. Tesi che la prima sezione civile presieduta da Salvatore Di Palma non ha condiviso convalidando il precedente giudizio di appello.