Ci sono alcune azioni di una parte di magistratura che sanno sapore di accanimento. Una sensazione più che concreta chwe soprattutto negli ultimi gironi anima alcune pagine di quotidiani. E così si pone in discussione l’operato di alcuni giudici, ritenuti colpevoli di voler condannare personaggi di rilievo del mondo della politica, vittime di “malagiustizia”, che opera subdolamente.
Non si esclude che possano essere realmente vittime, in quanto, nel corso degli ultimi 30 anni, pezzi di magistratura hanno determinato, nel bene e nel male, la caduta di Prime e Seconde repubbliche con il conseguente crollo del potere di alcuni illustri personaggi dello scenario politico ed economico, annientati da verdetti inattaccabili di colpevolezza in quanto autori di misfatti, per i quali non sono riusciti a dimostrare la loro estraneità e, pertanto, la loro innocenza. I giornali ne hanno parlato diffusamente, creando un grande scalpore mediatico.
Non si può non constatare amaramente che agli stessi giornali poco importa se la “Giustizia” possa punire ingiustamente anche i poveri, i quali non hanno mezzi per difendersi. Certo non fa scalpore – i giornali tacciono nella maggior parte dei casi – sapere che un povero “cristo” è punito ingiustamente a volte anche non avendo sufficienti risorse economiche per una difesa adeguata. E in questi casi, saremmo di fronte a una Giustizia ingiusta, perché classista e non democratica. “Bisogna cambiare, bisogna rivedere la giustizia” qualcuno strilla in difesa dei potenti. Ma chi strilla in difesa dei poveri? Alcune domande sorgono spontanee: “Occorre rivedere gli strumenti legislativi a cui la magistratura fa riferimento? Occorre porre in discussione il potere assoluto insito in alcuni meccanismi di cui la magistratura si avvale?”. Un fatto che non pone interrogativi è certo: serve una vera riforma della giustizia.