Il fatto è accaduto a Oppido Mamertina in provincia di Reggio Calabria. Il maresciallo del paese ha abbandonato la processione per filmare tutto. La Cei: “La Madonna non si inchina ai malavitosi”
Un gesto “rituale”. La statua della Madonna che “si inchina” per omaggiare l’anziano boss della ‘ndrangheta. E il maresciallo dei carabinieri che abbandona la processione. È quanto accaduto a Oppido Mamertina, provincia di Reggio Calabria, lo scorso 2 luglio. Un episodio raccontato oggi da “Il Quotidiano della Calabria” secondo cui la statua della Madonna delle Grazie sarebbe stata fatta fermare davanti l’abitazione di Peppe Mazzagatti, 82 anni, ritenuto a capo dell’omonima cosca e già condannato all’ergastolo per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso.
Non è la prima volta che un gesto del genere balza agli onori della cronaca. E anche questa volta la condanna è unanime. Anzitutto c’è la spiegazione del comandante provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, colonnello Lorenzo Falferi, che contattato dall’Adnkronos dice: “Il maresciallo dei Carabinieri di Oppido Mamertina, Andrea Marino, si è scostato rispetto alla processione per compiere gli atti di polziia giudiziaria, ovvero per poter filmare con una telecamera il gesto dell’inchino davanti all’abitazione del boss, e procedere all’identificazione sia dei portatori della statua sia di chi ha dato l’ordine di compiere questo gesto. Il comandante di stazione ha fatto il suo dovere e ha compiuto un atto di servizio. È in corso l’identificazione di tutte le persone coinvolte. Il nostro compito è informare l’autorità giudiziara, poi scatteranno le altre misure”.
La condanna della Chiesa. Sempre all’Adnkronos parla monsignor Nunzio Galatino, vescovo di Cassano allo Ionio e segretario generale della Cei: “La Madonna non si inchina ai malavitosi. Chi ha fatto fare l’inchino alla Madonna le ha fatto fare un gesto che la Madre di Dio non ha mai fatto. Si è inchinata la statua, non la Madonna. Nonostante quello che è successo resta forte l’importanza di quello che Papa Francesco ha detto proprio qui 15 giorni fa. Anzi fa emergere quanto bisogno ci sia di una traduzione in atti delle sue parole in termini di formazione, consapevozza e sensibilizzazione. La lotta a questi fenomeni si fa formando le persone”.
Proprio in Calabria, infatti, il Pontefice aveva lanciato la propria “scomunica” nei confronti dei mafiosi. E dal gesto prende le distanze anche il vescovo di Oppido Mamertina, monsignor Francesco Milito, che promette un’indagine: “Ho preso le distanze in modo immediato e quindi c’è la più grave riprovazione per quanto successo. Mi sono riproposto di approfondire la cosa, adesso sono in partenza per alcuni impegni pastorali, e quindi prendere poi provvedimenti molto energici una volta che la valutazione di tutti gli elementi sia ancora più completa”.
La condanna dello Stato. Sull’argomento interviene anche il sindaco del paese, Domenico Giannetta: “Noi siamo una giovane amministrazione che si è insediata da 40 giorni e non abbiamo nessuna riverenza verso un boss. Se i fatti e le motivazioni di quella ‘fermata’ sono quelli ricostruiti finora noi siamo i primi a condannare e a prendere le distanze. A quanto appreso finora la ritualità di girare la Madonna verso quella parte di paese risale a più di 30 anni ma questa non deve essere una giustificazione. Se la motivazione è, invece, quella emersa condanniamo fermamente”.
Ma il ministro dell’Interno Angelino Alfano è durissimo: “La lotta a tutte le mafie è anche nei comportamenti di chi si oppone ad antiche servitù e soggezioni di chi le omaggia ed è anche in chi prende le distanze da deplorevoli e ributtanti rituali cerimoniosi di chi soggiace alle loro logiche di violenza”.
Il video della processione girato dal giornalista Toni Condello e pubblicato su www.ilgiornalellapianadigioiatauro.it
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(Il Tempo)