La Gran Bretagna al voto: in palio l’eredità avvelenata dei Tories

La Gran Bretagna al voto: in palio l’eredità avvelenata dei Tories
Rishi Sunak e Keir Starmer
3 luglio 2024

Cronaca di una sconfitta annunciata: domani, giovedì 4 luglio, dopo 14 anni, i Tories lasceranno Downing Street nelle mani dei Laburisti e l’unica incognita, stando ai sondaggi, è l’effettiva entità numerica del crollo. Ma la decisione del premier Rishi Sunak di andare alle urne – presa per l’ottimo motivo che di qui a fine mandato per l’esecutivo non erano previste in arrivo altre buone notizie sul fronte economico (o nessun altro fronte, se è per questo) – lascia al vincitore un’eredità niente affatto facile.

Un’economia in forte difficoltà e dei servizi pubblici in costante peggioramento sono i due principali problemi che il prossimo inquilino del Number Ten si troverà di fronte, e con poche frecce al suo arco. I sondaggi dicono chiaramente che ad occupare la poltrona di Primo ministro sarà Keir Starmer: il Labour è dato attorno al 40%, il doppio dei Conservatori che oltretutto dovranno guardarsi dalla concorrenza di Reform UK, la nuova creatura di Nigel Farage, che rischia di togliere loro ulteriori consensi.

Ma in campagna elettorale Starmer ha promesso di migliorare l’economia e i servizi senza ricorrere a un aumento della pressione fiscale: un obbiettivo che per gli economisti, data la situazione attuale, appare irraggiungibile – e se non si aumenteranno le tasse occorrerà tagliare ulteriormente la spesa pubblica. Tutto questo, secondo gli analisti, ha un nome preciso: “Brexit” – lo stesso nome che i politici da parte loro si sono il più possibile ben guardati dal pronunciare in campagna elettorale. Il fatto innegabile è che i tanto decantati benefici in termini di sovranità, immigrazione ed economia non si sono materializzati, anzi: l’unica certezza è che la Gran Bretagna ha perso il suo principale mercato.

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Ma la congiura del silenzio ha unito i Tories (Sunak in primis, che quando ha dovuto parlarne ha rinnnegato la sua fede ‘Brexiteer’ della prima ora) che hanno cercato di allontanarne la paternità scaricandola su Farage e i suoi, e il Labour che non vuole rischiare di alienarsi una parte dell’elettorato delle zone industriali che si era schierato con i Conservatori a favore dell’uscita e che ora torna (o dovrebbe tornare) all’ovile laburista.

Di fatto, Starmer ha ribadito la propria contrarietà alla Brexit aggiungendo però prudentemente che cambiare idea in questo momento non è fattibile. Dopo le elezioni, sondaggi alla mano, potrebbe tornare un tema di dibattito; quanto meno, rinegoziare con l’Unione Europea un nuovo Trattato per le realzioni commerciali bilaterali che possano risollevare le sorti econoiche di Londra.

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