di Enzo Marino
Eni si mette a dieta ferrea per far fronte al mini-greggio. Nel nuovo piano strategico 2016-2019 il gruppo guidato da Claudio Descalzi (foto), che nella presentazione si è servito non solo delle consuete slide ma anche di video, ha annunciato un taglio degli investimenti del 21% a 37 miliardi, in ulteriore calo rispetto al taglio del 17% della strategy precedente e un nuovo piano di dismissioni per 7 miliardi di cui l’80% sarà realizzato nei prossimi 2 anni. Tra queste la vendita di Versalis a fine 2016, e quote nelle nuove scoperte, dunque Zhor di cui Eni ha il 100% e il Mozambico con il 50% dell’area 4. Descalzi ha però confermato il dividendo per il 2016 pari a 80 centesimi ad azione pagati tutti cash. Una cedola “sostenibile” ha spiegato l’ad e “base” per eventuali graduali aumenti, possibile grazie ai risparmi ma soprattutto alle dismissioni. Queste potrebbero anche aumentare rispetto al piano con l’aggiunta di quote della divisione Gas and Power e di quote di Saipem dopo il 12,5% venduto al Fondo strategico italiano. La Borsa ha apprezzato il piano e il titolo Eni ha chiuso a +0,88% a fronte di un indice Ftse-Mib che ha terminato le contrattazioni sulla parità.
La trasformazione di Eni, che come ha detto Descalzi “sta iniziando un nuovo ciclo”, la porta a concentrarsi sull’oil and gas, prevede anche un pesante taglio di costi: 6 miliardi tra tagli ai contratti in essere e riduzioni per 2,5 miliardi in spese amministrative e generali. L’obiettivo è creare un Eni “in grado di affrontare un periodo di prezzi bassi del petrolio continuando a creare valore”, con un greggio che oscilla tra i 36 e i 42 dollari. Del resto il break even dei nuovi progetti è stato fissato a 27 dollari al barile dai precedenti 45: dunque Eni nell’estrarre greggio non perderebbe denaro se il greggio arrivasse anche a toccare quota 27 dollari. La copertura del piano di investimenti nel 2016 è fissata con il Brent a 50 dollari rispetto ai 63 usd del piano precedente. E a 60 dollari per il 2017 compresa la copertura del dividendo. La produzione è prevista in crescita di oltre il 3% annuo per un cumulato del 13%: Eni stima nuove scoperte per 1,6 miliardi di barili al costo di 2,3 dollari al barile.
Tra le dismissioni anche Versalis “non è strategica nella compagnia che Eni vuole essere”. Descalzi ha ricordato che Versalis è migliorata ma Eni ha “perso 7 miliardi” nell’azienda della chimica per la quale è stata selezionata, non da Eni ma per aver partecipato a una due diligence, Sk Capital con cui si dovrebbe chiudere “a fine 2016”. Nessuna novità invece né sul fronte libico che “resta un paese strategico” dove Eni produce 250mila barili a giorno e ha un grande potenziale sulle riserve”, né per l’Iran dove Eni non sta discutendo di nuovi contratti in attesa che siano presentate dal governo le nuove formule contrattuali.