‘La dolce coca’ di via Veneto, 21 arresti a Roma.
In manette anche Gaia Mogherini, nipote dell’ex ministro. La purezza della droga senza precedenti
Via Veneto dalla dolce vita alla dolce coca: da almeno un paio di anni (dal 2016 al 2017), a Roma e in provincia il traffico di cocaina era gestito da una organizzazione criminale che usando come base logistica un paio di locali notturni di via Veneto, tradizionale meta di vip, come il Jackie O’ e il Notorius, era in grado di rifornire diversi quartieri della Capitale (San Giovanni, Anagnina e La Rustica fino al Casilino). Adesso questa organizzazione e’ stata smantellata dai carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria della Procura di Roma nell’ambito di una indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia. Ventuno gli arresti firmati dal gip Roberto Saulino, 17 le persone in carcere e 4 ai domiciliari. Tra i destinatari della misura meno afflittiva figura una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, parente alla lontana di Federica Mogherini, l’alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Si tratta di Gaia Mogherini, 28 anni, definita nell’ordinanza cautelare “nullafacente e pregiudicata”, accusata di acquisto, detenzione e cessione di sostanza stupefacente. Per il gip, Gaia, figlia di un fratellastro molto piu’ grande dell’ex ministro degli Esteri e gia’ sottoposta ai domiciliari due anni fa nell’ambito di un’altra operazione della Dda, “coadiuva Roberto Nicoletti (ora in carcere, ndr) ma non sembra possedere autonomia gestionale, svolgendo mansioni ‘serventi’ l’attivita’ principale organizzata dal compagno”. Una cinquantina gli episodi contestati dalla Procura che procede per i reati di associazione per delinquere finalizzata all’illecita commercializzazione di sostanza stupefacente, detenzione, spaccio, estorsione, minacce, porto clandestino e ricettazione di armi da sparo.[irp]
Gli inquirenti ritengono che la spiccata caratura criminale dei singoli indagati, emerga da una serie di elementi: anzitutto, i metodi intimidatori utilizzati per ottenere il pagamento della droga, senza esitare a minacciare di morte i debitori o i loro stessi collaboratori (“ti ammazzo come un cane”, dice al telefono il capo del sodalizio Gaetano Torrenti a uno che gli doveva 3.000 euro). C’e’ poi la purezza della cocaina spacciata (principio attivo), come accertato in seguito all’arresto di uno degli indagati, riscontrata pari al 97%. Una purezza altissima, senza precedenti sul territorio nazionale (negli ultimi anni) che denotava come lo stupefacente in questione derivasse da approvvigionamenti giunti in Italia direttamente dai luoghi esteri di lavorazione, senza aver subito “rimaneggiamenti” e “manipolazioni”; la perseveranza e la sistematicita’ nello svolgimento dell’illecita attivita’ di spaccio perdurava anche a seguito dell’arresto del capo promotore dell’associazione il quale, assieme agli altri, continuava a delinquere, indifferente alle prescrizioni della magistratura che lo aveva posto ai domiciliari. Ancora, la gestione altamente organizzata dell’attivita’ di smercio della cocaina confermata da un ulteriore arresto, quello del “ragioniere” dell’organizzazione, al quale sono stati sequestrati non solo cocaina, denaro e materiale da confezionamento, ma anche la contabilita’ relativa alle molteplici illecite transazioni concluse con gli acquirenti/consumatori. Che il gruppo smantellato dai carabinieri fosse particolarmente pericoloso e’ dimostrato anche dal fatto che uno degli indagati e’ stato arrestato in flagranza di reato mentre di notte si aggirava per le vie della Capitale portandosi appresso una pistola Beretta calibro 7,65 con matricola abrasa, caricatore inserito e cinque cartucce.[irp]