L’ombra della guerra nel Medio Oriente si allunga, trasformando le paure esposte dagli Stati Uniti in una cruda realtà. Israele, al centro delle operazioni, continua le incursioni nella Striscia di Gaza, mentre mira a obiettivi di Hezbollah in Libano. Nel frattempo, la Giordania intensifica i bombardamenti in Siria, mirando a stroncare la produzione di captagon, una droga che è diventata la principale risorsa economica del regime di Assad durante la guerra civile.
La tensione cresce anche nel Mar Rosso, con gli Houthi che annunciano di aver attaccato con missili balistici e droni una nave americana, accusata di “fornire supporto” ad Israele. Il portavoce dei miliziani yemeniti filo-iraniani, Yahya Saree, parla di una “risposta preliminare” a un raid Usa che ha causato la morte di dieci dei loro commilitoni. In risposta, le forze angloamericane rivendicano l’abbattimento di 18 droni e tre missili Houthi, proteggendo così le rotte marittime internazionali vitali per il 12% del commercio globale. La Giordania, coinvolta nei bombardamenti in Siria, punta il dito contro l’Iran, accusandolo di sostenere gruppi armati che gestiscono la produzione di captagon. Samih Maayteh, ex ministro vicino alla monarchia giordana, dichiara che le azioni delle milizie sono atti ostili dell’Iran nei confronti della Giordania.
Antony Blinken, segretario di Stato Usa, risponde all’escalation delle tensioni estendendo la sua missione diplomatica, aggiungendo tappe in Libano e Bahrein. Il suo incontro con Mahmoud Abbas (Abu Mazen), presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, a Ramallah, viene descritto come “teso” e segnato da discussioni. Abbas chiede a Blinken di pressare Israele per il rilascio dei fondi congelati dell’ANP, mentre Blinken ribadisce il sostegno degli Stati Uniti a misure concrete per la creazione di uno Stato Palestinese. “Tutte le tasse palestinesi riscosse da Israele devono essere sistematicamente trasferite all’Autorità Palestinese, in conformità con gli accordi passati”, ha comunque sottolineato Blinken, che ha ripetuto il sostegno di Washington a “misure concrete” per la creazione di uno Stato Palestinese, del quale, ha avvertito da parte sua Abbas, Gaza è “parte inseparabile”.
Il segretario di Stato prosegue il suo tour in Bahrein, sede della Quinta Flotta americana, per discutere con re Hamad su come prevenire un’escalation regionale. A Beirut, Blinken si incontra con il presidente del parlamento Nabih Berri e il primo ministro Najib Mikati. L’itinerario si conclude in Egitto, dopo aver attraversato Turchia, Arabia Saudita, Qatar, Giordania e Israele. Sul fronte militare, le truppe israeliane intensificano gli attacchi contro Hamas nella Striscia di Gaza. Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra israeliano, dichiara che Hamas sta perdendo il controllo in gran parte della Striscia. Israele colpisce il quartier generale di Hezbollah nel Libano meridionale, mentre le trattative per il rilascio di prigionieri israeliani detenuti da Hamas sono in corso.
Il gabinetto di guerra di Tel Aviv esamina una proposta di compromesso presentata dal Qatar, che prevede l’esilio dei leader di Hamas fuori da Gaza in cambio del rilascio graduale di tutti gli ostaggi e del completo ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia. Un nuovo ciclo di colloqui, atterrato oggi al Cairo, discuterà uno scambio di ostaggi tra Israele e Hamas. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ribadisce il suo rifiuto di ogni soluzione che preveda la separazione del destino di Gaza da quello della Cisgiordania, sottolineando la complessità della situazione. In questo quadro intricato di tensioni militari e negoziati diplomatici, il Medio Oriente rimane sospeso in uno stato di incertezza e precarietà. I dialoghi in corso e le azioni sul campo definiranno il destino di una regione già segnata da decenni di conflitti e divisioni.