La Chiesa critica l’accordo Ue sui migranti: occasione persa

La Chiesa critica l’accordo Ue sui migranti: occasione persa
26 aprile 2015

di Maurizio Balistreri

Sarà che una strage come quella di domenica scorsa al largo della Libia non era mai avvenuta. Sarà che l’Unione europea è particolarmente divisa. Sarà che nell’era di Papa Francesco i temi sociali e l’attenzione ai migranti è particolarmente alta nella galassia cattolica, mentre è scemata l’apprensione per questioni legate ai cosiddetti “valori non negoziabili” di un’altra epoca ecclesiale. A dare la misura di come sono evolute le priorità vaticane è stato, come di consueto, l’Osservatore Romano. Che, nei giorni scorsi, ha dedicato un corsivo, un pastone e un articolo di apertura in prima pagina all’immigrazione, e solo una breve cronaca di 13 righe all’approvazione, da parte del Parlamento italiano, del “divorzio breve”. La Chiesa cattolica, più in generale, ha bocciato sonoramente l’accordo raggiunto al vertice europeo straordinario che si è svolto nei giorni scorsi a Bruxelles sull’emergenza immigrazione.

OSSERVATORE ROMANO Voci critiche si levano dal Vaticano, dalla Conferenza episcopale italiana e dalle varie anime dell’associazionismo cattolico, dopo che già alla vigilia erano emerse apprensioni nette per le ipotesi, anticipate, di un blocco navale dei migranti in partenza. L’Europa “ha perso l’occasione per comprendere fino in fondo che la tragedia legata alle migrazioni mette in gioco la sua autorità morale e politica e i principi di solidarietà su cui è fondata”, secondo l’Osservatore romano, che apre con il titolo “Avanti divisi”. “Eppure – scrive Mario Beontti sul giornale vaticano – il Governo italiano ha salutato con favore anche questo primo e timido passo: l’Ue si impegna a triplicare i fondi per la missione Triton – arrivando però a spendere in tutto quello che la sola Italia ha speso per l’operazione Mare Nostrum – salvo poi portare i profughi nel Paese più vicino, quindi di nuovo l’Italia”.

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PONTIFICIO CONSIGLIO Il cardinale Antonio Maria Vegliò (foto, home), presidente del pontificio consiglio per la pastorale dei migranti, è più esplicito ancora: “Dobbiamo fare qualcosa, però l’atteggiamento europeo è: vi dò i soldi ma non ci disturbate”. Bombardare i barconi, afferma ancora Vegliò, “è un’idea stranissima: ma cosa bombardano? C’è il diritto internazionale! Bombardare in un Paese è un atto di guerra!”. Sottoscrivono immediatamente i francescani di Assisi. Più diplomatico il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che, in Veneto per una lectio magistralis, afferma che la strada intrapresa dall’Unione europea “è quella giusta, ma deve continuare con il coinvolgimento di tutti i paesi”, anche al di fuori dell’Unione europea, dato che il problema di fondo riguarda la pace e la guerra in terra africana.

CEI Sulla stessa linea la Cei, tramite la fondazione Migrantes. “L’Europa ha dimostrato che ci si può sedere attorno ad un tavolo per affrontare un problema che riguarda tutti però non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo”, afferma il presidente, il cardinale di Agrigento Francesco Montenegro. Quanto alla soluzione di distruggere i barconi, “se domani vado a bucare determinate barche e poi scopro che ho colpito pescatori innocenti, come farò a dire che mi scuso per aver sbagliato?”. Il direttore di Migrantes, mons. Giancarlo Perego, denuncia i “piccoli passi” fatti a Bruxelles. “Se è vero che sono state aumentate le risorse, che hanno raggiunto sostanzialmente la stessa somma che l’Italia aveva messo a disposizione da sola per Mare Nostrum e si lotta ancora contro i trafficanti con alcune azioni anche puntuali, si dimentica completamente una serie di aspetti che erano invece fondamentali e anche richiesti dall’Onu”, ossia “i canali umanitari”, “il rafforzamento di un numero sensibile più alto di accoglienza dei rifugiati nei diversi Paesi europei”, e “il soccorso in mare”.

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GESUITI Prendono posizione con nettezza anche i gesuiti. “L’Unione Europea ancora una volta non ha messo al primo posto la necessità di salvare la vita a persone in fuga da guerre e persecuzioni”, afferma il Jesuit Refugee Service. Il centro Astalli, a Roma, definisce “incredibilmente deludenti” i risultati della riunione straordinaria del Consiglio d’Europa. “L’Europa continua con ostinazione e miopia a rimanere nel Mediterraneo solo per difendere i suoi confini e non per salvare chi scappa da guerre e persecuzioni”, afferma padre Camillo Ripamonti: “Tutti gli Stati membri dovrebbero condividere lo stesso obbligo di garantire una protezione effettiva a chi fugge da guerre e persecuzioni ma questo di fatto non accade rendendo l`Europa un’unione di diseguali. Alla luce di ciò pare evidente che l`incontro, nonostante le aspettative e le intenzioni del Governo italiano, si è concluso senza alcuna volontà di cercare soluzioni durevoli per rispondere alle grandi crisi umanitarie del nostro tempo”.

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