La casta scricchiola, via i rimborsi viaggio per gli ex onorevoli

La casta scricchiola, via i rimborsi viaggio per gli ex onorevoli
6 agosto 2015

di Alberto Di Majo

La Camera lascia a piedi gli ex deputati. Ci sono voluti anni di proteste e di tentativi falliti ma ieri, finalmente, Montecitorio ha deciso di togliere agli ex onorevoli un privilegio irragionevole e costoso: il rimborso delle spese di trasporto. Ogni anno il bilancio ha stanziato 900 mila euro per pagare macchine con autista, biglietti di treni e di aerei ai parlamentari che sono stati eletti anche per una sola legislatura. Una somma da tagliare, su cui Il Tempo negli ultimi mesi ha fatto una battaglia determinata. Ecco il risultato. Ieri l’Aula ha votato un ordine del giorno presentato dal MoVimento 5 Stelle che elimina quella voce dal documento economico. Il testo del provvedimento chiede di “procedere all’immediata sospensione di tutti i plafond aperti e alla ricognizione e saldo dei viaggi già effettuati e quindi all’azzeramento delle risorse destinate a questo capitolo di bilancio per poi, a partire dal 1° gennaio 2016, eliminare totalmente la voce”. Sono esclusi dalla norma “quei servizi la cui fruizione è subordinata al pagamento di un corrispettivo o la cui erogazione non comporti oneri a carico della Camera”.

“Vittoria a 5 Stelle – esulta il segretario dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, Riccardo Fraccaro, deputato del MoVimento 5 Stelle – Dopo 2 anni e mezzo di battaglie è stato approvato il nostro ordine del giorno che abolisce le spese di viaggio degli ex deputati! Grazie a noi non faranno più gite con i soldi dei cittadini e risparmieremo quasi 1 milione di euro l’anno. Avanti così”. In questi giorni in cui si discute il bilancio interno della Camera, anche altre cifre colpiscono l’attenzione. Innanzitutto, i soldi spesi per pagare i vitalizi agli ex deputati. Con gli ex senatori sono più di duemila ad averne diritto. Ci costano più di 200 milioni di euro all’anno. La legge è cambiata nel 2012, per cui i deputati e i senatori di questa legislatura non avranno il vitalizio ma i contributi pagati come tutti gli altri lavoratori. Ma i vecchi resteranno. L’assegno varia rispetto alle legislature passate nel Palazzo, oscilla tra i 2 mila e i 7 mila euro netti al mese. Peraltro non mancano vere e proprie beffe. C’è chi ha conquistato il vitalizio con pochi giorni di mandato. Soltanto uno nel caso di Luca Boneschi, proclamato deputato il 12 maggio 1982 e dimessosi il giorno dopo. Ma allora la legge prevedeva di dare l’assegno anche in caso di scioglimento anticipato della legislatura o di dimissioni, previo versamento di pochi contributi.

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Altri due esponenti del Partito Radicale hanno conquistato il vitalizio dopo una settimana passata in Parlamento: Angelo Pezzana e Piero Craveri. Poi ci sono gli altri duemila. Nel 2014 soltanto Montecitorio ha speso quasi 140 milioni di euro per pagare i vitalizi, compresi quelli di reversibilità. Il Senato è arrivato a 82 milioni e mezzo. Come se non bastasse, le norme hanno sempre previsto che fosse possibile accumulare più vitalizi: uno come ex deputato o ex senatore e un altro come ex consigliere regionale o ex eurodeputato. Ci sono diversi casi che possono vantare una “collezione” del genere. C’è anche un’altra cosa da considerare. Il vitalizio si aggiunge alla pensione. Ecco perché alcuni ex politici ricevono ogni mese dallo Stato tre assegni diversi. Nella scorsa legislatura i vitalizi sono stati cancellati anche dalle Regioni. Nel Lazio era possibile ottenerlo a 50 anni, con un solo mandato alle spalle: 3 mila euro netti al mese. Ora, almeno, arriva una buona notizia dalla Camera. Gli ex si pagheranno treni e aerei con i soldi loro. Del resto, possono permetterselo.

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