Non è mai approdato in parlamento. Il Consiglio dei ministri si era riunito addirittura la scorsa domenica 18 ottobre, alle 1.05 a Palazzo Chigi per approvarlo. Annunciandolo poi in pompa magna a rete unificate. Ma, ad oggi, non solo il disegno di legge del Bilancio 2021 è ancora nei cassetti di Palazzo Chigi, ma è già divenuto carta straccia perché dovrà essere riscritto in quanto al Conte 2 i conti non tornano. Il che comporta una crescita del debito pubblico che va ulteriormente a zavorrare il futuro degli italiani. Scenario che richiede un nuovo scostamento di bilancio, con il voto a maggioranza qualificata in Parlamento, e un governo in continua prova dei numeri in Senato sempre più risicati. E così stop per il momento a taglio del cuneo fiscale, assegno unico, abbassare Irpef, proroga Cig, taglio dei contributi del 30 per cento per le imprese del Mezzogiorno e via discorrendo. Tutto da rifare.
Il problema dei problemi è dove prendere i soldi e quindi da quale capitolo toglierli. Condizione che scatenerà la consueta guerra tra i ministri e le rispettive forze politiche. Con l’aria che tira, sembrerebbe ancora una volta il Mezzogiorno a uscirne con le ossa rotte. Nel mirino c’è la messa a regime del taglio dei contributi del 30 per cento per le imprese. O anche il taglio dei contributi in tutta Italia per le assunzioni stabili dei giovani al di sotto dei 35 anni, per dirne un’altra. O ancora il cashback, il piano di incentivi per i pagamenti digitali che rischia di essere un colpo a vuoto in un momento di crollo dei consumi. Ma anche la revisione dell’Irpef, più volte annunciata dal Conte 2 e mai fatta. Se venisse approvata così come riporta la bozza di Bilancio, l’aliquota Irpef unica e personalizzata andrebbe ad avvantaggiare soprattutto i redditi medio-bassi. Ed in ogni caso, dovrebbe partire a gennaio 2022. Ma anche questo abbassamento dell’Irpef rischia ancora una volta di essere rinviato o modificato a discapito di qualcuno. Un fatto è certo, non c’è un euro. La prima operazione che il governo dovrà fare, riscrivendo la manovra, è aumentare il cosiddetto fondo Covid che servirà nel 2021 a sostenere i settori produttivi più colpiti.
Attualmente ci sono 4 miliardi di euro che non servono neanche a coprire i due decreti Ristori (5 miliardi) varati in meno di una settimana. Gli addetti ai lavori sostengono che il fondo dovrà almeno essere triplicato. Vedremo. Intanto, il non approdo della manovra in parlamento segna un ritardo record. In settimana, dovrebbe arrivare alla Camera ma è al Senato dove crescono le fibrillazioni nella maggioranza. A Palazzo Madama pesano le continue assenze di senatori per Covid. Per non parlare di un Movimento Cinque Stelle che si va sempre più assottigliando. Nelle ultime due settimane, la senatrice Marinella Pacifico e la collega Tiziana Drago hanno lasciato il Movimento. Ricordiamo che a Palazzo Madama serve la metà più uno dei componenti: 161. Sulla carta, la maggioranza conta 168 voti, ma tra assenze ordinarie, per Covid e franchi tiratori per non parlare dei senatori a vita ultimamente sempre più lontani dagli scranni (scontata l’assenza del Presidente Emerito Napolitano), c’è già chi arriva a ipotizzare un “soccorso esterno”.