La lunga battaglia dell’Europa contro i sovraccosti del roaming

Un braccio di ferro cominciato nel 2004, quando le tariffe erano proibitive

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La fine dei sovraccosti del roaming nella telefonia mobile, con le tariffe nazionali del proprio paese che si applicano da oggi ovunque ci si sposti nello Spazio economico europeo (“roam like at home”), non sarà una vera e propria rivoluzione, come molti continuano a chiamarla, perché è in realtà l’ultimo atto di una battaglia lunga 13 anni. Una battaglia che aveva già costretto più volte le compagnie telefoniche ad abbassare sostanzialmente le tariffe, inizialmente proibitive, almeno per le chiamate durante gli spostamenti all’estero. Non è di poco conto, comunque, il fatto che da oggi costerà “come a casa” non solo telefonare, ma anche scaricare dati e mandare messaggi ed email dal proprio telefonino, nei 28 paesi Ue e in Islanda, Norvegia e Liechtenstein. Basti pensare che ancora nel 2007, scaricare dati in roaming costava fino a 6 euro per Megabite, e bastava dimenticarsi di disattivare l’aggiornamento automatico delle email, durante i viaggi all’estero, per ritrovarsi con centinaia di euro in più in bolletta. L’evento è stato celebrato, nei giorni scorsi, con una pletora di commenti trionfalistici delle istituzioni europee, compresa una dichiarazione congiunta, ieri, dei presidenti della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e dell’Europarlamento Antonio Tajani, e del premier maltese Joseph Muscat a nome della presidenza semestrale di turno del Consiglio Ue. “L’Unione europea – afferma la dichiarazione – sta avvicinando la gente e rendendo le loro vite più facili: la fine dei sovraccosti del roaming è una vera storia di successo dell’Europa”.

Mentre, dopo le elezioni in Olanda, Francia e Regno Unito (e anche le recenti amministrative in Italia), sembra stiano segnando il passo i movimenti populisti anti europei, i dirigenti dell’Ue hanno finalmente l’occasione di attribuire all’iniziativa dell’Unione una vittoria degli interessi dei cittadini-consumatori contro la logica del profitto e le manovre dell’industria. Anche se bisognerebbe ricordare le due commissarie europee che questa battaglia l’hanno iniziata e poi condotta con grande determinazione, rispettivamente la lussemburghese Viviane Reding e l’olandese Neelie Kroes. In effetti, nonostante la complessità della soluzione adottata, le molte eccezioni previste e prevedibili, e il rischio che le società telefoniche – dall’inizio fortemente contrarie alla pesante intrusione dell’Ue e alla sua pretesa di regolamentare i prezzi nel settore – non accettassero di partecipare al gioco, sembra che tutto stia andando nel verso giusto, al di là delle aspettative: la promessa del “roam like at home” in queste ore sta diventando realtà per milioni di persone. Secondo fonti della Commissione europea, pressoché tutti i grandi operatori del settore delle telecomunicazioni hanno accettato le nuove regole. Rispetto alle migliaia di società presenti sul mercato europeo, sono solo 36 gli operatori, quasi tutti piccoli e “virtuali” (che non possiedono, cioè, una rete e delle infrastrutture proprie) che hanno chiesto una deroga e che intendono far pagare ancora il roaming ai propri clienti. Molte delle deroghe vengono dai paesi in cui le tariffe per il roaming sono già molto basse (Estonia, Finlandia e Lituania), e per ovvi motivi.

Un operatore estone, potrebbero trovarsi a dover pagare alle sue controparti di altri paesi europei la differenza di prezzo fra le comunicazioni effettuate all’estero dai suoi clienti all’estero, alla tariffa estone, e il costo “all’ingrosso” di quelle comunicazioni. Secondo le fonti, nessuna richiesta di esenzione è venuta dagli operatori dei grandi Stati membri, Francia, Germania e Regno Unito, mentre in Italia le autorità competenti (l’Agcom) stanno esaminando le domande di due piccoli operatori virtuali. Uno dei rischi del nuovo sistema è che gli operatori meno cari decidano di aumentare le tariffe interne di telefonia mobile, in modo da adeguarsi alle tariffe più alte degli altri Stati europei e non dover così pagare, quando i propri clienti usano il cellulare in quei paesi, la differenza rispetto ai prezzi locali “all’ingrosso”. Una spinta alla convergenza verso l’alto, insomma, che finirebbe con il penalizzare proprio i consumatori, per i quali è stata combattuta e vinta la battaglia sul roaming. Ma, sottolineano le fonti comunitarie, questo non starebbe avvenendo, se non in pochi paesi in cui i prezzi erano effettivamente molto bassi: Danimarca, Lettonia, Norvegia. E vi sarebbe, semmai, secondo le fonti, una tendenza generale a ridurre le tariffe; com’è successo, ad esempio, in Grecia. Un rischio di segno opposto è quello che un certo numero di utenti facciano i furbi, facendo contratti con gli operatori dei paesi che applicano le tariffe più basse, pur vivendo per la maggior parte del tempo in altri Stati più cari.

Le nuove regole prevedono comunque una clausola di salvaguardia proprio per evitare questi comportamenti che, se si generalizzassero potrebbero infliggere gravi perdite agli operatori. In pratica, se una società telefonica si accorge che un proprio cliente usa il cellulare più all’estero che nel paese di residenza, potrà applicargli dei sovraccosti aggiuntivi, fino a un massimo di 7,7 euro per Gigabite di dati scaricati. La Commissione europea farà comunque una prima valutazione del funzionamento del sistema esattamente fra un anno e mezzo, il 15 dicembre del 2018. Da notare, infine, che con la scomparsa dei sovraccosti del roaming non si pagherà nulla per rispondere a una chiamata, con il cellulare del proprio paese, quando si viaggia in un altro Stato membro dello Spazio economico europeo. Ma restano invece fuori dalla portata delle nuove regole Ue le tariffe delle chiamate internazionali (quelle verso paesi diversi dal proprio), che siano effettuate dallo Stato di residenza o dall’estero. Quella per ridurre i prezzi delle chiamate internazionali è l’ultima battaglia che resta ancora da vincere, per chi crede che nello spazio europeo senza frontiere i cittadini debbano poter usare il proprio telefono come se fossero in un solo paese. Un primo tentativo in questo senso, in realtà, è già stato fatto nel 2013, ma è finito con una sconfitta nel 2014, quando gli Stati membri – sotto la pressione dei propri operatori nazionali – hanno respinto la proposta della Commissione. Bruxelles potrebbe riprovarci, dopo il successo della fine del roaming. Ma alla Commissione sperano che ci pensi il mercato da solo ad abbassare le tariffe, facendo giocare la concorrenza, visto che sempre di più gli utenti usano, gratuitamente, Whasapp, Skype e la messaggeria di Facebook per le proprie chiamate internazionali.