Nel corso degli anni in cui mi sono occupata di recensioni d’arte, ho avuto modo di vedere e valutare il lavoro di moltissimi artisti di ogni livello ma davvero pochi riescono a far diventare il disegno la loro massima forma espressiva. Sonia Sapienza è uno di questi esempi in cui le linee quasi sfumate del carboncino e dei pastelli si trasformano in mezzo per descrivere le emozioni, gli stati d’animo e i frammenti di vita dei soggetti che rappresenta. Ne va da sé che il ritratto sia la manifestazione principale di questo desiderio di scavare a fondo nell’animo umano, il modo preferito per indagare dietro uno sguardo o dietro una piega del collo, di analizzare una ruga per capire cosa l’abbia provocata e quale segno più profondo, quale ferita, si nasconda dietro di essa. L’approccio con l’arte figurativa della Sapienza arriva in età già adulta, probabilmente perché in precedenza ha dovuto affrontare un proprio percorso di crescita emotiva e di scoperta di una vena artistica latente, sconosciuta, che ha avuto bisogno di tempo per emergere e affiorare alla consapevolezza. Ma dal 2009 in avanti non si è più fermata e ha sperimentato varie tecniche pittoriche come olio e acrilico, fino a giungere alla scoperta del disegno a carboncino che poi l’ha naturalmente condotta a perfezionarsi anche attraverso l’utilizzo dei pastelli e carbothelli, con cui riesce a imprimere quell’atmosfera morbida e avvolgente ai suoi ritratti. I suoi lavori sono vivi, pulsanti di sensazioni, quasi fotografici nella vivacità espressiva e interiore dei protagonisti dello sguardo sensibile di Sonia Sapienza.
È evidente un magistrale tocco figurativo che le viene dallo studio della tecnica iperrealista, addolcita però dall’atmosfera più intensa che fuoriesce dalla capacità di cogliere l’anima, quel moto interiore che spesso distrattamente dimentichiamo di osservare nel vivere quotidiano. L’artista invece lo coglie, lo interroga, lo fa suo e lo racconta, attraverso parole colorate rappresentate dai pastelli che tanto ama e che diventano mezzo per manifestare la sua empatia, la sua innata capacità di cogliere il frammento di vita che si cela dietro uno sguardo, dietro un gesto, dietro una mano che sfiora i capelli. Ecco dunque che i personaggi del quotidiano intorno alla Sonia Sapienza, vengono immortalati in fermo immagini che lei, con la delicatezza che la contraddistingue, esalta con il tocco morbido della sua avvolgente capacità di comprenderli, riuscendo a tirare fuori il meglio del riflesso di uno sguardo; e ha il rispetto di intitolare spesso i lavori con i nomi stessi dei protagonisti, quasi a volerne enfatizzare il desiderio di celebrazione che era vivo in lei nel momento in cui si apprestava a ritrarli. Così Flory
diviene il simbolo di una donna neorinascimentale in cui la regalità è data dalla posa e le insicurezze sono nascoste dietro la piega imbronciata della bocca e dalla leggera malinconia dello sguardo; poi Francesca, con una consapevolezza di sé descritta dagli occhi sorridenti, quasi divertiti, nel posare e da quella mano che solleva i lunghi capelli corvini per scoprire distrattamente gli orecchini, da sempre vanto e vanità delle donne di ogni tempo; e Renzo, con quello sguardo rassicurante, con quelle rughe che sembrano raccontare una storia vissuta, pensata, ragionata, combattuta e poi vinta, superata, fino a giungere alla serenità, alla saggezza e all’accettazione equilibrata di ciò che è. E ancora la tenerezza infinita che emerge nel disegno Coccole, dove il bimbo protagonista ha lo sguardo distratto, quasi vagante tra l’attenzione da dare a tutto ciò che accade intorno e la beatitudine donata dal chupa chups; Guardami,
meraviglioso disegno in cui la Sapienza mette volutamente in risalto uno sguardo di donna che appare disillusa, delusa ma al tempo stesso con la voglia di mostrarsi per come è, di ricominciare di nuovo a sognare nonostante le cicatrici, le rughe agli angoli di quegli occhi chiari che raccontano di cadute da cui si è rialzata più e più volte, rinascendo dalle proprie ceneri come una Fenice. La perfetta capacità descrittiva di questa artista toscana si esprime molto bene anche con l’olio su tela, su cui però curiosamente dal ritratto passa al paesaggio, forse perché in lei questa tecnica riveste un più ampio respiro, ha bisogno di spazi più ampi per manifestarsi al meglio, mentre la precisione del carboncino e dei pastelli la sente più adatta all’intimità, ai segreti dell’anima che riesce a raccontare in modo più raccolto, descrivendone atmosfere e dettagli proprio in virtù di un disegno che sente più adatto alle proprie corde. Negli ultimi anni ha vinto la sua innata timidezza e riservatezza e, dopo aver frequentato molti corsi di perfezionamento della tecnica, ha iniziato a partecipare a numerose collettive che l’hanno portata all’attenzione di pubblico e critica e permettendole di vincere molti riconoscimenti sia di livello nazionale che internazionale.
Sonia Sapienza
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