La crisi tra “patto etico” e no all’autonomia speciale

Il riscatto della Sicilia passa per “il mix di tre fattori di cui c’è stata, qui, drammatica penuria: etica, competenza e responsabilità”. Maurizio Bernava, segretario della Cisl Sicilia, ha aperto così l’intervento in occasione della presentazione del Report 2013 della fondazione Curella, illustrato oggi a Palermo. Bernava si è augurato che in Sicilia, tra governo, partiti, Anci, sindacati e imprese, si stipuli “un grande patto etico per una strategia dello sviluppo produttivo”. Il segretario ha anche puntato il dito contro un’Autonomia speciale regionale “da superare perché zavorra e alibi di una classe dirigente impegnata a spartirsi il potere mentre la Sicilia è affondata in una crisi nera”.

E di crisi racconta l’indagine della fondazione. Che mostra “un Mezzogiorno bloccato in un processo involutivo”, per dirla con il Dipartimento studi territoriali (Diste) che ha sviluppato le elaborazioni. Nel Sud, spiega il Report, lavora una persona su 4. Cosicché, secondo lo statistico economico Pietro Busetta, presidente della fondazione, “ai giovani che hanno diritto a un presente, si sta negando pure il futuro”. Ecco perché Bernava ha usato i toni forti dell’altolà: “Fermatevi”, ha ammonito all’indirizzo di governo e partiti regionali. “Si faccia un grande accordo su poche priorità, dalle infrastrutture alla ricerca, dalla legalità all’innovazione al fisco di vantaggio”. Un patto “etico, tra galantuomini – ha aggiunto – per portare assieme la Sicilia fuori dal tunnel della crisi”.

L’idea del patto etico tra istituzioni e forze sociali è stata raccolta da Davide Faraone, della segreteria nazionale Pd, che concludendo l’intervento ha sottolineato che “quella del grande patto è una questione che va posta come emergenza”. Nell’ottica, secondo lo stretto collaboratore di Matteo Renzi, di una “rivoluzione culturale e del modello economico regionale nel segno della liberalità e dell’abbandono della logica della assistenza”.

Di superamento della specialità statutaria della Regione, ha parlato pure Busetta per il quale “la specialità può andar bene in contesti avanzati, non va bene invece in contesti a economia ritardata, com’è quello siciliano”. “Con Bernava dico – ha aggiunto il professore – quest’Autonomia, a che serve ora?”. Per Busetta carta vincente per lo sviluppo è “l’attrazione di investimenti esterni all’area”. Un tema caro alla Cisl, che con Bernava ha ripetuto che più che di diversità, “la Sicilia ha bisogno di integrarsi nei processi di crescita e sviluppo, nazionali, europei, globali”. L’Isola deve fare a meno dei vincoli che producono solo ritardi e distanze dal resto del Paese e del mondo. “Deve rinunciare a uno status che è stato solo pretesto per saccheggi. E ha generato solo insopportabili privilegi”. Anche così si crea un contesto favorevole agli investimenti esterni.

Quanto al Report, segnala tra l’altro che nel Sud, Sicilia compresa, tra il 2006 e il 2013 sono spariti 600 mila posti di lavoro, 200 mila nel Paese. Ancora, che il tasso di disoccupazione giovanile nel Mezzogiorno si è attestato l’anno scorso sul 51,6%, “una percentuale – documenta l’indagine – mai toccata prima e uguale a quella greca del 2012”. Ancora, con le parole di Busetta, che oggi “la Sicilia conta un milione 350 mila occupati, dovrebbe averne ben 2,3 milioni”.

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