Cronaca

La mafia scommette sul ‘gentil sesso’, moglie di un boss per dopo Riina

Un nuovo duro colpo a Cosa nostra è stato inferto dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo, che su delega della Procura distrettuale hanno arrestato 25 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione mafiosa, estorsione consumata e tentata, danneggiamento, favoreggiamento personale, ricettazione, tutti commessi con l’aggravante del metodo e finalità mafiosi. “E’ emerso una situazione difficile per l’associazione mafiosa nel territorio, perché a seguito di numerosi arresti, da ultimo quelli dell’inchiesta “Apocalisse” – ha detto il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi -, si era venuto a creare un vuoto e una carenza di risorse umane perché come uno degli indagati dice in una intercettazione “sono venute a mancare 100 persone”. Il venire meno di un numero così elevato di associati ha comportato la diminuzione delle attività dell’organizzazione criminale, che per ricostituirsi ha dovuto fare nuovi affiliati e ricorrere ad anziani esperti e già a conoscenza delle dinamiche mafiose”. Dalle indagini è emersa l’attuale riconducibilità del mandamento mafioso di Resuttana alla famiglia Madonia, nonostante il decesso dello storico capomafia, Francesco. Sono stati inoltre individuati i nuovi reggenti dei mandamenti mafiosi di San Lorenzo e di Resuttana; individuati i mandanti e gli autori di numerose estorsioni, tentate e/o consumate, nei confronti di imprenditori e commercianti. Nello specifico, nel mese di agosto del 2015, Giovanni Niosi diveniva il reggente del mandamento mafioso di Resuttana grazie all’interessamento di Mariangela Di Trapani. Un fatto non visto di buon occhio da altri affiliati a causa del patteggiamento chiesto dallo stesso Niosi durante il processo scaturito dall’operazione “Addio pizzo 5”, scelta che violava i “pilastri del galateo mafioso” a cui deve attenersi ogni uomo d’onore.[irp]

L’indagine ha offerto poi un patrimonio conoscitivo sul modus operandi degli associati mafiosi da cui emerge uno spaccato in cui Cosa nostra, per quanto depotenziata dai risultati investigativi e giudiziari, dimostra la sua capacità di avvalersi della forza di intimidazione per assoggettare i commercianti, piegandoli ad accettare l’imposizione del pizzo. Ed infatti venivano documentati 33 episodi di estorsione, quali 22 estorsioni tentate e/o consumate nei confronti di 5 attività imprenditoriali e 17 commerciali, incendi ed intimidazioni attuate attraverso le classiche metodologie mafiose: in particolare venivano registrati durante le fasi esecutive, la sera del 6 giugno 2015 a Palermo un grave atto intimidatorio ai danni di un’attività commerciale e la notte del 14 agosto 2015 un incendio ai danni di una concessionaria di autovetture a Partinico. “Non vi è stata una significativa collaborazione delle vittime – ha aggiunto Lo Voi -. Pur essendo stati denunciati episodi di danneggiamento, e tentativo di estorsione, si è registrato purtroppo come in alcuni casi, benché sapessimo che erano avvenuti atti di danneggiamento, i titolari delle imprese non hanno neanche presentato la denuncia. E’ un dato non positivo che solo in parte può essere spiegato, e non giustificato, con la storica sottoposizione di quel territorio al regime di estorsione”.[irp]

Le indagini hanno consentito anche di cristallizzare la storica riconducibilità del mandamento di Resuttana alla famiglia Madonia, evidenziando anche il ruolo ricoperto da Maria Angela Di Trapani, moglie dello storico boss di Resuttana, Salvino Madonia. Inoltre è emerso l’interesse del mandamento mafioso di Resuttana sull’ippodromo di Palermo, al cui interno veniva esercitato un controllo delle corse e delle scommesse, che consentiva, in conseguenza, all’organizzazione mafiosa di reperire liquidità economica. Il controllo dell’ippodromo avveniva attraverso un referente che si impegnava a versare, mensilmente, una somma di denaro destinata alla cassa della famiglia mafiosa di Resuttana. L’indagine ha ricevuto un grande slancio dalle intercettazioni che, come ha spiegato lo stesso Lo Voi, “l’atomizzazione” della lettura delle intercettazione comporta una ridotta capacità di comprendere il contesto investigativo. Una singola intercettazione può essere ritenuta poco rilevante, solo contestualmente se ne può cogliere il valore. Se non sono in grado di cogliere il quadro completo con un coordinamento sia interno che esterno all’indagine, è evidente che le indagini ne soffrono. Ogni intercettazione non ha vita a sè, e la sua rilevanza non può essere disgiunta dalla lettura di tutte le altre intercettazioni al fine di avere un quadro complessivo delle dinamiche di cui ci occupiamo”.[irp]

Pubblicato da
Andrea Tuttoilmondo