Non è positivo il giudizio della Corte dei Conti sugli acquisti di beni e servizi della Consip per conto delle pubbliche amministrazioni: gli acquisti centralizzati non hanno portato i risparmi sperati e, a volte, “l`eccessivo dimensionamento” delle gare “si è ripercosso negativamente sia sui tempi di aggiudicazione sia per l`emergere di intese anticoncorrenziali tra le imprese dominanti”. Tanto che, fa notare la Corte, per le cause più “diverse” quasi il 70% della spesa per beni e servizi dei ministeri continua ad essere effettuato, per varie cause, al di fuori degli strumenti Consip. “Nel corso del 2018 – si legge nella nota dei giudici contabili – è stato ulteriormente incentivato il ricorso agli acquisti centralizzati, mentre le politiche di “spending review” hanno sostanzialmente esteso il perimetro di obbligatorietà dell`utilizzo del Mepa a tutte le pubbliche amministrazioni. L`eccessivo dimensionamento delle gare si è ripercosso negativamente sia sui tempi di aggiudicazione sia per l`emergere di intese anticoncorrenziali tra le imprese dominanti. Si ritiene preferibile l`avvio di gare centralizzate suddivise in lotti di dimensioni quantitativamente più ridotte, al fine di fornire la possibilità di accesso alle stesse anche delle piccole e medie imprese e di valorizzare adeguatamente gli elementi concorrenziali del mercato”.
Quanto alla gestione economica, emerge un risultato d`esercizio positivo di 5.799.757 euro, con un incremento dell`11,43 per cento rispetto al precedente esercizio. Tale risultato netto vede aumentare la sua incidenza sul valore della produzione (7,79 per cento rispetto al 7,4 dell`esercizio precedente). Il costo del personale ammonta a 31.823 migliaia di euro con un incremento di 129 migliaia di euro rispetto all`esercizio 2017 (0,41 per cento). Il patrimonio netto ammonta a 35.035 migliaia di euro con un incremento rispetto al 2017 di 3.604 migliaia di euro, pari all`11,47 per cento rispetto all`esercizio precedente. Se il risparmio potenziale, “inteso come valore annuo del risparmio da prezzi unitari rispetto ai prezzi medi della pubblica amministrazione sui prezzi unitari di acquisto, relativamente a “convenzioni” e “accordi quadro”, si attesta a 3.053 milioni, si osserva che tale cifra corrisponde a quanto stimato nel caso in cui, per le categorie merceologiche presidiate, si utilizzassero a pieno (e non parzialmente, come oggi accade) le convenzioni”, scrive la Corte che aggiunge che, almeno per quanto riguarda le amministrazioni centrali, negli ultimi anni non ha rilevato a consuntivo, sui capitoli di bilancio destinati all`acquisto di beni e servizi, una riduzione di spesa pari a quella preventivata, anzi, nonostante il costante rafforzamento e l`espansione degli obblighi in capo alle pubbliche amministrazioni di adesione alle convenzioni in parola, “quasi il 70% della spesa per beni e servizi dei Ministeri continua ad essere effettuato, per varie cause, al di fuori degli strumenti Consip”.
“Con l`estensione del ruolo affidato a Consip, appare quindi opportuna una più attenta e oggettiva valutazione dei risparmi di spesa effettivamente conseguiti” – prosegue la magistratura contabile – “atteso che l`ordinamento prevede la possibilità per le amministrazioni centrali di indire autonome procedure per l`approvvigionamento di beni e servizi di proprio interesse, anche in deroga al generale obbligo di avvalersi delle convenzioni quadro di cui all`articolo 26, comma 3, della l. 23 dicembre 1999, n. 488, purché le amministrazioni possano dimostrare di aver ricercato e conseguito condizioni migliori rispetto a quelle contenute nelle convenzioni-quadro, nell`ambito dei vincoli posti dal legislatore sia ex ante (insuperabilità delle condizioni trasfuse nelle convenzioni quadro) che ex post (nullità degli atti realizzati in violazione e responsabilità amministrativa in sede di giurisdizione contabile in capo ai funzionari che abbiano agito in violazione di legge e con ingiustificato dispendio di pubbliche risorse)”. askanews