L’Italia chiede alla Libia di migliorare il memorandum sul contrasto all’immigrazione clandestina, Tripoli risponde facendo sapere che ”ogni accordo si può cambiare, se c’è l’intesa di entrambe le parti, ma dobbiamo vedere cosa ci viene chiesto”. ”Dobbiamo studiare le richieste e poi decideremo”, avverte Hassan al Houni, consigliere per i media del premier libico Fayez Serraj. Nell’ultimo giorno utile per notificare un’eventuale denuncia dell’accordo firmato il 2 febbraio del 2017, che dunque viene così rinnovato tacitamente, fonti governative hanno reso noto che, sulla base dell’articolo 3 del Memorandum, è stata chiesta la convocazione della commissione congiunta Italo-libica, creata allo scopo di “individuare le priorità d’azione, identificare gli strumenti di finanziamento, l’attuazione ed il monitoraggio degli impegni assunti”. Una commissione che per tutto il 2017 si è riunita regolarmente, ricordano all’Adnkronos fonti vicine al dossier. Nella nota verbale inviata ieri dalla Farnesina al governo di Tripoli è stato poi richiamato l’articolo 7 dell’accordo, ai sensi del quale “il memorandum può essere modificato a richiesta di una delle parti, durante il periodo della sua validità”. L’obiettivo, spiegano le fonti governative, “è di migliorare il memorandum sul fronte dei diritti umani”.
In particolare, in occasione della riunione della commissione, che si spera possa avvenire al più presto e sarà presieduta da parte italiana da Di Maio e dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, verrà chiesto di permettere all’Unhcr e all’Oim “una maggiore vigilanza” sui centri per i migranti in Libia per garantire un migliore rispetto dei diritti umani”. ”Questa è l’intenzione – ribadiscono le fonti – non certo di denunciarlo né di cancellarlo, il memorandum resta valido perché ha prodotto risultati importanti, questa è la convinzione del governo”, consapevole che senza quell’intesa si aprirebbero le porte a centinaia di migliaia di migranti, come ribadito più volte dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. A Tripoli intanto una riunione è prevista oggi per valutare le richieste italiane. “Il governo potrebbe essere favorevole a modificare l’accordo – dice Ashraf Shah, ex consigliere politico dell’Alto consiglio di Stato – a migliorare la collaborazione e a lavorare sulla questione del rispetto dei diritti umani. Ma c’è una linea rossa: nessun politico libico accetterà mai la creazione di hotspot nel nostro Paese, secondo una vecchia proposta che prevede vengano finanziati dalla Ue”.
Shah difende poi l’operato della Guardia costiera libica. “Sta lavorando bene e c’è la volontà di migliorare la sua attività, ma deve essere chiaro – dice in un riferimento al caso di Bija, il comandante della Guardia costiera di Zawiya, che sarebbe coinvolto nel traffico di migranti – che gli sbagli individuali non devono essere addebitati in toto alle autorità libiche. Si tratta solo di persone che fanno credere di avere un ruolo ufficiale per poi approfittare del caos”. Il “Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere” venne firmato il 2 febbraio del 2017 dall’allora premier Paolo Gentiloni e dal presidente del Consiglio presidenziale libico Fayez Serraj. Oggi, tre mesi prima della scadenza e in assenza di diverse indicazioni, il Memorandum of understanding, si rinnova tacitamente per altri tre anni e solo le decisioni della commissione chiesta dal governo potranno apportare novita’. Intanto il mondo politico si divide sul memorandum. Nel Pd si alza la voce critica di Matteo Orfini: “Gli accordi con la Libia sono stati rinnovati. E’ una pessima giornata e di questa barbarie il mio partito e’ corresponsabile”. Ma la capogruppo dem in commissione Esteri della Camera, Lia Quartapelle frena le critiche: “Stracciare il Memorandum, come qualcuno propone, vuole dire restare a guardare da lontano le atrocita’ commesse in Libia. Per fare un piano di evacuazione straordinaria e chiudere i campi serve il Memorandum. Strappandolo ci si lava la coscienza ma la situazione resta come e'”.
E nel frattempo il Pd chiede “il ritiro o la modifica dei decreti sicurezza, cosi’ come stabilito nel programma di governo e come fatto rilevare nelle osservazioni del Presidente della Repubblica. Perche’ i decreti sicurezza e le politiche di Salvini hanno determinato solo un aumento del numero di irregolari, illegalita’ e creato un clima di odio insopportabile. I tweet, le urla, gli slogan non hanno risolto nulla. Anzi. Hanno prodotto piu’ illegalita’, insicurezza e paura”. “Vogliamo costruire una politica sull’immigrazione seria, che tenga insieme legalita’ e accoglienza. Umanita’ e politica estera” spiegano dai dem. Mentre la Lega lancia il suo allarme: “Il Pd chiede il ritiro o la modifica dei Decreti sicurezza: rivuole l’invasione, i centri al collasso e il business. Il M5s cosa ne dice?”. E Matteo Salvini attacca a testa bassa e se la prende innanzitutto con il suo successore al Viminale, il ministro Luciana Lamorgese: “C’e’ un ministro che non conosce nemmeno i dati del suo ministeri. Il ministro non me ne voglia, ma e’ stata scelta come tappabuchi perche’ sbarcano ovunque, ci sono nuovi arrivi”. Ma il leader leghista punge anche il presidente francese: “Piu’ di trenta pakistani a bordo di un camion bloccati in Francia e rispediti subito in Italia: altro che Orban, e’ l’europeista Macron a confermarsi spietato. Il tutto mentre altre 200 persone sono state recuperate in acque internazionali da un’imbarcazione italiana. L’invasione e’ ricominciata: governo complice o incapace?”.
Il Memorandum d’intesa Italia-Libia che ufficialmente disciplina “la cooperazione nel campo dello sviluppo”, “il contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani e al contrabbando” e “il rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana”, fu raggiunto nell’ambito della crisi europea dei migranti e della guerra civile libica, quando a sbarcare sulle coste italiane erano decine di migliaia di uomini, donne e bambini. Gli aiuti economici e il supporto addestrativo e di mezzi garantiti dall’Italia alla Guardia costiera di Tripoli, numeri alla mano, hanno aiutato a ridurre drasticamente gli arrivi ma la Libia non sembra essere riuscita a migliorare, come promesso, le condizioni di vita dei migranti ammassati nei Centri di accoglienza. Centri ai quali le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie hanno si’ accesso, ma solo in modo molto limitato, come largamente documentato da rapporti governativi e da reportage giornalistici: a far discutere e’ soprattutto il ruolo della Guardia costiera libica.