La maggioranza trova l’accordo sulla riforma del Mes. Ma è scontro Renzi-Conte

La maggioranza trova l’accordo sulla riforma del Mes. Ma è scontro Renzi-Conte
Matteo Renzi e Giuseppe Conte
8 dicembre 2020

Intesa raggiunta sul testo della risoluzione sulla riforma del Mes al vertice di maggioranza che si è appena concluso. L’accordo, spiegano fonti di governo, è “soddisfacente per tutti i gruppi”. Il via libera alla bozza è arrivato anche dai renziani anche se a quanto pare la firma dei capigruppo Iv in calce al testo sarà messa solo dopo aver ascoltato l’intervento del premier Giuseppe Conte in Aula. La maggioranza impegna il governo a “finalizzare l’accordo politico raggiunto all’eurogruppo e all’ordine del giorno dell’eurosummit sulla riforma del trattato del Mes”. Lo si legge nella bozza di risoluzione su cui si è raggiunto l’accordo in maggioranza in cui si legge anche che il Parlamento impegna il governo “a ribadire che questa riforma non può considerarsi conclusiva, vista la logica di pacchetto già ribadita dal Parlamento, proprio alla luce delle ultime scelte realizzate in seno alla Ue che descrivono una nuova stagione di necessarie modifiche. A sostenere la profonda modifica del patto di stabilità e crescita prima della sua reintroduzione, la realizzazione dell’Edis”.

Domani pomeriggio dunque ci sarà la resa dei conti: Palazzo Madama voterà la riforma, un passaggio decisivo per il futuro della maggioranza. Ad impensierire il Conte due è l’ala ortodossa dei Cinque Stelle mentre il centrodestra probabilmente voterà compatto contro. Intanto, il Cdm previsto nel pomeriggio è stato rinviato, probabilmente a domani sera. Possibile che, nelle ore successive alle comunicazioni in Aula del premier, si tenga anche un vertice con i capidelegazione o addirittura un vertice tra i 4 leader della maggioranza. Lo scontro tra Matteo Renzi e Conte verte su due punti: la cabina di regia e il metodo usato dal premier, che, per Iv, fa tutto da solo. Da qui alle prossime ore, almeno sullo schema di aggiornamento del piano di Ripresa e Resilienza, si attende comunque qualche progresso: Conte non vuole assolutamente andare al Consiglio Ue senza un prima via libera al piano. Per la cabina di regia, invece, lo slittamento è quasi certo. Nel frattempo la frattura interna al M5S sembra rientrata. Barbara Lezzi, in un post su Fb, annuncia di aver trovato un punto di caduta con i governisti. Non è detto che la bozza di risoluzione costruita nel pomeriggio piaccia a tutti ne Movimento.

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I “duri e puri”, come Pino Cabras, Alvise Maniero o Raphael Raduzzi, non hanno sciolto ancora il nodo. Ma un loro “no”, domani, sarà l’anticamera dell’espulsione. Sul fronte parlamentare, a bocce ferme la maggioranza al Senato ha i numeri: almeno 168 i voti, 17 sopra la soglia fatidica dei 151 grazie al quale ogni governo sta in piedi. A questi andrebbero aggiunti Mario Monti e Elena Cattaneo, e sulla carta, anche Liliana Segre e Giorgio Napolitano. Gli ultimi due, però, da tempo non vengono in Aula. La minoranza, invece, ha 149 seggi. Tra le fila dei Cinque Stelle, ad aver firmato la lettera degli ortodossi la settimana scorsa erano stati una quindicina. Al momento, in seguito al dibattito interno e la moral suasion dei vertici, pare che orientati a votare no sarebbero in tre. Oltre a loro, ci sarebbero dai due ai cinque senatori, sempre 5S, ancora in forse. Se si ipotizza l’assenza dei tre ministri-senatori Stefano Patuanelli, Nunzia Catalfo e Teresa Bellanova, presenti alla riunione durante la quale è stata riscontrata la positività di Luciana Lamorgese, i sì alla riforma, provenienti dalla maggioranza, potrebbe calare, nello scenario peggiore per loro, a 157.

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