La Commissione europea ha proposto oggi a Bruxelles di aumentare significativamente i dazi sulle importazioni nell’Ue di cereali, semi oleosi e prodotti derivati a base di cereali dalla Russia e dalla Bielorussia, tra cui grano, mais e farina di girasole. Questi dazi, sebbene sufficientemente elevati da portare in pratica alla soppressione delle importazioni di questi prodotti agricoli nell’Ue, non influenzeranno tuttavia le esportazioni russe e bielorusse verso paesi terzi, spiega una nota della Commissione.
Da questo punto di vista, si tratta di misure che hanno un effetto diverso rispetto alle sanzioni, in quanto colpiscono solo i prodotti importati nell’Ue e che sarebbero destinati a rimanere nel mercato Ue. A seconda di ciascun prodotto specifico, i dazi aumenteranno da zero a 95 € per tonnellata (in particolare per i cereali, dove solo il grano non destinato al consumo umano era già sottoposto a dazi di 25 euro a tonnellata), oppure sarà imposto a un dazio “ad valorem” del 50%. Inoltre, Russia e Bielorussia non avranno più accesso a nessuna delle quote per l’Ue previste dalla Wto sui cereali, che offrono un trattamento tariffario migliore per alcuni prodotti.
Le misure sono progettate, afferma la Commissione per raggiungere tre diversi obiettivi. Innanzitutto, prevenire la destabilizzazione del mercato Ue, un rischio che è stato denunciato durante le recenti proteste degli agricoltori. “Il ruolo della Russia come principale esportatore mondiale di cereali, unito alla sua volontà di utilizzare le esportazioni alimentari come strumento geopolitico, dimostra” che questo rischio “è elevato”, si legge nella nota dell’Esecutivo comunitario. In secondo luogo, si intende contrastare le esportazioni russe di cereali “rubati” all’Ucraina, perché prodotto nei territori ucraini occupati ed esportato illegalmente nel mercato dell’Ue, etichettandolo deliberatamente in modo erroneo come “russo”. “I dazi proposti oggi garantiranno che questo metodo di esportazione illecito non sia più redditizio”, assicura la Commissione.
In terzo luogo, si intende impedire alla Russia di utilizzare i proventi delle esportazioni verso l’Ue, sia di prodotti cerealicoli russi che di quelli ucraini di cui i russi si sono illegalmente appropriati, per finanziare la guerra di Mosca contro l’Ucraina. “Poiché la Russia ha esportato verso l’Ue questo tipo di prodotti per un valore di circa 1,3 miliardi di euro nel 2023, questi dazi taglieranno un’altra importante fonte di profitto per l’economia russa e, per estensione, per la macchina da guerra russa”, afferma la Commissione. “In termini pratici, i dazi in questo caso otterranno nel mercato interno Ue dei cereali lo stesso risultato che otterrebbero le sanzioni: vale a dire, limitare l’accesso al mercato e negare alla Russia i ricavi delle esportazioni”, si osserva nella nota. “La differenza – precisa la nota – è che, a differenza dei divieti di importazione e di altri divieti adottati nel regime di sanzioni dell’Ue, l’imposizione di dazi all’importazione non influisce in alcun modo sugli acquisti, sui trasporti o sulla fornitura di servizi ausiliari come finanziamenti, assicurazioni o trasporti”.
Ciò significa che l’aumento dei dazi continuerà a consentire: il transito senza ostacoli attraverso l’Ue, operazioni gratuite di compravendita di cereali russi, il loro stoccaggio nei depositi doganali dell’Ue, il loro trasporto su navi dell’Ue, e la fornitura di servizi assicurativi e finanziari per il loro commercio. La Commissione sottolinea che in questo modo i dazi proposti “non influenzeranno la sicurezza alimentare globale, in particolare per i paesi in via di sviluppo. Al contrario, si prevede che creeranno un incentivo per la Russia a esportare verso mercati di destinazione extra-Ue, compresi i paesi in via di sviluppo”. La proposta dovrà ora essere approvata a maggioranza qualificata dal Consiglio Ue, e qui c’è un’altra grossa differenza rispetto a delle sanzioni contro le esportazioni di prodotti russi, che avrebbero avuto bisogno invece del voto del Consiglio all’unanimità per essere adottate.