Editoriale

La mancetta di Conte non è servita. Il caos dei buoni spesa ai Comuni

La maggior parte dei buoni spesa non è stata ancora consegnata alle famiglie messe in ginocchio dal micidiale virus cinese. Da nord a sud dello Stivale, tanti sono i siti dei Comuni andati in tilt per le migliaia di domande giunte in poche ore. Per non parlare di chi non ha nemmeno Internet, scenario che mette a dura prova i sindaci dato che la fame non conosce distanziamento sociale. E così la tensione lievita dalla Lombardia alla Sicilia. A tal punto che c’è anche chi, come nel Bolognese, ha chiamato i carabinieri: “Sono senza soldi e ho fame”.

Non è certo un caso isolato. Qualche ente locale ha invece finito il plafond a disposizione per le tante richieste, e di conseguenza non potrà soddisfare tutti gli eventi diritto al ticket spesa. È il caso di Genova, per citare un esempio, dove il Comune potrà esaudire più o meno la metà dell’utenza. D’altronde, è aritmeticamente impossibile accontentare tutti i destinatari con i soli 400 milioni stanziati dal governo per ben 7904 comuni. In questo caso, diviene vitale la macchina della solidarietà. Ma ci sono pure Comuni, come quello di Roma, altro esempio, dove ancora non sono arrivate neanche le risorse governative spettanti (15 milioni), mandando in fibrillazione la sindaca Virginia Raggi, tra l’altro alle prese di uno studio per un app commissionata alla società francese Edenred proprio per distribuire i voucher spesa. Ma questa è un’altra storia.

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