La Lega apre un altro fronte, termovalorizzatori in ogni regione e multe
L’obiettivo è modificare dl 2014 che “non tiene conto dell’autonomia di pianificazione regionale”
Proprio mentre il Campidoglio, pur negando di avere fatto richiesta al ministero dell’Ambiente per la designazione di un commissario per la gestione dei Rifiuti di Roma, si trova a gestire un nuova allerta perche’ i due nuovi impianti privati potranno diminuire la ricezione di immondizia fino a un massimo di 500 tonnellate al giorno, la Lega ‘riapre’ il dossier anche in Parlamento. Depositando due testi. Uno alla Camera – primo firmatario Bordonali con la sottoscrizione di quasi tutto il gruppo -, un altro a palazzo Madama firmato dal senatore Bossi. Con il primo in pratica si chiede che lo Stato imponga a ogni regione di dotarsi di impianti di termovalorizzatori e di gestire i propri rifiuti, con il secondo si aumentano le multe per chi abbandona i rifiuti in strada.
L’obiettivo dei deputati e’ quello di modificare l’articolo 35 del decreto legge del 2014 che – sostengono i promotori della Pdl – “non tiene conto dell’autonomia di pianificazione regionale in materia di gestione dei rifiuti” e ha comportato “una deresponsabilizzazione delle regioni per quanto concerne il raggiungimento di obiettivi virtuosi in materia di gestione dei rifiuti, con impatti indiretti anche sulle strategie di programmazione per l’incremento delle percentuali di raccolta differenziata a livello locale e regionale”. L’articolo 35 del dl varato nel 2014 durante il governo Renzi “non ha prodotto alcun effetto”, e’ stato dettato – si rileva – “dalla necessita’ di assicurare una gestione emergenziale in situazioni contingenti e non ha una portata lungimirante”. Serve, invece, sottolineano i leghisti un intervento strutturale, recependo le direttive europee, “tenendo conto della necessita’ degli impianti di incenerimento e di termovalorizzazione per i rifiuti urbani che in ogni caso residuano dopo la raccolta differenziata poiche’ non tutti i rifiuti urbani possono essere riciclati”.
Il governo – questo l’obiettivo della legge – deve individuare per ciascuna regione “la capacita’ complessiva di trattamento di rifiuti urbani” e obbligare le regioni a costruire impianti di termovalorizzatori, attraverso un adeguamento della pianificazione e l’avvio delle procedure per la realizzazione di “interventi strutturali”. Per le regioni che resteranno inadempienti e’ prevista dopo la diffida una procedura di commissariamento. Niente piu’ discariche, quindi. Nessuno automatismo per cui le regioni che hanno gia’ in dotazione dei termovalorizzatori devono ora accettare i rifiuti delle altre regioni. Il tentativo e’ quello dell’autosufficienza, facendo in modo – spiegano ancora dal partito di via Bellerio – che anche su questo tema ci sia autonomia, ovvero che ogni regione gestisca lo smaltimento dei propri rifiuti. Evitando di esportare l’immondizia nelle altre regioni o addirittura all’estero, con un costo esorbitante da parte dello Stato. Si punta a limitare il trasferimento dei rifiuti da una regione all’altra.
“E’ riconosciuto allo Stato – si legge nel testo – il potere di definire un programma di realizzazione degli interventi strutturali per le regioni non autosufficienti disponendo, come extrema ratio, il conferimento di rifiuti da una regione all’altra. Poiche’ tale conferimento inciderebbe sulle pianificazioni regionali, e’ previsto che lo stesso possa essere disposto solo previa intesa con la regione di destinazione, che stabilisce anche le condizioni del conferimento (tempi, modalita’ e quantita’), assicurando comunque il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla pianificazione della regione di destinazione”. “Restano ferme – si aggiunge – le disposizioni secondo le quali, nel caso in cui lo Stato disponga il conferimento di rifiuti da una regione all’altra, i gestori degli impianti sono tenuti a versare alla regione di destinazione un contributo, determinato dalla stessa regione, nella misura massima di 20 euro per ogni tonnellata di rifiuto urbano indifferenziato di provenienza extraregionale”.
La Lega a palazzo Madama punta poi ad inasprire le pene per chi abbandona i rifiuti. Elevando a 500 euro la sanzione amministrativa pecuniaria minima applicabile in caso di abbandono di rifiuti. Inoltre si “devolve ai comuni, anziche’ alle province, i proventi delle relative sanzioni, allo scopo di rendere maggiormente stringente la normativa e di salvaguardare il decoro delle nostre citta’ dal malcostume di alcuni cittadini, oltre che di tutelare l’ambiente e l’igiene pubblica”. “Purtroppo – spiegano i promotori della legge – non tutti i comuni applicano queste sanzioni e prevedono campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini per far capire loro che non possono gettare rifiuti in qualsiasi posto. Questo anche perche’ i Comuni, non essendo destinatari dei proventi delle sanzioni, non sono incentivati ad applicarle, creando cosi’ discriminazioni nel territorio nazionale”.
“Ultimamente – si legge nella premessa della proposta di legge – circolano sul web le foto di rifiuti abbandonati per strada, nei parchi, nelle aiuole. Sembra che gettare i rifiuti per strada sia diventata ormai un’alternativa della raccolta differenziata dei rifiuti urbani. Si tratta di un malcostume che non solo va contro la tutela dell’ambiente e dell’igiene pubblica, ma che lede anche vergognosamente il decoro delle nostre citta’ e dei nostri territori”. Il fenomeno – si osserva – “risulta notevolmente degenerato negli ultimi tempi, soprattutto per quanto riguarda l’abbandono di rifiuti domestici”.