Economia

La Federal Reserve alza tassi e prevede di portarli al 2% a fine anno

La Federal Reserve ha rotto gli indugi e, in risposta alla fiammata inflazionistica, ha avviato un ciclo di energico inasprimento monetario. La Banca centrale Usa ha innanzitutto operato il primo rialzo dei tassi dal 2018, 25 punti base in più con cui la forchetta di riferimento sui fed funds è stata portata allo 0,25-0,50%. Se questa mossa era in linea con le attese, quello che invece sembra aver sorpreso in senso restrittivo gli osservatori è la portata della manovra complessiva che si profila. Inclusa quella di oggi “ci sono sette riunioni del Fomc quest’anno. E sette rialzi dei tassi”, ha sintetizzato il presidente Jay Powell, nella conferenza stampa al termine del Fomc (il direttorio che stabilisce la linea monetaria). “E se la situazione lo richiederà ci muoveremo più rapidamente”. Nello scenario di base, secondo le previsioni dello stesso Fomc i tassi ufficiali Usa arriveranno al 2% a fine anno. Non solo, la Banca centrale Usa ha preannunciato che al prossimo direttorio, che si svolgerà il 3 e 4 maggio, inizierà anche a ridurre la consistenza degli stock di treasuries e di titoli accumulati con i passati programmi di quantitative easing.

Gli annunci hanno innescato un balzo dei rendimenti sui treasuries, con il tasso decennale schizzato fino al 2,246%. In serata i rendimenti segnano in parte al 2,179%. Wall Street invece dopo alcune esitazioni ha chiuso in rally: Dow Jones segna più 1,55%, S&P 500 più 2,24% e il Nasdaq al più 3,77%. “La nostra visione è molto chiara – ha detto Powell – assistiamo ad un mercato del lavoro molto forte. L’economia di fondo è forte, i bilanci delle società sono solidi. E nel nostro scenario previsionale di base la crescita economica è forte ma l’inflazione è fuori target. E quindi ora usiamo i nostri strumenti per ripristinare la stabilità dei prezzi”. Secondo le tabelle diffuse contestualmente alle decisioni di politica monetaria, per l’effetto della guerra in Ucraina e delle sanzioni decise contro la Russia, i banchieri centrali Usa hanno marcatamente rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica di quest’anno, al più 2,8%, dal più 4% stimato a dicembre, mentre hanno confermato al 2,2% la crescita 2023 e al più 2% quella sul 2024. “Non ritengo il rischio di recessione particolarmente elevato”, ha precisato Powell.

Sull’inflazione ora al Fomc prevedono 4,3% quest’anno, 2,7% nel 2023 e 2,3% nel 2024. Lo scorso dicembre prevedevano 2,6% quest’anno, 2,3% il prossimo e 2,1% nel 2024. E poi ci sono le previsioni del Fomc sui tassi che esso stesso decide. In media sui fed funds i banchieri centrali Usa stimano che salgano all’1,9% quest’anno e al 2,8% il prossimo, laddove tre mesi fa pronosticavano rispettivamente 0,9% sul 2022 e 1,6% sul 2023. “Sentiamo l’economia molto forte e in grado di sostenere un inasprimento monetario”, ha detto Powell. In pratica, negli Usa l’era della “easy money” è finita e ogni mese il costo del danaro salirà, sperando, nelle intenzioni della Fed, che questo riporti sotto controllo l’inflazione, che a febbraio ha sfiorato l’8%.

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redazione