Cronaca

La Consulta promuove di nuovo la legge Severino. Strasburgo, pende caso Berlusconi

La Corte Costituzionale promuove per la seconda volta, nel giro di pochi mesi, la legge Severino. Sono stati respinti come infondati i ricorsi sulla sospensione dalla carica per gli amministratori locali condannati, per determinati reati, anche in via non definitiva. Tra i protagonisti delle azioni intentate per dare una spallata alla norma, c’era questa volta, oltre a un consigliere regionale pugliese, Fabiano Amati del Pd, anche il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, sul quale la ‘bocciatura’ della Consulta non ha però effetti. Ma la decisione potrebbe avere dei riflessi indiretti sulla questione che riguarda invece Silvio Berlusconi e il giudizio pendente alla Corte di Strasburgo, che fa leva soprattutto sulla presunta retroattività della legge. Anche con la decisione appena assunta, infatti, la Corte Costituzionale ha escluso che nell’applicazione della Severino sia stato leso il divieto di retroattività. La Corte lo aveva già detto il 20 ottobre 2015, quando aveva esaminato la questione sollevata dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, condannato in primo grado per abuso d’ufficio nel processo Why Not e poi assolto in appello: la sospensione dalla carica, quindi, praticamente non agì, ma di fronte alla Consulta de Magistris perse, perché – disse la sentenza – la sospensione non è una sanzione penale e quindi non vale il divieto di applicarla per fatti antecedenti alla legge.

Ora i giudici costituzionali ribadiscono questo principio. Per lo meno per la sospensione. Nel novembre 2013, invece, Berlusconi, in base alla legge Severino, fu dichiarato decaduto dalla carica di senatore per la condanna Mediaset. Condanna definitiva. La prospettiva quindi è diversa e spetterà a Strasburgo stabilire se la decadenza possa essere ritenuta, diversamente dalla sospensione, una sanzione di natura penale, e quindi non retroattiva, o valga lo stesso principio applicato alla sospensione. Quanto al caso De Luca, sul governatore, non ci sono conseguenze. De Luca aveva riportato nel gennaio 2015 una condanna a un anno per abuso d’ufficio per la nomina di un project manager per la realizzazione del termovalorizzatore di Salerno. Ma in appello la sentenza è stata ribaltata e De Luca assolto “perché il fatto non sussiste”. La procura ha impugnato ma il 14 settembre la Cassazione ha confermato l’assoluzione. Quindi, sebbene la Corte Costituzionale abbia dichiarato infondate la questioni poste in merito alla legge Severino, bocciando sia la tesi che ci sia stato un eccedo di delega, sia quella sulla retroattività, sia la disparità di trattamento tra parlamentari e amministratori locali, conseguenze pratiche non ce n’è. Per De Luca, tra l’altro, la sospensione non è mai concretamente scattata perché il governatore la impugnò immediatamente. “La Corte costituzionale fa giustizia di anni di bugie sulla legge Severino”, commenta l’avvocato Gianluigi Pellegrino, che per il Movimento difesa del cittadino ha sostenuto la bontà della norma. Secondo lui “De Luca avrebbe dovuto restare lontano da ogni funzione pubblica sino alla sua assoluzione”.

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